Odin Sphere Leifthrasir – Recensione

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Alcuni giochi invecchiano bene, altri no. Vi capita mai di riacquistare, magari complice Steam, uno dei giochi che avete amato nel passato per poi rimanere estremamente delusi quando finalmente lo riprovate? Con uno qualsiasi dei primi Tomb Raider non potremo fare a meno di chiederci come un gioco con controlli e telecamera così scadenti possa essere stati di enorme successo, mentre le meccaniche di molti celebri picchiaduro e platform semplicemente funzionano bene e ci vengono continuamente riproposti con aggiunte minime. Odin Sphere fu un gioco che comparve mentre la PS2 stava cedendo il passo alle macchine successive, eppure nonostante una distribuzione poco efficace e una campagna marketing quasi inesistente, riuscì ad affermarsi come uno dei più validi picchiaduro a scorrimento di tutti i tempi. Molti anni e due generazioni più tardi questo quasi classico torna con una riedizione che oltre alla ovvia riedizione in HD offre alcuni cambiamenti al gameplay: Odin Sphere Leifthrasir. Come sarà invecchiato?

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Linee nel tempo

Odin Sphere Leifthrasir ha ben 5 personaggi giocabili, anche se potremmo non accorgercene subito, visto che per sbloccarne uno dovremo completare la storia con il personaggio precedente. All’inizio saremo messi nei panni di Gwendolyn, secondogenita di Odino, un crudele tiranno assetato di un potere di cui non comprende l’immenso potere distruttivo. Durante la sua storia, le motivazioni e le ambizioni della protagonista cambieranno radicalmente, infatti Odin Sphere Leifthrasir fa della narrazione, punto trascurato in molti giochi action,uno dei suoi punti di forza. I personaggi talvolta faranno scelte poco sagge, avventate e a volte anche stupide, queste scelte sono giustificate dai loro sentimenti, dalle loro credenze e dalla loro educazione, e poi dove è scritto che i protagonisti dei videogiochi debbano essere tutti dei geni calcolatori?

La storia è unica per ogni personaggio, quindi non aspettatevi qualcosa in stile Devil May Cry 3 dove il boss finale della campagna con Vergil, era appunto Vergil. I livelli e purtroppo anche i boss sono riciclati per ogni personaggio, ma visto che cambierà l’ordine con cui i protagonisti visiteranno le varie aree, il cambio della difficoltà sarà una variante da non sottovalutare. Alcuni protagonisti si troveranno di tanto in tanto ad affrontarne altri, anche se purtroppo non ci verrà data la possibilità di giocare lo stesso incontro col personaggio sconfitto quando giocheremo la sua storia, cosa che avrebbe rafforzato i legami tra le cinque trame.

Per vedere il vero finale dovremo quindi completare la storia con tutti i personaggi, per poi sbloccare l’epilogo in cui in una terribile escalation di eventi verrà rivelato il finale.

Odin Sphere Leifthrasir 2

Le armi magiche

Il filo conduttore che lega i protagonisti di Odin Sphere Leifthrasir è il possesso di una delle armi magiche dette Psiliti forgiate da abili fabbri nanici usando pietre magiche rubate dall’oltretomba, rispettivamente una lancia, una balestra, una catena e due spade. Ognuna delle armi è completamente diversa dalle altre, differenza che si riflette nel gameplay con un set di mosse ed un albero di abilità unico per ogni personaggio. Anche il modo in cui i personaggi si muovono da al giocatore un senso di diversità, ma a prescindere da chi controlleremo, da valchirie alate a conigli antropomorfi, dovremo fare di tutto per ripulire le mappe da una vasta gamma di nemici e boss, avendo un occhio di riguardo per lo stile; in base alle nostre prestazioni, come da tradizione per molti picchiaduro a scorrimento ci verrà dato un voto dopo ogni schermata, e a voto più alto corrisponderà un premio più sostanzioso, motivo valido per tenere alto il livello di difficoltà. L’inquadratura è piuttosto zoomata sui protagonisti, ma ogni problema di individuazione dei nemici è risolto da una piccola mappa-radar che ci darà un dettagliato e comodo quadro della situazione del livello e sulla posizione di nemici e power-ups.

I comandi sono davvero molto responsivi, e sarà possibile assegnare fino a 5 abilità speciali ad una combinazione “tasto+levetta” facendo somigliare il sistema ad un Super Smash Bros. con controlli ancora migliori, dandoci autonomia sulle combo spettacolari e frenetiche che potremo usare per annientare i nemici. Tale fluidità rende ogni combattimento divertente e appagante, ma c’è dell’altro: un sistema di crafting complesso ma semplice nell’utilizzo da la possibilità di usare pozioni di magie curative o distruttive, di sfruttare miscele di piante e finanche di procurarci ingredienti da gourmet! Nelle varie aree di riposo potremo evocare un cuoco che in cambio degli ingredienti necessari, ci preparerà gustosi manicaretti, importantissimi per accumulare punti esperienza e salute, permettendoci di velocizzare il leveling senza ripassare più e più volte nelle stesse aree per farmare nemici.
Odin Sphere Leifthrasir 3

Old vs New

Ok, Odin Sphere Leifthrasir supera la prova del tempo, restando un gioco estremamente godibile e divertente, ma ricordiamoci che non è una semplice riedizione, bensì una vera e propria revisione. Allora, il confronto con l’originale regge? Che impatto hanno le modifiche sul gameplay?

Coerentemente, il termine “miglioramenti” è più che mai veritiero, i controlli sono migliori, l’interfaccia migliore, il legnoso sistema di parate dell’originale è stato sostituito da uno più veloce e intuitivo. Non vi basta? Siete dei nostalgici dell’originale e volevate una semplice versione in HD? Bene, nemmeno in questo avete ragione di lamentarvi, anche se a nostro parere rappresenta un passo indietro, la versione originale è inclusa nel gioco, e potete accedervi da subito dal menù principale. Potrete anche ricreare un’atmosfera retrò settando lo schermo in 4/3. Gli sviluppatori accontentano tutti.

Commento finale

Odin Sphere Leifthrasir è un capolavoro che migliora un capolavoro, l’acquisto è consigliato a tutti, fan del genere e non. Volendo proprio cercare il pelo nell’uovo, gli unici difetti stanno nella mancata possibilità di cambiare personaggio durante la storia, cosa che potrebbe essere fastidiosa se lo stile di uno dei personaggi risulti fastidioso, anche se a noi non è successo. Volendo anche il charachter design è un po’ troppo “bambinesco”; i protagonisti sembrano decisamente giovani, troppo giovani per le loro voci (eccezionali i due doppiaggi giapponese/inglese) e per i ruoli che ricoprono, dando agli eroi un’impronta troppo loli. Non ci sentiamo comunque di penalizzare il gioco per scelte di narrazione o di stile, visto che si tratterebbe di nostri gusti personali con cui molti potrebbero essere in disaccordo. Il risultato finale è quindi un successo pieno, un esempio che ogni casa dovrebbe seguire quando ripropone un vecchio successo.

Sull'autore

Michele “Azzie"

Ho la straordinaria capacità di inventare cose che già esistono e di dire cose incredibili che diventano ovvietà pochi anni dopo. Inoltre mi piacciono i videogiochi, motivo principale per cui scrivo qui.