Assassin’s Creed: Valhalla – Recensione nel lontano nord

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Il nord Europa ha da sempre suscitato in me una certa attenzione e un certo hype. Sarà che sono russo, nato in un luogo che prima era finlandese, sarà che nelle mie vene quindi scorre il sangue del nord. Il fiero nord che ha vissuto per la sopravvivenza e per la conquista. Fatto sta che le opere che narrano le vicende storiche e prostoriche riguardanti il nord, mi intrigano sempre. Storie di uomini e donne che vivono una vita fatta di lotte, di personaggi che veneravano delle divinità ormai scomparse e di territori inospitali. Titoli che in parte mi fanno sentire in contatto con quel mondo, anche se poi cerco sempre di scoprirlo viaggiando e camminando. 

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Inutile quindi dire che l’annuncio di Assassin’s Creed: Valhalla non mi ha lasciato indifferente. Al contrario, generò un hype che non avevo da molti capitoli a questa parte. Vivere una storia vichinga era un mio desiderio da molto tempo e tralasciando alcuni titoli un po’ troppo action e fantasiosi, non abbiamo niente riguardo questi grandi guerrieri che esplorarono il mondo prima dei sud europei e che hanno contaminato il mondo intero. I geni dei nord scorrono anche nelle popolazioni del sud e dell’Asia, dimostrando che con le loro barche erano arrivati ovunque, letteralmente.

Odino è con noi!

Assassin’s Creed: Valhalla devo dire, non mi ha deluso, regalandomi una storia forse semplice, ma coerente e soprattutto solida e un protagonista (o una protagonista) capace di catturare il giocatore. Con una mappa coesa e fitta, il gioco si presenta solidamente compatto sotto quasi ogni punto di vista.

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Benevolenza degli dei

La storia di Assassin’s Creed: Valhalla è ovviamente ambientata nel lontano nord. La penisola scandinava è un luogo magico, misterioso, desolante, ma ricco e rigoglioso allo stesso tempo. Il protagonista (o la protagonista) di nome Eivor si ritrova con la famiglia uccisa per conto di Kjotve, un cruento Jarl pronto a tutto per la sua sete di potere e vendetta. Quella morte dei genitori davanti ai propri oggi cambierà profondamente la psiche del personaggio principale, che si ritroverà a coltivare l’idea di vendetta come un modo per purificare se stesso e anche il nome della sua famiglia.

Ci spostiamo in futuro, con Eivor cresciuto. D’ora in poi parlerò di Eivor unicamente al maschile in quanto è il sesso che ho scelto durante la partita. Cresciuto con Sigurd, figlio di Styrbjorn, il giovane uomo si è fatto un nome come condottiero e guerriero, ma tutto ciò unicamente per arrivare a Kjotve, che nel frattempo ha esteso il suo potere in modo considerevole. Mentre Sigurd è in viaggio attraverso mezzo mondo, Eivor decide di assaltare il suo rivale, ma viene catturato e quasi venduto come schiavo. Ovviamente dopo la sua liberazione, finirà per compiere la sua vendetta anche grazie all’appoggio di Harald, che nella storia conosciamo come Harald Bellachioma, il primo re norvegese.

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Sigurd al suo ritorno porterà con se la sua solita spavalderia, consolidando la fraterna amicizia che lo lega al protagonista. Tornando, porta con se due membri dell’ordine dell’Occulto, che noi ricorderemo bene per i vestiti e la lama celata. Parliamo prevalentemente dei membri provenienti dal Medio Oriente. La sete di potere dei due fratelli-amici porterà entrambi a invadere l’Inghilterra, dove troveremo i figli di Ragnar.

Per non fare spoiler mi fermo qui con la narrazione. Parlando invece della scrittura, bisogna dire che si tratta di una storia che convince fin dalle primissime battute. I personaggi si muovono in un mondo realistico e rappresentano la storia norvegese e in parte inglese. Gli appassionati della serie Vikings troveranno sicuramente delle piacevoli sorprese, nonostante alcune cose appaiono diverse. Questo perché in fin dei conti abbiamo dalla nostra parte una storia trasposta meglio di quanto fatto da History Channel.

