20XX – Recensione

La recensione di 20XX
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Il genere platform, devo ammetterlo, non è mai stato uno di quelli in cui eccello. Tuttavia, i giochi che fanno parte di questa grande famiglia hanno sempre avuto una sorta di fascinazione nei miei confronti. Tra questi, uno di quelli che da sempre ho trovato interessante, nonché uno dei giochi che mi ha fatto capire quanto poco sia bravo nei platform è Mega Man. Sviluppato da Batterystaple Games20XX è un titolo che trae ispirazione a piene mani dai giochi del robottino blu, nella fattispecie da Mega Man X, che si propone di far rivivere le emozioni di quel capitolo di cui sopra, aggiungendo però l’incognita della proceduralità. Come lo avrà fatto?

Niente chiacchiere, solo mazzate

Il gioco ha un incipit che più classico non si può: la terra è sul baratro, le città sono distrutte e rase al suolo da dei minacciosi e cattivissimi robot. Ci sono, però, due scienziati che cercheranno (o forse no?) di salvare la situazione facendo ricorso all’aiuto di due eroi meccanici. Gli eroi sono, ovviamente, i protagonisti che ci ritroveremo a gestire durante il gioco, Nina ed Ace. La donna, blaster specialista, sarà equipaggiata di un funzionale cannone al plasma con cui seccare tutti quelli che le si parano davanti. Il partner Ace, invece, fa del melee il suo campo d’azione grazie alla sua fidata spada. Da soli o insieme i due salvatori, dunque, dovranno farsi strada a suon di boss da mandare giù. La storia del gioco è “narrata” attraverso i dialoghi tra i due scienziati che si vedono ogni volta che terminiamo un livello. Non manca poi anche una vera e propria “lore” che possiamo scoprire: per esempio, leggendo le descrizioni dei nemici che abbattiamo di volta in volta. Tutto questo, però, non sarà che un bel vestitino fine a sé stesso usato per addobbare l’immergersi nel gameplay che è, senza alcun ombra di dubbio, il punto cardine su cui si fonda l’esperienza di 20XX.

Ace che salta su delle pedane esplosive in quello che è un esempio degli stage procedurali.

Prima spara poi chiedi

Se siete degli habitué di titoli in stile Mega Man e soprattutto del già citato X, 20XX vi risulterà molto familiare. Nel gioco, infatti, ci sono tutte le feature che hanno reso famoso i sequel di Mega Man, come per esempio lo scatto e la possibilità di attaccarsi al muro e scalarlo. Come detto prima, un po’ come succedeva con X e Zero, ci troveremo di fronte due protagonisti dei quali Nina combatterà col cannone al plasma ed Ace con la sua spada di energia. Come da tradizione, inoltre, sconfiggere un boss significa impadronirsi delle sue armi per poterle poi usare per facilitarsi (non sempre) le cose. Infine, per non farsi mancare nulla, ci sono anche gli upgrade alle varie parti dei guerrieri meccanici. Come per esempio gli stivali che gli permetteranno di volare per un breve periodo, il casco che conferisce un bonus quando si raccolgono PV oppure la corazza che attiverà uno scudo durante gli scatti.

La cosa che, però, distingue e caratterizza questo gioco sono gli stage in cui giocheremo. Questi, infatti, saranno generati proceduralmente. Non ci troveremo mai di fronte allo stesso stage due volte, anche se a volte ci sono delle sezioni che si ripetono. Tuttavia, anche se simili le sezioni differiscono per la presenza di ostacoli o nemici diversi. Ma questo non sempre andrà a favore del gioco. Mi è capitato, per esempio, che venissero create delle sezioni fin troppo difficili in cui un minimo errore significava ricominciare tutto da capo. Ma per lo meno non succede tanto spesso da ritenerlo un vero problema. I boss, invece, sono croce e delizia di questo titolo. Ne sono una decina in tutto e si dividono in boss divertenti da affrontare e… spine nel fianco, molto frustranti. Tendendo, però, su quest’ultima. Inoltre, non molto raramente, vi troverete ad attaccare il boss fregandovene dei danni che subite sicuri di farlo fuori prima che lui lo faccia con voi.

Nina affronta il volto abbietto, uno dei boss presenti nel titolo.

8-bit di magia

Anche dal punto di vista artistico, il gioco si rifà molto ai titoli di casa Capcom, a partire dal design dei personaggi. Questi, infatti, si rifanno molto ciò che abbiamo già visto nei vari Mega Man. Nina è un chiaro riferimento al protagonista della serie. Le mescolanze di colori blu e ciano sono diventati, ormai, un tratto inconfondibile di Mega Man. Se, poi, associamo il braccio-cannone e il casco (anche se di meno) allora il richiamo è certo. Ace, invece, anche se non in modo cristallino come con Nina, è un probabile riferimento a Zero. Colori rossi, aria da figo e spada di energia sono gli elementi che accomunano i due robot. Se dal punto di vista del gameplay i boss offrono alti e bassi, come design – a parte una o due mosche bianche – sono tutti molto ispirati e belli da vedere. Così come le 4 macro ambientazioni in cui si creano proceduralmente gli stage.

Le musiche, infine, mi sembra quasi inutile dirlo, trasmettono tutta quella magia degli 8-bit che rendono indimenticabili le colonne sonore dei giochi della vecchia guardia. E 20XX, fortunatamente, non è da meno, neanche un po’. A parte qualche raro errore nel calcolo della complessità e qualche ripetizione qua e là, la proceduralità funziona molto bene, creando stage sempre diversi, in grado di offrire sfide sempre diverse e di stimolare la fantasia del giocatore.

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