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Ogni autore si ispira a qualcosa per la propria creazione. Talvolta questo processo avviene al livello inconscio, altre volte invece in modo consapevole, ma è pur sempre presente in ogni opera vista o letta. Bisogna dire che il fumetto Il Gioco Maledetto è stata una scoperta strana. Non posso dire che sia totalmente spiacevole, ma sicuramente non ha raggiunto le mie aspettative. Forse sono i troppi rimandi a qualcosa di diverso o forse semplicemente una storia che non sono riuscito a digerire appieno, ma si tratta comunque di un buon fumetto dedicato ai più giovani e ringrazio la casa editrice Il Castoro per avermelo fatto leggere.
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La storia vede protagonisti Ethan, Alma, Cupcake e Albe. Un gruppo di giovanissimi che vivono la loro vita in modo normale, senza eccellere in niente di particolare, ma condividendo un forte legame gli uni con gli altri. Le vacanze estive sono un periodo di svago, certo, ma possono rivelarsi anche una gran noia se non si sa cosa fare e dove andare.
Durante la ricerca di un particolare videogioco il gruppo s’imbatte in un negozio veramente strano. Una tipica catapecchia con un anziano seduto a fissare un punto della stanza. Alla Piccoli Brividi insomma. Ovviamente non potendo comprare niente, Cupcacke ruba un gioco da tavolo e questo sarà la maledizione del gruppo. Dopo una sola giocata, accadrà qualcosa che metterà il gruppo nei grossi guai.
Brian Freschi ha scritto senza dubbio una storia che si lascia leggere facilmente, senza alcun punto fermo. Eppure all’interno si sente quel troppo, che alla fine stanca il lettore. Immaginate una piccola stanza accogliente che viene riempita di oggetti fino all’orlo. Questi potrebbero essere i più belli del mondo, ma la stanza diventerà comunque angusta e claustrofobica. Ebbene, la sensazione è proprio questa in quanto non abbiamo un solo rimando a un’opera pop, ma ne abbiamo un numero così smisurato che alla fine queste perdono la loro efficienza.
Inutile dire che la storia prende da Jumanji la base sulla quale poggia la base. Troviamo anche altre opere come Stand By Me a sorreggere Il Gioco Maledetto e tantissime altre a crearne gli interni. Ottimi spunti che divertiranno sicuramente i più piccini.
Lo stile di Albhey Longo è semplice, delicato e minimalista. La prima cosa che mi è venuta in mente è stato sicuramente quel fumettone di Scott Pilgrim. La parte grafica è in effetti la cosa più dirompente della storia, ma con un piccolo inconveniente. Le scene più concitate risultano essere poco chiare e si tende a perdere il focus dell’azione.