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Ricordo ancora quando mi fu regalata la prima Playstation. Un momento memorabile nella vita di un bambino. Un momento che segna un vero e proprio punto fermo nel mio mondo e che mi ha permesso di approcciarmi a un nuovo tipo di videogiochi. Certo, la mia primissima Playstation era già la versione PSOne (la versione slim per intenderci) e personalmente la adoravo.
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Adoravo la sua forma dalle linee morbide, la semplicità e l’essenzialismo. E poi, era abbastanza piccola da essere trasportata un po’ ovunque e ammetto che mi ha accompagno durante qualche viaggetto. Rispetto a molti, il mio primo gioco non era Crash Bandicoot o Metal Gear Solid o Syphon Filter, ma un semi sconosciuto Digimon World. Però ricordo a tutti che il mio primo gioco per Game Boy Color era Spongebob. Sì, mentre tutti giocavano a The Legend of Zelda, io pensavo a quella dannata spugna blu con la sua spatola. Però, torniamo a noi.
Digimon World è stato il mio varco verso un mondo fatto di magia, di avventure e di pazienza. Un titolo che a distanza di anni mostra quanto debba essere grande la pazienza per riuscire a giocarci in modo più o meno tranquillo. Poi però, arrivò il gioco che nel 2024 continua a farmi battere il cuore. Un titolo enorme e per me il miglior esponente della serie, Final Fantasy IX. Un titolo che non mi ha solo cresciuto, ma mi ha anche aiutato in alcuni momenti della mia vita.
In fin dei conti. I videogiochi leniscono le ferite e alleggeriscono la nostra vita.
Ovviamente, successivamente sono passato attraverso tutti quei giochi che resero famosa la console Sony e ovviamente mi innamorai perdutamente di Metal Gear Solid, che ritengo ancor’oggi un capolavoro senza tempo e senza spazio. Tranne per il suo doppiaggio, quello era veramente di una bruttezza inaudita.
La seconda console Sony, PlayStation 2, mi ha aperto a un nuovo tipo di giochi, ma soprattutto alla socialità con gli amici. Certo, giocavo in coop anche su Ps1, ma è con il secondo modello che passai serate magnifiche a sfrecciare attraverso i circuiti di JaK X, ma non solo. Trascorsi un’intera estate in Coop a quattro giocatori con Black Hawk Dawn e devo dire che un po’ rimpiango quei tempi.
Con questa console, consolidai ulteriormente la mia passione per il videogioco, che era ormai un vero e proprio punto fermo nella mia vita. Un pilastro sul quale si reggevano molte emozioni che non volevo far trasparire. Perdermi nei mondi fantastici, fatti di creature, di amicizie profonde, di guerrieri magici e di principesse da salvare… era la cosa più bella del mondo. Ricordo che tornavo da scuola, accendevo la mia console e mentre tornavo in quei mondi, mi sentivo in pace. Forse era meglio studiare, ovviamente.
Oggi, seduto dietro alla mia scrivania, capisco quanto fossero importanti i videogiochi per me. Comprendo l’importanza di quei mondi digitali per il mio benessere psicofisico e ringrazio ancora una volta i loro creatori.
Inutile dire che l’avvento di PlayStation 3 segna qualcosa di nuovo nella mia vita. Parlo del multiplayer. Certo, lo avevo già sperimentato su PC nei primissimi anni 2000 con quel gran capolavoro qual è Counter Strike, ma in questo caso era tutto diverso. Passavo intere notti con il mio clan in Metal Gear Online a non fare niente. Parlavamo, ci divertivamo e forse, facevamo la vera conoscenza del mondo digitale. In fin dei conti, era come un vero e proprio social network, ma di proporzioni ridotte.
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La mia avventura proseguì di console in console, fino ad arrivare alla nuova ammiraglia, PlayStation 5. Devo ammettere che un po’ si è spenta la scintilla. Non del videogioco, ma dell’enorme hype verso la nuova console. Per il videogioco non solo ho una scintilla nel cuore, ma si tratta di un vero e proprio uragano.
PlayStation 5 per me rappresenta sì una console all’avanguardia sotto molti aspetti, ma anche molto indietro sotto altri. Indietro perfino alla vecchia PlayStation 3.
Eppure, questo marchio compie 30 anni, li sente bene addosso, ma li porta dannatamente bene. In effetti, sembra molto più giovane della sua età. Ciò che mi piace molto di tutta questa storia è che ognuno di noi ha una sua storia che lo/la lega alla console PlayStation. Ognuno ha qualcosa da raccontare e ognuno porta qualche indelebile traccia dei videogiochi completati.