Before We Leave – Recensione

before we leave
Questo sito contiene diversi annunci Amazon. A ogni vostro acquisto riceviamo una piccola commissione.

Il mercato degli indie ha riscosso un enorme successo sia sulle piattaforme console che su quelle per PC, che ha garantito nel corso degli anni una costante ricerca e pubblicazione di titoli che hanno appassionato milioni di giocatori, tra cui anche il sottoscritto che vi accompagnerà in questo racconto. Infatti ci sono diversi titoli che in un modo o nell’altro hanno fatto breccia nel mio cuore da giocatore partendo da Penumbra, giocato nel periodo delle superiori, a Submerged il quale è una perla che provai e finì quando conobbi una ragazza che mi ha influenzato per la persona che sono oggi, fino ad arrivare a Hollow Knight che è un piccolo Metroidvania dal grande potenziale uscito non troppo tempo fa.

Eppure dopo una lunga introduzione voglio proprio farvi partecipi di un altro indie di questo spessore, provato su Nintendo Switch sto parlando di Before We Leave. Gestionale che può essere paragonato a Simcity oppure CitySkylines, ma in maniera semplificata in termini di interazione ma altrettanto interessante per il contesto ma non perdiamo tempo e iniziamo questa recensione.

Un mondo in rovina

Il contesto è simile ad un Total War ma tende a fare l’occhiolino al mondo di SimCity, che cosa voglio dire? Anche se possiamo impostare la partita con diversi fattori, come guardiani di un passato dimenticato che ci controllano, oppure situazioni ambientali particolari come tempeste di sabbia o Tsunami, l’inizio è similare in ogni partita infatti dovremmo controllare le sorti di una colonia di persone che si sono salvate da un cataclisma ignoto.

Infatti le prime battute della mia esperienza sulla mia adorata Switch è proprio creare un primo nucleo della società post-cataclisma, infatti i primi problemi che avremmo saranno creare un nucleo numeroso di persone, realizzare un area dedita ai raccolti per avere qualcosa da mangiare e una biblioteca per studiare/creare qualcosa di nuovo.

Infatti partendo da questo potremmo letteralmente rifondare una civiltà, che per via di un cataclisma – ma che non sapremmo mai esattamente che cosa è successo – alcuni si sono salvati e rifugiati in un alcuni bunker simili da Vault di Fallout, e un giorno nel futuro decidono di uscire e scoprire com’è fatto il nostro pianeta. Partiremmo quindi nel creare delle capanne di legno, per poi rigenerare le strutture che dopo secoli non funzionano più e coltivare nuove piantagioni per avere un lascito roseo per tutti quanti.

Ma non vedo oltre la nostra isola

Partiamo dal presupposto che è fisicamente impossibile, almeno con lo stato attuale della nostra tecnologia e in futuro forse sarà fattibile, creare un pianeta che sia anche lontanamente similare a quello che vediamo nella realtà nel mondo dei videogiochi. Infatti per dare un tocco più normale all’esperienza, il nostro nucleo di sopravvissuti non vedrà oltre la nostra isola/continente perché non abbiamo nessun mezzo per spostarci.

Per questo arriva in nostro soccorso la struttura bibliotecaria perché infatti, si sono ritrovati molti libri del passato che ci hanno permesso di sbloccare determinate abilità. Ma per sbloccare queste abilità bisognerà costruire e adempiere agli obiettivi del gioco, se una struttura ci dice che non ci sono abbastanza persone allora dovremmo costruire nuove case, se la popolazione ci dice che ha sete faremmo erigere nuovi pozzi e così via nel corso delle ore da passare davanti allo schermo, e vi posso garantire che ne passeremmo parecchie.

Dopo di che eseguite tutte queste mansioni, ma che nel corso del tempo si evolveranno in qualcosa di nuovo, avremmo a disposizione tanti punti abilità da spendere in biblioteca. Infatti accedendo alla struttura ci verrà mostrata una griglia, abbastanza simile a quello visto a Plegue Inc, dove spenderemmo un poco alla volta i nostri punti per ricevere nuove abilità come riparare tecnologia del passato, poter aprire delle miniere per reperire minerali oppure creare dei porti per far arrivare persone da altri villaggi.

Quindi non saremmo soli?

No infatti non saremmo soli infatti riparando una nave abbandonata, ho creato 4 salvataggi e questo è un aspetto comune in ogni mondo nuovo con settaggi differenti, sarà possibile visitare nuovi luoghi e potenzialmente creare nuovi insediamenti. Ma questo aspetto si aprirà verso due direzioni la prima è quella di trovare una nuova zona ancora vergine, da insediarsi e sfruttarla per la nostra popolazione – sbloccando nella biblioteca la possibilità di insediarsi – ma queste zone potrebbero, potenzialmente parlando almeno, visitate da altre popolazioni diverse da noi.

Come nella nostra realtà, e probabilmente unica in fattori puramente fedeli nella nostra timeline, è quella di trovare un gruppo di persone che culturalmente sono diverse da noi in termini economici, struttura politica oppure per organizzazione civile. Da questo momento non immaginate che ad un momento all’altro scoppieranno guerre, conflitti su scala globale oppure pestilenze che spazzeranno via l’umanità in giro di pochi giorni.

Assolutamente no è un gioco basato sulla tranquillità e la possibilità di andare d’accordo, non vogliamo stringere un accordo con questo gruppo? Ritorneremmo indietro e le nostre vite continueranno in completa pace, non sarà come in Spore dove all’inizio sarà un gestionale in 2D, passando poi ad un GDR in terza persona e poi andando a finire in un primo momento come un GDR Tattico ed infine un gioco spaziale, ma la situazione non è così caotica per fortuna e faremmo un po’ quello che ci pare, senza però tirare fuori delle testate atomiche.

Tutto per la pace

Non ci saranno guerre, non ci sarà razzismo oppure umiliazione da parte dei nostri concittadini ma piuttosto una comune convivenza, basata sul lavoro manuale e intellettivo per migliorare la vita di ogni persona del villaggio. Non capiterà, almeno non mi è capitato in nessun momento della mia esperienza fino a questo momento, l’abbandono delle persone dal nostro nucleo ad un altro.

Migliorare il contesto del villaggio partendo dalle comuni capanne, fino ad arrivare alle case in mattoni per poi arrivare ai condomini di lusso – li chiamo così ma non ci sono effettivamente -, farà si che l’umore delle persone migliorerà nel corso del tempo. Maggiore è lo stato di benessere e maggiori saranno le volontà da parte degli abitanti di mettersi in gioco, per diventare un concittadino laborioso e volenteroso di diventare un illustre persona della nostra comunità.

Infatti non sarà strano che una persona un pochino avanti con l’età, abbia maturato un esperienza superiore rispetto ad un altra che si sta per interfacciarsi con un nuovo lavoro come costruire, allevare bestiame oppure viaggiare asseconda del contesto. Insomma non è un titolo da sottovalutare in quanto è un gioco divertente e fresco, che garantisce un momento di rilassamento in un mondo moderno fatto di frenesia e ansie.

Sull'autore

Giacomo Lambertini

Cresciuto con pane, videogiochi e fumetti cresce con una voglia smisurata di raccontare ciò che più gli appassiona a chiunque.