Just Cause 3 – Recensione

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Open World, tamarro quanto basta e soprattutto pieno zeppo di easter egg. Just Cause 3 è approdato su console in un periodo post Fallout 4, Rise of the Tomb Raider, Halo e ovviamente Star Wars. Un periodo fortuito, ma allo stesso tempo pericoloso per un titolo che nonostante sia un AAA non gode dello stesso appeal e di una simile Fanbase, ma ciò non ha fermato Rico, che arrabbiato e pieno d’armi è pronto per prendere il possesso della sua isola.

Tutti gli amanti dei precedenti due Just Cause avranno sicuramente intuito che questo titolo gli avrebbe fatto perdere decine di ore di gioco, molte di queste solo per trovare la miriade dei vari easter egg disseminati in giro per l’enorme mappa da gioco. Però andiamo per gradi e partiamo dalla storia che ci viene narrata in Just Cause 3 per soffermarci successivamente su tutti gli altri aspetti.

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Viva la rivoluzione!

Il tema della dittatura e della rivoluzione sono una costante che torna ogni tot numero di mesi nel mondo videoludico perché la sua attualità non muore e non morirà mai. Cosi Just Cause 3 inizia con Rico, il temerario protagonista, che fa il suo ritorno nella sua terra natale, l’isola Medici. Questa è però molto cambiata rispetto a come se la ricordava in quanto ora è dominata da un dittatore dalle sembianze di Stalin e Fidel Castro, Sebastiano Di Ravello. Messa in un pugno di ferro, l’isola non è più quella terra libera che ricordava Rico e quindi inizia una dura lotta che porterà il protagonista a esplorare e liberare ogni cittadina dell’isola e a combattere ovunque, anche cavalcando un missile. I personaggi si intersecano tra di loro senza grosse sorprese per il giocatore, che non troverà grandi caratterizzazioni e non entrerà in empatia con uno di essi. Sarà piuttosto come guardare un film da lontano, da spettatori passivi. Possiamo però dire che alla fine [pullquote]la profondità della trama sarà probabilmente l’ultimo dei vostri pensieri[/pullquote], visto che a catturare sarà l’immensa landa da esplorare e da conquistare. Il rischio sarà infatti quello di poter abbandonare la storia principale per dedicarsi al cazzeggio puro, ma questo è il problema di moltissimi altri open world. La storia non dura moltissimo e si potrà terminare in 9 ore circa di gioco, ma grazie al contorno questo piatto diventa succoso e saporito più che mai.

 

Hasta la vista, baby!

Il ritorno di Rico e di Just Cause altro non poteva essere che il ritorno di un mondo gigantesco in cui fare casino e divertirsi. L’isola Medici si dimostrerà fin da subito travolgente e pronta per accogliere ogni viaggiatore, con o senza preparazione. Le possibilità che avremo negli approcci bellici saranno davvero tanti e vanno dall’attacco aereo a distanza elevata al bombardamento aereo e andando a finire sull’attacco diretto a piedi o a bordo di un veicolo terrestre o marino. Toccherà al giocatore decidere cosa scegliere e come approcciarsi alla guerra per la conquista delle città e dei punti nevralgici delle zone.

La mappa è infatti suddivisa in tantissime piccole zone, che a loro volta sono suddivise in delle cittadine, punti militari ed energetici e per conquistare una zona dovremo liberare tutti i punti in questa. Non sarà sempre una passeggiata farlo in quanto in alcuni punti le forze nemiche saranno davvero ingenti, ma allo stesso tempo non sarà nemmeno impossibile dopo aver elaborato velocemente un piano d’attacco. La quantità di veicoli e velivoli sarà sicuramente impressionante e farà felici i vecchi amanti di Just Cause, che soprattutto sugli aerei troveranno delle macchine macina nemici oltre ogni limite. Anche le macchine non mancheranno di grandissima varietà e potremo trovare una grande moltitudine di modelli per ogni gusto.

Uno dei punti sui quali vogliamo soffermarci brevemente è lo stile architettonico degli edifici che troveremo nel gioco. [pullquote]Fin dalle primissime battute tutti coloro che abitano in Italia riconosceranno sicuramente quei classici edifici tipici del panorama sud della penisola.[/pullquote] Le vie, le finestre e addirittura i negozi sembrano usciti da una qualche cittadina marittima, mentre le persone sembrano tipiche di questo posto. Anche le fermate degli autobus sono spiccatamente uguali a quelle italiane e possiamo dire che ci ha fatto piacere, ma probabilmente la stessa architettura la troveremo anche in Spagna. Ci sono anche delle zone che potrebbero però ricordare i campi toscani, con dei fiori, il verde e il grano. Un vero piacere per gli occhi. Inoltre si tratta di un titolo che elimina un grosso difetto presente in tutti i giochi open world, le foreste. Perché purtroppo non esiste un titolo con delle foreste realmente fitte, ma spesso si tratta di un albero messo a distanza di dieci, venti metri dall’altro. Cosi non è questo di gioco, che presenta delle zone boscose davvero fitte, tanto da sembrare realistiche.

