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Porting: si o no? Dobbiamo ammettere che all’annuncio dell’approdo di XCOM 2 su console, abbiamo fatto i salti di gioia. Le premesse c’erano tutte: 8 mesi di tempo per l’adattamento, i DLC disponibili fin da subito, la validità della versione PC e forse una maggiore confidenza verso lo sviluppo su altre piattaforme. Allora, in sostanza, com’è combattere la minaccia aliena armati di pad?
Comandante in plancia
Forti del già rodato sistema visto nell’edizione console di Enemy Unknown controllare la nostra squadra di eroi armati di pad è comodissimo, grazie ai tasti dedicati per le azioni più comuni e una mappa controller intelligente e studiata. I tasti di XCOM 2 sono grossomodo classici: x/quadrato per la ricarica, grilletto destro per sparare o attivare le abilità e dorsali per cambiare bersaglio. Nulla di traumatico ne per i patiti del controller, ne per i giocatori PC che vogliono provare “l’esoticità” delle console da salotto.
Tecnicamente XCOM 2 non è mai stato perfetto, nemmeno su PC di fascia alta. Il passaggio alle console è un ulteriore passo indietro. Audio a parte, ci troveremo davanti a turni “gonfiati” da animazioni inspiegabilmente rallentate, modelli dei personaggi evanescenti, doppiaggi sballati e difetti grafici di collisione. La grafica in se non è paragonabile lontanamente ai buoni pc, anche se abbiamo notato una maggiore velocità nel caricamento e la generazione di nuovi livelli, a discapito di quella dei caricamenti dei salvataggio. Intendiamoci, niente di disastroso, solo un po’ di delusione.
Amico robot
Considerato che nella recensione della versione PC abbiamo ben snocciolato il possibile sulla trama riuscendo a non fare spoiler, questa volta parliamo dei due DLC. Entrambi sono basati su due importanti personaggi del precedente Enemy Unknown: il dottor Shen, padre della dottoressa Lily Shen e l’intelligentissima ma sconsiderata dottoressa Vahlen, ma andiamo con ordine. Grazie ad una trasmissione postuma del buon dottore, accederemo ad una struttura segreta in cui un’intelligenza artificiale ha eliminato tutto il personale umano, e no, non stiamo parlando della Aperture Science, qui non ci sono mai state torte… la missione è molto articolata, dinamica e decisamente ben riuscita è una delle migliori di tutto XCOM 2.
Il suo completamento ci darà accesso ad una nuova classe meccanizzata, lo Spark, una versione migliorata dei Mec del gioco precedente, con una progressione di classe unica e la possibilità di essere schierato a prescindere dal livello di salute. Gli Spark, con il loro armamentario pesante, la possibilità di sferrare attacchi fisici, l’abilità di effettuare tre azioni per turno, la dura corazza, l’autoriparazione e un robot di supporto in grado di violare terminali, sono così potenti e superiori alle classi standard da dare facilmente assuefazione, e nel bene e nel male, sarà difficilissimo farne a meno durante una qualunque missione. Unico svantaggio, non possono ripararsi, cosa di poco conto, specie se consideriamo che i nostri fanti potranno usare gli Spark stessi come riparo.
Carne (di serpente) al fuoco
Di tutt’altra pasta è il DLC dedicato alla Vahlen… la dottoressa, senza la leadership del Comandante a frenare la sua curiosità morbosa ed il suo sadismo, ha esplorato le potenzialità di alcune specie aliene, spingendole al massimo del loro potenziale evolutivo. Come sia riuscita a superare la bravura degli Antichi nella manipolazione genetica di specie create da questi ultimi è un vero mistero, se non un buco di trama, ma la trama, purtroppo sarà l’ultimo dei nostri problemi.
Se inizieremo XCOM 2 attivando Cacciatori di Alieni verremo inizialmente omaggiati da quattro armi utilissime ma uniche, uniche soprattutto perché una volta perse, non saranno ricostruibili, altra meccanica discutibile: perché mai dovrebbe essere un problema riprodurre una balestra, una pistola ed un paio di asce, una volta esaminato il modello originale? Il giocatore sarà continuamente incoraggiato a ripetere le missioni per non perdere queste unicità, scivolando in un vortice che accentuerà la lentezza dei caricamenti di questa versione. Gli alieni cacciati del titolo, sono tre incubi. Tutti e tre sono campioni unici della propria razza, hanno abilità uniche, appaiono più volte durante il corso del gioco, come un certo nemico della trama principale, e come lui non rigenerano la salute tra missione e missione. E dove è il problema? Non bastano certo una manciata di boss a spaventare un giocatore di XCOM. Il problema va cercato altrove: ognuno di questi maledetti ha diritto ad una singola azione gratuita ogni volta che uno dei nostri personaggi compie una qualunque azione non gratuita. A conti fatti, avendo una squadra di 5 elementi, questi boss arriverebbero a effettuare ben 12 azioni per turno, due per ognuno dei nostri più le due normali del suo turno.
Se sommiamo questo alla “slealtà” della IA già denunciata l’anno scorso, XCOM 2 diventa un incubo, in termini di difficoltà, e per i motivi sbagliati. Con tutti i dlc attivi, come se non bastasse, anche la mappa globale sarà invasa da missioni secondarie, e notifiche continue, che avremo bisogno di seguire per sostenere le spese di guerra aggiuntive, ma al contempo ci distrarranno dagli obiettivi primari, favorendo lo sviluppo del Progetto Avatar, e il conseguente game over. Anche se le aggiunte ci fanno sempre piacere, XCOM 2 e Cacciatori di Alieni non si amalgamano bene, come una maionese impazzita in cui tutto va per i fatti suoi.
[stextbox id=”alert” caption=”COMMENTO FINALE”]La versione console di XCOM 2 nonostante i difetti, è un must have per chiunque non possegga un buon PC. Nel secondo caso, non averlo giocato è di per se un crimine punibile con un rapimento alieno con tanto di sonde “esplorative”.[/stextbox]