Bridge Constructor: The Walking Dead – Recensione

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La serie videoludica di Bridge Constructor è passata attraverso tantissime fasi ed è disponibile su praticamente ogni piattaforma di gioco. Chi segue queste pagine, conosce anche il mio amore per questo mondo di costruzioni e di ponti. Da un po’ di tempo la serie ha preso un nuovo filone basato sulle opere più famose, come Portal. Stavolta invece la serie si è spostata sul capolavoro di Kirkman, The Walking Dead, creando forse il capitolo più sfortunato sotto molti punti di vista.

Stavolta abbiamo una narrazione, questo va detto. Simile a quanto visto in Portal, ma portato a dei livelli ancora più alti, o bassi. Il protagonista è Eugene, che ricorderete sicuramente per il suo ruolo de eterno bambino all’interno della serie televisiva. Grazie a un lungo tutorial verremo a conoscenza di tutte le mosse da poter eseguire durante la nostra storia. Bisogna dire subito che al posto dei filmati avrei preferito dei disegni leggermente animati, perché purtroppo l’effetto finale che esce fuori dal gioco non è un granché.

In Bridge Constructor: The Walking Dead dovremo fare una cosa in particolare, ossia, costruire i ponti. In questo caso, però, le dinamiche saranno inutilmente più complesse. Spesso non servirà costruire un ponte, ma un modo per uccidere i morti viventi e trovare una via di fuga. Questo ovviamente crea delle meccaniche differenti che probabilmente non erano ancora strutturate alla meglio. Dico questo perché spesso e volentieri bisognerà andare realmente a tentativi per riuscire a terminare un livello. La frustrazione sarà dietro la porta e sparirà la magia della costruzione con una logica realistica.

L’altra novità di questo capitolo è che potremo avere più azioni per livello. Potremo quindi guidare i personaggi ad attivare gli interruttori, fuggire e cosi via. Una mossa decisamente interessante, ma non strutturata sempre al meglio e spesso sarà la fortuna data dalla velocità di caduta di un masso a determinare realmente la nostra vittoria.

Al livello grafico ci troviamo davanti all’ennesimo titolo della medesima saga. Non ci sono dei punti veramente brillanti, ma nemmeno quelli parecchio brutti da vedere. Un More of the same piacevole per chi ama la costruzione dei ponti e vuole un passatempo, ma non aspettatevi l’ingegneria classica.

Sull'autore

Rostislav Kovalskiy

Un non troppo giovane appassionato di tutto quel che ruota attorno alla cultura POP. Vivo con la passione nel sangue e come direbbe Hideo Kojima "Il 70% del mio corpo è fatto di film".