Ducks di Kate Beaton – Recensione di un memoir dalla forza dirompente

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Dopo aver finito di leggere Ducks sono rimasto piuttosto scosso e disorientato. Certo, non c’erano argomenti a me sconosciuti, ma forse era il modo di raccontarli, forse l’ambiente e forse la protagonista stessa o il fatto che si tratta di un memoir a fumetti. Fatto sta che non mi sono sentito pienamente a mio agio, ma bisogna anche dire che quest’opera mi è piaciuta veramente tanto. Oserei dire che si è tratta di una delle letture più apprezzate quest’anno e ringrazio BAO Publishing per avermi dato la possibilità di parlarne.

Ducks, firmato da Kate Beaton è un fumettone di 436 pagine che quest’anno si è portato a casa due prestigiosissimi premi Eisner. Entrambi meritatissimi devo dire.

Cover del fumetto Ducks di Kate Beaton recensione havocpoint

La storia di quest’albo è quella di una giovane Kate, che dopo aver terminato l’università si trova a dover scegliere. Cercare di ripagare subito il debito studentesco facendo dei lavori poco piacevoli o puntare sui lavori artistici per cui ha studiato, ma che non potrebbero permettere di togliere di mezzo quel debito. Dopo dei ragionamenti decide di partire per le sabbie bituminose. Si tratta di un luogo in cui diverse compagnie estraggono il petrolio direttamente dalla terra senza scavare i classici pozzi. Potete immaginare l’inquinamento che produce questo tipo di estrazione e i danni futuri che causa all’ambiente.

Fatto sta che nel corso dei due anni Kate vivrà momenti di solitudine, paura e di tanti altri mali che affliggono luoghi come quello. Ed è qui che entra in scena il quasi giornalismo a fumetti che funziona grazie alla sua forma biografica.

Con Ducks l’autrice mette a nudo parecchi punti davvero toccanti del lato umano, del lavoro di quel genere, del debito studentesco e del senso di colpa. Questo perché si tratta per l’appunto di un memoir in cui viene trattata la sua vita, in modo crudo, non edulcorato e senza alcun freno inibitore, senza alcuna difesa nei confronti di chi sbaglia, ma piuttosto con una riflessione finale che in realtà fa riflettere sui veri colpevoli di un problema che inghiotte più di una generazione.

Così in Ducks si passa all’alienazione più totale, desolante e deprimente. Un mondo in cui è vietato andare sui social, si dorme in delle baracche e si vive in modo identico ogni giorno. Giorno dopo giorno, settimana dopo settimana, mese dopo mese l’identità delle persone viene deviata ed esce qualcuno di nuovo. Una sorta di doppia personalità che ragiona in un modo conforme agli altri. Perché così è più facile adattarsi, più facile far passare giorni interminabili e notti gelide. L’identità delle persone viene schiacciata da chi gestisce queste aziende, fregandosene degli abusi, soprusi e dipendenze. L’importante è mostrare al mondo l’assenza della perdita di tempo e convincere l’opinione pubblica che in verità il loro metodo d’estrazione aiuta al pianeta e che non è peggiore della classica trivellazione.

Inutile dire che le dipendenze dalle sostanze stupefacenti sono all’ordine del giorno. Gli abusi dilagano per via di un ambiente tossico con dei numeri spaventosi. Parliamo quasi di cento uomini lavoratori e una sola donna. Se nel mondo “normale” accadono cose che non dovrebbero accadere, potete immaginare lì, dove la molestia è solo uno scherzo e dove il tuo desiderio ha davvero poco valore.

Il tema dello stupro, del sentirsi in colpa per questo è duro, brutale e quanto mai attuale. Ammetto che in alcuni punti mi sono venuti i brividi, perché da uomo non posso immaginare o capire alcuni problemi. Certo, sono su tutte le pagine ogni giorno, ma qui viene messo in evidenza un problema riguardante la stragrande maggioranza di donne.

Eppure non tutto viene messo sotto la ghigliottina e l’autrice analizza in modo coerente quelle persone, spesso prive addirittura di un diploma delle superiori. Un posto dove prendere in giro un compagno adulto, facendolo vergognare sembra essere uno sport nazionale e dove tutti lottano per garantire un futuro migliore alla propria famiglia. Ci si ammazza per le persone più care e alla fine nessuno vince questa gara. Nessuno tranne chi quei posti li gestisce e gira il volto dall’altra parte ogni volta che accade qualcosa.

Lo stile di disegno abbraccia alla perfezione la narrazione, creando un mix che forse non si avvicina molto al realismo, ma che in fin dei conti rappresenta qualcosa di importante. Attraverso il minimalismo escono fuori i sentimenti dei personaggi, di Kate e di quel luogo infernale. Il tratto preciso e delicato forma un quadro triste, ma a tratti tranquillo. I volti giocano un grandissimo ruolo con le loro espressività. Questo stile parla all’anima del lettore, turbandolo, coccolandolo e dimostrando l’aspetto di una realtà troppo distante a quasi tutti noi.

Kate Beaton parla al lettore con la semplicità disarmante. Pochi dettagli forniscono danno la possibilità di andare oltre il disegno, oltre il realismo. Si sente tutta la drammaticità di una vita da operaio priva di un qualsiasi punto per l’uscita. Si percepiscono tutte quelle emozioni che in altro modo sarebbero impossibili da comunicare.

Dopo i vari premi ricevuti all’estero, aspettiamoci lo stesso trattamento anche in Italia, perché Ducks è un fumetto di grande impatto sociale.

Sull'autore

Rostislav Kovalskiy

Un non troppo giovane appassionato di tutto quel che ruota attorno alla cultura POP. Vivo con la passione nel sangue e come direbbe Hideo Kojima "Il 70% del mio corpo è fatto di film".