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Mira Rico, mira!

Just Cause 3 è un titolo particolare, che ha un mondo con delle infinite possibilità di approccio, ma c’è un gran difetto in tutto ciò o per meglio dire, tanti difetti. Possiamo iniziare dicendo che il sistema di guida dei veicoli terrestri ha più di una pecca, che si concentra maggiormente in un sistema di telecamere che possiamo definire pessimo, ma sarebbe un eufemismo. Probabilmente però questo problema verrà risolto con qualche futuro DLC, ma non lo sappiamo per certo.

Il secondo punto che rovina tutta la struttura del titolo è il sistema di mira, che non permette di mirare in modo preciso avvicinando il fucile. Ciò che ne esce fuori è un modo di fare fuoco in cui non si ha alcuna certezza della riuscita dell’efficienza dello sparo. Purtroppo questo problema poteva essere risolto, ma stranamente è stato lasciato cosi com’è.Tutto questo, sommato ai piccoli difetti casuali rendono il gioco talvolta frustrante ed è possibile morire non perché non si è bravi, ma semplicemente per i controlli poco stabili.

La veste grafica e sonora

Ormai ogni gioco ha quelle importantissime componenti chiamante: grafica e sonoro. Sono due punti che talvolta cerchiamo di mascherare e di dire che non contano niente, soprattutto il lato grafico. Purtroppo però non è sempre possibile, ogni tanto sì, ma non sempre. Il precedente capitolo ha avuto una certa fama nell’essere un titolo con un campo visivo incredibilmente vasto e il terzo capitolo non solo non delude sotto questo aspetto. Avalanche Engine ha permesso agli sviluppatori di creare un enorme mondo con una profondità talmente enorme da riuscire a soppiantare la propria concorrenza. Guardare da una parte all’altra della mappa è sicuramente un emozione da non poco. Questo non significa però che il terreno sia fatto in maniera approssimativa, anzi. La sorpresa di trovarci in un modo dettagliato al minimo particolare è sorprendente. I campi pieni di girasoli sembrano usciti direttamente da un quadro di Van Gogh ed è semplicemente incredibile il lavoro compiuto. Purtroppo in questo bel quadro ci sono alcuni punti che stonano parecchio. I personaggi durante i filmati sono fatti in maniera abbastanza approssimativa e trasmettono ben poche emozioni.

Altro gran problema, forse un vero neo, sono i caricamenti abnormi, che ci obbligano a fermarci anche per qualche minuto pur di aspettare di ricominciare il gioco e la cosa più brutta è che finiremo per avere paura di morire non per il salvataggio o qualcos’altro, ma per la semplice paura di trovarsi davanti a quella schermata di caricamento. Tra l’altro la stessa schermata, ma più breve, si presenta ogni volta che passiamo da gameplay al filmato. Altro grande difetto è il vistoso calo di frame rate, che in alcuni punti finisce per scendere a qualcosa come 15 fps, rendendo il gioco davvero complesso.

Just Cause 3 non brilla parecchio nel reparto sonoro, in quanto senza infamia né lode riesce a trasmetterci delle emozioni, ma non sempre in forma giusta e si trascina senza problemi verso il finale. Lo stesso non possiamo dire della colonna sonora, che anche durante i momenti di noia saprà catturare ogni giocatore grazie a delle melodie dolci e delicate, che muteranno durante le scene più concitate.

Commento:

Just Cause 3 ha le giuste capacità di conquistare i giocatori, ma gioca male le carte che possiede e si perde nel frame rate fin troppo ballerino e nelle sparatorie, che non ci permettono di mirare in modo preciso. Si tratta di un titolo dotato di una vastità enorme, che potrebbe addirittura spaventare un amante dei giochi lineari. Il gioco offre però un ottimo motore grafico e fisico e finirà per sorprendere  anche il più scettico dei giocatori.

 

Sull'autore

Rostislav Kovalskiy

Un non troppo giovane appassionato di tutto quel che ruota attorno alla cultura POP. Vivo con la passione nel sangue e come direbbe Hideo Kojima "Il 70% del mio corpo è fatto di film".