Per i vichinghi la religione era importantissima e cosi la vediamo anche all’interno del gioco. Non si tratta di una mera preghiera, ma qualcosa di più profondo, fatto di visioni, chiacchiere e aiuti. Odino si mostra ad alcuni guerrieri che aspirano al Valhalla e cosi anche a Eivor. La cura per i dettagli è incredibile da ogni punto di vista e sorprende anche me, che amo la cultura del nord.

Ovviamente dall’altra parte dell’Animus ci troveremo nel mondo odierno con il proseguo delle avventure dei personaggi importanti, ma abbastanza noiosi. Va infatti detto che nonostante il grande interesse, si tratta di parti del gioco che finiscono per stonare con il passato, ma era sempre cosi.

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Brama di sangue

La strada intrapresa da Assassin’s Creed dopo Origins è quella del ruolismo misto all’action. Una scelta che non era piaciuta ad alcuni fan della serie, ma che personalmente ho sempre trovato giusta e necessaria. Avere un mondo immenso da esplorare senza un motivo preciso non è qualcosa che mi soddisfa e quindi la creazione di un sistema ruolistico era la cosa più ovvia da fare.

Assassin’s Creed Valhalla non fa eccezione e si presenta con un sistema simile a quello già visto in precedenza, ma ulteriormente migliorato. Eivor salirà di livello man mano che andremo a completare i vari incarichi, scoprendo luoghi o trovando i manufatti. Tantissimi modi per salire di livello senza annoiarsi troppo e in effetti si va sempre verso le vette del livellaggio semplicemente giocando la propria storia senza delle grosse esplorazioni.

Ogni livello ci darà modo di migliorare delle abilità innate come la potenza, la furtività, l’abilità con l’arco e cosi via. Successivamente potremo anche migliorare le abilità da combattimento ravvicinato o da lontano grazie al ritrovamento di alcuni manufatti. Queste abilità sono attivabili tramite la combinazione di alcuni tasti del pad. Tanti alberi di abilità potranno farvi perdere moltissimo tempo.

Eivor potrà poi essere modificato come in un qualsiasi GDR con le armi oppure con le armature. Il gioco contiene tante armi da utilizzare e tante abilità per queste. Ogni arma ha dei parametri differenti e permette un approccio distinguibile. Quindi se vi trovate bene al mordi e fuggi e agli attacchi veloci, andrete di una o due asce piccole, altrimenti sceglierete delle armi più pesanti, forti, ma anche lente. Ogni oggetto potrà poi essere modificato in due modi. Da una parte ci sarà il fabbro che potenzierà in modo visibile la vostra arma, scudo o vestito. Dall’altra parte avremo delle rune che daranno dei perk passivi da usare in guerra.

La guerra di Valhalla è caotica, veloce e potente. Questi tre elementi danno al giocatore l’impeto di correre contro l’orda dei nemici a mo’ di berserkir e di tagliare a fette chiunque si pari davanti. Una scelta che porterà quasi sempre alla morte certa, ma sarà una morte gloriosa, degna di un vichingo. Ciò che funziona davvero male è il targeting sul nemico. Premendo lo stick destro ci focalizzeremo su un bersaglio preciso, ma basterà spostare leggermente la camera per cambiarlo. Questa scelta folle sarà una vera e propria maledizione quando ci troveremo in un campo pieno di nemici, ma dovremo combattere contro qualcuno di preciso. Probabilmente, però, il problema verrà aggiustato con la patch del D1.

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All’interno del mondo di gioco le cose da fare sono tantissime e l’esplorazione sarà vostra amica per un periodo di tempo gigantesco. Tra le fredde terre del nord ci sono tanti villaggi, casette e avamposti da conquistare. Delle volte troveremo alcuni personaggi imponenti che ci chiederanno il loro aiuto, che potremo dare oppure rifiutare. Anche qui, le sezioni ruolistiche riprendono quanto visto in Odyssey, ma ampliano e migliorano i dialoghi e le risposte che potremo dare. Tutto ha un motivo preciso per trovarsi in determinati punti e tranne alcuni piccoli scivoloni, le scelte narrative aprono delle strade alla diversità.

