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Sergio Bonelli Editore ultimamente ha deciso di sfoderare gli artigli con una serie di fumetti interessanti, ma sopratutto nuovi e freschi. In pochi mesi ad esempio abbiamo visto l’uscito di diverse serie mature e serie, mentre a giugno vedremo la nascita di una storia dedicata a tutte le età. Il primo numero di una futura serie che ha le carte giuste per vendere, ma che probabilmente dovrebbe correggere un po’ la narrazione. Sto parlando di Odessa, opera mostrata durante il Napoli Comicon e che costituisce a tutti gli effetti una narrazione più leggera rispetto a Nathan Never, e ovviamente più fantasiosa. Dietro la creazione della serie troviamo un nome come quello di Antonio Serra, che guida lo sceneggiatore sul giusto percorso, ma sarà tutto cosi bello come si potrebbe pensare?
La storia di Odessa è ambientata nell’omonima città situata in Ucraina. Un giorno, una grande astronave viaggia attraverso lo spazio profondo con un essere vivo che al suo interno comunica telepaticamente con qualcuno al suo interno. Accade però qualcosa e il desiderio di una protesta in vista non va a buon fine. La navicella si schianta sulla cittadina ucraina, mentre l’essere si fonde letteralmente con un ragazzino di nome Yakiv. Questo avvenimento crea il mondo che conosciamo nel fumetto.
Da questo momento ci trasportiamo nel futuro, in un’Odessa futuristica in cui tantissime specie aliene e gli umani convivono in uno stato tranquillo e naturale. Yakiv è ormai un uomo cresciuto ed è perennemente diviso con la creatura che ospita. I due riescono a comunicare e probabilmente a sfruttare qualche abilità poco conosciuta, ma il primo albo non lo svela. La concentrazione primaria invece verte verso storia semplice, ma grazie alla quale possiamo scoprire alcuni fatti del passato e ovviamente dell’impatto.
La sceneggiatura di Davide Rigamonti prende il suo tempo, senza correre mette lentamente le pietre di un palazzo che potrebbe essere molto grande in futuro. La storia ha dalla sua, in fondo, dei personaggi interessanti, un’idea molto avvincente e tantissima carne sul fuoco. La mancanza però avviene in rigor di logico dopo la rivelazione finale, che lascia qualche domanda al lettore. “Cosa mangiano?”, “Come fanno a coltivare il cibo?”, “Come hanno strutturato il sistema fognario?”, “In che modo la città non implode per la popolazione?”. Tantissime domande che sicuramente non troveranno alcuna risposta in futuro, ma che invece fanno riflettere un po’. Secondo lo scrittore Neal Gaiman, quelle sono le domande che uno scrittore dovrebbe porsi durante la creazione del mondo fantastico. I dialoghi invece conquistano facilmente grazie alla loro semplicità, ma alcune traduzioni in ucraino andrebbero riviste, visto che a conti fatti delle parole sono russe e non ucraine.
I testi sono poi coadiuvati dalle ottime matite di Matteo Resinanti, che cerca di sfruttare quelli che sono i canoni del genere fantascientifico. Alcune creature sembrano un mix tra i personaggi di Mass Effect e Doctor Who, altre invece prendono a piene mani da Alien e il tutto convive pacificamente, ma solo sulle pagine del fumetto. Matteo ha sfruttato lo stile americano amalgamandolo bene con quello italico, finendo per dar vita a un’Odessa irriconoscibile dal punto di vista grafico. Questo ovviamente è anche un fattore positivo visto il lasso di tempo e di razze che vivono in quella città. Scopriremo nel secondo numero, però, cosa ha realmente in serbo questa serie.