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Lo spettro di una guerra atomico aleggia sull’umanità a partire dallo sgancio delle bombe sulle città di Hiroshima e Nagasaki. Un mostro silenzioso e terrificante che spaventa l’umanità ancora oggi, nel 2024. Nell’universo narrativo creato in Giappone nel 1954, proprio quel tragico momento creò un mostro terrificante e mastodontico, il Godzilla. Un gigante che porta la morte e la distruzione, ma che in seguito diventa un alleato degli umani e infine il protettore. Un’ottima metafora del mondo, dell’atomica e dell’umanità intera. Nel 2016 l’uscita di Shin Godzilla segna una nuova metaforma, stavolta incentrata sull’incidente avvenuto all’interno della centrale nucleare di Fukushima. Nel 2023 il mostro gigante si rinnova con una veste nuova. Godzilla Minus One approda nel mondo, mandando i fan in visibilio grazie a una resa qualitativa incredibile e un budget risicatissimo. Scritto e diretto da Takashi Yamazaki (Lupin III – The First), questo film ha vinto l’Oscar per i suoi effetti speciali e ha rapito il cuore degli spettatori.
Quello che Takashi Yamazaki ha saputo mettere sul campo con un budget che va dai 10 ai 15 milioni non ha eguali. La resa generale delle scene lascia totalmente allibiti per l’estrema qualità, con una CGI che non solo si difende bene, se paragonata ai grossi film, ma addirittura risulta essere più autentica in certi punti. Godzilla è stato ricreato, ma in modo prettamente orientale, senza le spettacolarizzazioni che abbiamo visto nell’universo narrativo occidentale. Un nemico forte, temibile e di cui non si conoscono le motivazioni, gli obbiettivi e i pensieri. Un grosso giocattolone, a tratti rigidissimo, che cammina e annienta gli esseri umani che gli si parano davanti.
Nell’ottica del genere cinematografico questo film è un dramma con i toni horror che oserei dire lo avvicina molto a quel gigante qual è Lo Squalo. Un mostro onnipresente sulla scena, anche quando effettivamente non c’è.
Eppure non è solo questo. Godzilla Minus One è un film che parla di esseri umani e di guerra. Tratta in modo coscienzioso il periodo post bellico, con una Tokyo fatta prevalentemente di legno e distrutta dai bombardamenti americani (Tokyo fu bombardata con del napalm oltre che con le bombe, provando più vittime delle due bombe atomiche). L’intera pellicola è pervasa dal dramma e dall’umanità; dal desiderio di ricostruire un paese crollato, dalla voglia di vivere nonostante tutto e tutti e poi c’è chi della vita ha un grande timore. La paura di vivere un’esistenza immeritata e quindi il costante tentativo di allontanare le persone amate. Godzilla appare come un ulteriore pericolo, un mostro che compare senza alcun vero motivo e porta con se la morte e distruzione. Non lascia alcun sospetto riguardo le sue motivazioni e non mostra pietà. Non è un personaggio benevolo da ammirare, ma solo da temere.
In tutto ciò si possono notare le critiche verso le superpotenze, che da sempre rappresentano un pericolo per i più piccoli.
Godzilla Minus One è un film giapponese e per questo risponde a delle regole che non tutti potranno apprezzare. La recitazione asiatica ha tante peculiarità ed è fortemente condizionata dalla loro lingua, che ne condiziona poi la mimica. Questo porta, delle volte, a sottovalutare gli attori asiatici, facendo però un grosso errore.
In questo caso Ryūnosuke Kamiki interpreta in modo realistico la parte di un soldato sopravvissuto alla guerra. Nonostante alcuni leggeri momenti di overacting risulta facile emozionarsi per il suo dramma. Certo, bisogna sempre comprende bene il concetto di vita e di morte per i giapponesi e il ruolo che aveva in guerra. Lo stesso posso dire anche per di Minami Hamabe, che risulta essere un personaggio secondario perfetto, nonostante meritasse più sviluppo.
Il punto più debole è rappresentato dalla bambina, ma davvero qualcuno potrebbe incolparla?
Questo Godzilla Minus One è un piccolo gioiellino. Un film tanto mastodontico quanto autoriale, capace di travolgere lo spettatore con una qualità che nulla ha da invidiare ai grandi blockbuster dal budget infinito.