Ancora una volta la navigazione gioca un ruolo importante nel gioco, ma meno del precedente capitolo. In fondo, l’Odissea è quella marittima e l’immensa quantità di acque navigabili avevano una loro logica. Vero è che i vichinghi erano navigatori esperti e raggiunsero tutto il mondo sulle proprie barche, ma non possedevano la stessa potenza di fuoco delle fregate del sud Europa. Nel gioco, l’acqua è presente, ma non in maniera eccessiva e in Inghilterra dovremo spostarci quasi sempre nei fiumi, come facevano i norreni nella vita reale. La nave ha ancora un suo fascino innegabile, soprattutto di questa fattura.

Nel gioco sono inoltre presenti diversi minigiochi come la gara di bevute. Oltre a questa simpatica trovate potrete sfidarvi a colpi di rime per diventare bravi in eloquenza oppure con un gioco di dadi.

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La barba folta

Siamo ormai sull’orlo della fine dell’epoca PS4-Xbox One e i titoli più possenti e prestanti sono tutti usciti sul mercato. Aspettarci una rivoluzione sarebbe stato sbagliato e forse un po’ naif. Nonostante questo, Assassin’s Creed: Valhalla si presenta con una veste grafica pulita, gradevole e molto dettagliata. Il livello di dettagli sorprende in modo concreto. I personaggi sono ben definiti e il loro vestiario è realizzato in modo certosino. Una grande attenzione viene posta poi sulle acconciature dei personaggi. Queste sono ovviamente ispirate alla serie tv, in quanto in un vero combattimento sarebbero scomode, ma bellissime da vedere. Potremo poi scegliere noi le acconciature e i tatuaggi da mettere addosso a Eivor per renderlo ancora più bellicoso.

Il mondo di gioco è affascinante e variegato, ma a conquistare è la Norvegia con le sue montagne, la sua desolazione e la neve fitta. Elementi che catturano e affascinano senza alcun’ombra di dubbio, chiunque. La resa generale del mondo di gioco è però un po’ povera, come se non si trattasse della ricostruzione di un vero mondo. Le foreste sono fatte da pochi alberi messi uno a grande distanza dall’altro ed è un peccato. Perfino in Far Cry 5 ci sono de luoghi in cui la vegetazione la fa letteralmente da padrona, mentre qui no. C’è però un fascino in ogni frammento del gioco e del mondo. Questo è innegabile. I nemici randomici sono però stati realizzati con una cura minore del solito, ma difficilmente ci soffermerete a guardarli, visto che il compito sarà quello di ucciderli.

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Buoni gli effetti di luce, ma ovviamente bisognerà vedere il gioco in azione sulla next-gen per capirne meglio la qualità effettiva.

L’audio ha dalla sua parte dei grossi pregi e dei grossi difetti, parecchio fastidiosi.

La colonna sonora di Jesper Kyd mi ha colpito in modo molto più marcato di quella di Odyssey. I canti norreni in Assassin’s Creed: Valhalla scaldano il cuore e le sonorità del nord rallegrano l’anima del giocatore. La colonna sonora è infatti funzionale in ogni istante del gioco. Le musiche rappresentano un buon compromesso tra l’antichità e il neo paganesimo che possiamo riscoprire in diversi artisti moderni. Mi sarebbe piaciuto vedere artisti come Danheim, Warduna, Forndom e Gaeldyr partecipare alla creazione delle musiche, ma anche Einar Selvik ha dato l’animo del nord a un titolo dedicato a tutti.

Là dove le musiche creano una giusta atmosfera, capitano i dialoghi interrotti. Il doppiaggio dei personaggi è di buona fattura ed è completamente in italiano. Le altre lingue vanno scaricate dallo store. Il problema è che spesso i dialoghi si interrompono a metà frase, ma intanto il personaggio continua a parlare. Successivamente arrivano due voci sovrapposte. La frase  di prima e quella di risposta. Ciò infastidisce non poco e rompe il ritmo narrativo. Probabilmente, però, si tratta di un errore dovuto alla mancanza della patch del D1. Qualora dovesse essere cosi, la recensione verrà aggiornata con una nuova c

Sull'autore

Rostislav Kovalskiy

Un non troppo giovane appassionato di tutto quel che ruota attorno alla cultura POP. Vivo con la passione nel sangue e come direbbe Hideo Kojima "Il 70% del mio corpo è fatto di film".