Moonlighter – Recensione

La recensione di Moonlighter
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Ebbene sì, come sempre il progresso richiede rischi e sacrifici. Siamo dinnanzi ad un nuovo indie, stavolta a vestire i panni del publisher è il coraggiosissimo team polacco 11 Bit Studios, che a seguito di un’esosa campagna su Kickstarter con più di 134.000$ fruttati, ha dato fiducia a Digital Sun, un piccolo gruppo di giovani spagnoli che, spinti da un’irrefrenabile passione per il mondo videoludico, è riuscito a sviluppare un prodotto a loro dire “tanto bramato nel corso di questi ultimi anni”.

Moonlighter è un curioso miscuglio tra un action RPG, un roguelike ed un gestionale arrivato (per il momento in versione digitale) il 29 maggio su PC, PS4 (la versione provata per questa recensione), Xbox One e Switch con tanto di edizione fisica già annunciata per il prossimo autunno. Dopo svariate ore in compagnia del nostro commerciante sono qui a raccontarvi le nostre considerazioni.

Il nostro mitico Will che al plenilunio è armato e pericoloso.

Commerciante di giorno, paladino di notte

Le vicende si svolgono nella bellissima Rynoka, una cittadina sorta in seguito alla scoperta di cinque varchi spazio/temporali congiunti che permettono al nostro impavido Will l’accesso alle iniziali quattro differenti realtà alternative popolate da mostruosi nemici. Rynoka si è sviluppata basando la sua economia sul grande afflusso di avventurieri e cercatori di tesori per debellare e riconquistare tutte le insidie presenti nei suddetti portali. Tra questi speranzosi eroi si nasconde proprio il giovane Will.

Seppur avendo in dotazione il Moonlighter, il negozio del padre, il nostro protagonista ha da sempre desiderato passare a fil di spada tutto ciò che si cela negli anfratti più reconditi dei dungeon depredando, tra mille peripezie, manufatti e cimeli vari con il solo ed unico scopo di rimetterli in vendita nel suo negozio per trarne profitto. Nonostante una figura paterna saggia induca il nostro alter ego a desistere da questo suo stile di vita, il nostro giovane, determinato e particolarmente abile, non si lascia di certo impensierire né dagli avvertimenti di quest’ultimo né tanto meno dai numerosi cadaveri degli avventurieri periti che incontreremo nel corso delle nostre scorribande.

Al netto di questi dettagli, nonostante la mancata localizzazione in italiano, posso assicurarvi che la storia viene raccontata in modo tale da rendersi accessibile a tutti mediante alcune lettere, rilasciate proprio dai malcapitati cacciatori di tesori, che troveremo nel corso della nostra esplorazione.

Il bipolarismo di Will

La proceduralità dei dungeon seppur ben costruita può risultare alla lunga abbastanza noiosa a causa di level design che non subisce un sostanziale cambiamento da un portale all’altro.

Questo doppio compito svolto dal nostro protagonista, seppur comporti un sostanzioso dispendio di energie, è in grado di differenziare in modo egregio anche il gameplay: nelle ore diurne si avrà una maggior predisposizione  all’aspetto gestionale poiché dovremmo badare al negozio sempre pieno di clienti. Mentre invece nelle ore notturne, armati di spadone, e strizzando l’occhio ai primissimi The Legend Of Zelda, ci inoltreremo in questi stanzoni generati proceduralmente ma ricchi di nemici che fremono la nostra dipartita.

In un’iniziale fase di disorientamento a causa di un menù a prima vista complesso, la familiarizzazione con il gioco diventa piuttosto immediata a seguito di un mix, seppur bizzarro, in grado di far entrare in un circolo vizioso il giocatore. Le fasi di approvvigionamento e vendita dei vari bottini raccattati con tanta fatica durante le prolisse fasi esplorative sono fondamentali poichè bisogna stare ben attenti a soddisfare i requisiti della clientela purtroppo non sempre entusiasta, non solo dalla merce esposta in negozio ma anche dal valore che noi stessi gli assegniamo; e, nonostante la poca profondità del sistema di vendita, tutti i guadagni possono esser poi reinvestiti per potenziare la nostra armatura, per migliorare Rynoka ed anche per ampliare la nostra bottega.

Entrati nei dungeon la situazione è molto più frenetica seppur con il passare delle ore la poca varietà di nemici e dell’ambiente circostante porterà, se non si è armati di pazienza, ad una buona dose di frustrazione legata principalmente ad un livello di difficoltà mal calibrato ma tendenzialmente crescente che però non impensierisce più di tanto il videogiocatore navigato, ed anzi manifestando alcuni limiti tecnici come un sistema di combattimento minimalista e abbastanza macchinoso durante le fasi più concitate ed un hitbox terribilmente imprecisa di determinati nemici (come i blob del primo dungeon) da risolvere il prima possibile. Il tutto accompagnato in sottofondo da un comparto sonoro apprezzabile che però, proprio per la sua natura roguelike, rischierà di diventare eccessivamente ripetitivo nonostante la sua pregevole fattura.

Sull'autore

Francesco Palmiero

Enciclopedizzare, narrare, contemplare e condividere insieme l'arte videoludica.