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Danganronpa Another Episode è il primo capitolo videoludico della Spike Chunsoft legato al brand di Danganronpa a discostarsi dalla sua matrice originale. Analizziamolo subito.
Per un anno e mezzo, la giovane Komaru è stata costretta a vivere in un appartamento da dei misteriosi rapitori che l’hanno brutalmente strappata dalla sua famiglia. Senza poter avere contatti con nessuno, Komaru è rimasta rinchiusa in quell’edificio di Towa City e a temere ogni giorno per la sua incolumità, fino a che qualcosa di misterioso e mai visto fa irruzione nel posto che era ormai costretta a chiamare “casa”…
Ibrido tra visual novel e sparatutto
Seppur il mistero sia ancora un pilastro dell’opera, per questo titolo hanno deciso di optare per una scelta diversa e decisamente più orientata al grande pubblico. Infatti, non si tratta più del solito gioco investigativo con processo a fine livello, ma un vero e proprio sparatutto in terza persona con un’ambientazione da survival horror. Tralasciando la grande sorpresa nel constatare questo cambio di direzione, non possiamo far altro che essere contenti per questo spin off che, osando, è riuscito a raggiungere comunque un livello più che sufficiente per essere considerato un buon Danganronpa. La componente action rende il gioco piuttosto frenetico già dai primi minuti di gameplay, mostrandoci da prima il potenziale intero della nostra protagonista, Komaru, riducendo poi le nostre risorse ad una sola, riportando “l’equilibrio” nel gioco. Ciò è stato fatto per dare da subito un assaggio del più che vario gameplay del gioco, che permette tramite l’uso di diversi proiettili varie possibilità di approccio con i nemici, portando una simpatica variante all’altrimenti monotono sparatutto.
Andando per gradi, però, è importante sottolineare il cast di personaggi con cui avremo a che fare, alcuni risalenti al primo titolo del gioco: Komaru è sicuramente una ragazza più che interessante, visto che si propone come una normalissima liceale senza particolari talenti, e questa sua normalità in un mondo devastato dalla follia stessa come quello di Danganronpa sicuramente non fa altro che spiccare. Ma oltre a lei, potremo vedere il ritorno di due personaggi, o per meglio dire una coppia, a dir poco singolari e interessanti che, soprattutto per il personaggio femminile, hanno dato maggior colore ai dialoghi del titolo, soprattutto dal punto di vista comico. Gli antagonisti, raffigurati questa volta come un gruppo di bambini che comandano dei particolari Monokuma da “battaglia”, sono in parte molto deludenti, almeno all’inizio, perché sembrano un cumulo di no-sense almeno quanto la cattiva del primo gioco, eppure riescono a essere molto più interessanti grazie ai loro caratteri molto particolari che, talvolta, cozzano fra di loro e creano un’armonia che non mi sarei mai aspettato. Alla fine, chi più o chi meno, tutti e cinque i bambini sembrano essere personaggi meritevoli da scoprire, anche se l’antagonista principale può lasciare l’amaro in bocca a causa del suo sviluppo.
La gestione di Komaru, invece, è fatta decisamente bene, grazie alla sua evoluzione passo passo e al suo abituarsi a quella vita piena di pericolo nella quale, suo malgrado, è finita per prendervi parte. Il suo sviluppo però è da accostare al personaggio di supporto, una vecchia conoscenza del primo capitolo che la aiuterà a superare i suoi traumi e la porterà a creare un rapporto di fiducia e amicizia vitale per la sua sopravvivenza. Dal semplice punto di vista della sceneggiatura, abbiamo parecchi colpi di scena che si susseguono e una regia, soprattutto nei momenti più “tragici” che aumenta a dismisura la qualità di alcune scene, mostrando le animazioni nel classico stile del brand. I dialoghi sono particolarmente ben gestiti quando si tratta delle interazioni con Komaru nei confronti di ogni altro personaggio, ma perdono di creatività quando si passa a Monaca, l’antagonista principale, che seppur viene indicata come la più matta del baracchino, dimostra una pazzia più simile all’arroganza che altro, che risulta essere banale e poco divertente.
In ogni caso, il pilastro di Danganronpa Another Episode: Ultra Despair Girls è il gameplay. Partendo dalle mappe, nonostante la grafica non sia una vera e propria delizia, riescono comunque a esplicitare l’estro creativo dei designer, mostrando non solo fondali drammatici, ma forniscono anche al giocatore un’immersione più profonda nei confronti del gioco, che ti catapulta veramente in uno scenario apocalittico. Per quanto riguarda la modalità di gioco, pur non essendo niente di complesso riesce comunque ad affascinare l’utente grazie all’uso delle risorse limitate che, a difficoltà alte, possono veramente creare non pochi problemi al giocatore che si ritroverà a doverle gestire con cura, se non vuole essere sommerso dal mare di orsi assassini. Il sistema di tiro è alquanto macchinoso, nonostante sia abbastanza preciso, e risulta davvero difficile aggirare un obiettivo, soprattutto per l’impossibilità di sparare senza prendere accuratamente la mira. Nonostante tutto, i comandi sono comodi ed efficaci, il gioco ha qualche piccolo lag occasionale ed il divertimento è comunque assicurato. La componente esplorativa non è neppure gestita malissimo, con vari documenti da ritrovare nelle mappe e degli stickers speciali da collezionare durante un livello. Sicuramente, si è adattato bene a qualsiasi piattaforma in cui è stato portato.
Il lavoro artistico dietro alla realizzazione dei design dei personaggi è sempre di alto livello, mostrando il talento dell’illustratore Komatsuzaki. Ogni personaggio è memorabile anche solo dal suo design, sempre diverso rispetto agli altri e sempre molto fantasioso, dunque si può dire che siano riusciti, nuovamente, a dare vita ai personaggi. Le soundtrack, come nei giochi passati, svolgono alla perfezione il loro compito, amplificando ogni situazione in modo da farcele vivere nel miglior modo possibile.
[stextbox id=”alert” caption=”COMMENTO FINALE”]Danganronpa Another Episode Ultra Despair Girls è un degno spin-off della serie principale, divertente e sicuramente più alla portata del grande pubblico grazie alla sua natura da sparatutto. Il piacere più grande è stato sicuramente quello di vedere alcuni personaggi del vecchio capitolo maturati in modo coerente e visibile, dando ancor più soddisfazione a chi ha scelto di comprare questo titolo. Come gioco ha avuto successo nell’adempiere al suo obiettivo, ma sicuramente non può essere definito una perla, a causa di alcune virgole storte nella gestione dei personaggi e dei loro background, al sistema di mira e alla povertà grafica. Ottimo tentativo di creare qualcosa di nuovo. Unica cosa che proprio poteva essere evitata, è la l’assenza dei sottotitoli nelle scene animate, unita anche all’impossibilità di scegliere il giapponese come lingua del doppiaggio. Ovviamente, è consigliato prima giocare i due capitoli precedenti, visto che il gioco è pieno di riferimenti agli stessi.[/stextbox]