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Star Comics sta continuando la sua bellissima avventura con l’universo Valiant e attualmente siamo arrivati a delle nuove uscite che mi hanno fatto più o meno piacere. Vi ho parlato ovviamente di Bloodshot, che giunge al termine della gestione Lemire, ma stavolta parliamo di qualcos’altro. Un personaggio oscuro e potente che nasce nel 1992 e che da quel X-O Manowar ne ha fatto di strada. Purtroppo bisogna dire da subito che avrei preferito una maggiore cura di marketing da parte dell’editore per mettere in risalto ogni opera, ogni fumetto e personaggio pubblicato, ma di questo ne parleremo la prossima volta. Magari in un apposito speciale. Intanto tuffiamoci in questa recensione di Shadowman: Paura del Buio #1.
Dopo tanti anni di elisio nel mondo dei morti Jack Boniface è pronto per tornare sulla terra, nel momento in cui la donna che ha lasciato era nel pieno pericolo. Un momento di idilliaco piacere per i fan, che trovano quindi il personaggio nuovamente integro tra noi, ma non senza qualche sorpresa. Il barone Samedi non ha gradito la scomparsa di Jack dal regno dei morti e ha deciso di tenere per se stesso la falce del protagonista. Questa sarà una giusta motivazione per andare a riprenderla, ma ovviamente non senza qualche problema in vista.
Ciò che Andy Diggle cerca di fare con questa nuova serie di Shadowman è farci apprezzare nuovamente un personaggio cosi particolare, che abbiamo visto anche nel secondo numero di Bloodshot. I personaggi si muovono in modo deciso sulle pagine e forse l’edizione italiana non doveva chiamarsi “Nuova Serie”. Se da una parte ci troviamo in effetti davanti a una nuova serie sopratutto dal lato grafico dell’albo, dall’altro è un continuo dei precedenti volumi statunitensi. Troviamo i personaggi già stabiliti e costruiti e per un novellino nel campo Valiant un numero del genere risulterebbe parecchio fuorviante.
Jack comunque è sempre il solito personaggio particolare ed impulsivo che abbiamo imparato ad apprezzare e i suoi poteri sono forse la cosa più supereroistica di casa Valiant mostrata negli ultimi anni. Allo stesso modo anche gli altri personaggi mostrano i muscoli fin da subito con una personalità descritta nei minimi dettagli e con ogni azione giustificata.
Stephen Segovia e Adam Pollina con le loro matite creano uno spettacolo che getta l’immaginazione verso il messico, ma donando anche un’impronta horror all’intera storia. I tratti dei volti ci ricordano sempre chi sono i personaggi sullo schermo, mentre il paesaggio cambia forma, colore e consistenza. Molto interessante risulta essere la resa dell’altro mondo e quella del barone Samedi, che personalmente ho trovato parecchio interessante sotto molti punti di vista.