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Il videogioco di ruolo nel corso degli anni si è evoluto in un modo incredibile, conquistando le vette narrative con un The Witcher 3 violento e maturo, con il profondissimo Breath of the Wild e ovviamente gli immensi titoli Bethesda come The Elder Scrolls o Fallout. Però in molti sognavano ancora quell’old style come Baldur’s Gate, con il quale sono cresciuto pure io in fin dei conti. Si tratta di una titpologia di GDR che ci avvicina un po’ al mondo del D&D e che grazie alla sua profondità narrativa e di gameplay è riuscita a far breccia nel cuore dei fan, mio compreso. Inutile dire quindi che l’uscita di Pillars of Eternity fu accolto da tutti in modo molto caloroso sia su PC che su console (tranne che su Switch, la versione peggiore in assoluto). L’annuncio di Pillars of Eternity II: Deadfire – Ultimate Edition su Playstation 4 per me era importante e assolutamente necessario, nonostante giochi abitualmente anche su PC, ma purtroppo questa versione ha tardato un po’ ad arrivare. Ora che è disponibile su Playstation 4 e Xbox One e dopo aver speso ore e ore a navigare e combattere contro i pirati, sono pronto per parlarvene liberamente, ma in uno speciale desidero togliermi qualche sassolino dalle scarpe riguardo il mondo in cui molti concepiscono le recensioni.
Mortafiamma
Questo gioco è un diretto sequel del primo e fortunato capitolo e questo vuol dire che ci troviamo di nuovo nel vasto mondo di Eora. Cinque anni dopo gli eventi precedenti, sotto la nostra fortezza si risveglia il Dio Eothas, che distrugge tutto e divora delle anime, tra cui, metà della nostra. Da Osservatori, riusciamo a sopravvivere, e in un mondo onirico veniamo raggiunti da un altra divinità. Per tornare in vita con l’anima nella sua interezza veniamo costretti a diventare l’araldo di questa e il nostro scopo diventa ovviamente chiaro, distruggere Eothas.
Ci svegliamo nella nostra nave, la Sprezzante. Con attorno i nostri alleati che ovviamente sono felici, ma che restano sbigottiti dal nostro ritorno in vita. Ed è qui che inizia la nostra vera avventura attraverso i mari, le isole e ovviamente una narrazione ramificata che la fa da padrona. Non ho detto molto della storia proprio per riuscire a non fare troppi spoiler al riguardo. Passiamo invece alla veloce analisi sulla narrazione di questo secondo capitolo del GDR. Fin dalle prime battute si nota una grande cura verso il testo, che alla fine dei conti, ci accompagnerà dall’inizio alla fine della nostra avventura. I dialoghi racchiudono una grande proprietà linguistica che talvolta viene meno in certi giochi, ma ovviamente la quantità dei testi potrebbe far paura a chi non è abituato a spendere tantissimo tempo per leggere.
I personaggi continuano ad avere una grande personalità e la loro descrizione è un vero e proprio mix di elementi ruolistici classici. Possiamo vedere una caratterizzazione anche minima dei personaggi più insignificanti, anche se alcuni andavano scritti un po’ meglio, ma la loro quantità è già una buona giustificazione. In fondo, su 100 persone nel mondo reale, 10 potrebbero essere sceme e va bene cosi (forse lo siamo proprio noi).
Il ruolismo
Quello che colpisce subito di questo Pillars è come nel precedente la creazione del proprio personaggio. Bisogna creare attentamente il proprio alter ego seguendo i canoni ruolistici, ma anche quelli narrativi. La nostra provenienza, la razza, il lavoro e le predisposizioni faranno aumentare o diminuire certi parametri della griglia. Questo ovviamente vuol dire che potete seguire in modo ossessivo il ruolismo perfetto oppure, seguire il vostro istinto scegliendo qualcosa di divertente e interessante senza pensare troppo ai numeri (che contano ovviamente, ma dipende dalla difficoltà alla quale giocate). La costruzione è comunque molto completa e permette una vasta personalizzazione del personaggio al livello narrativo, ma il lato estetico pecca un po’ la monotonia. Ovviamente, vista la visuale del gioco, il lato estetico passa in secondo punto.
Una grande e piacevole novità di questo secondo capitolo è una modalità nuova. All’inizio del gioco potremo scegliere se utilizzare il classico gameplay in tempo reale o quello a turni. Avendo giocato sempre questo genere di giochi in tempo reale, scoprire questa novità è stato come fare un tuffo nel mare in una giornata calda e afosa. In effetti, questo stravolgimento mi ha incollato allo schermo in modo più continuato, permettendomi di pensare alle strategie e di ragionare in modo trasversale. Tralasciamo infatti la modalità classica che abbiamo visto in ogni altro gioco simile e concentriamoci sulla modalità a turni.
Scegliendo questa seconda modalità il gioco non cambierà prima dei combattimenti, ma durante questi, tutto sarà diverso. Il paragone che mi viene in mente è quello con Final Fantasy Tactics o X-Com. A turni potremo infatti decidere cosa fare con il proprio giocatore, ragionando su due piani. In primis, bisognerà decidere dove far muovere il giocare, mentre in secondo luogo bisognerà capire che azione eseguire. Le magie andranno castate per tutto il turno dei nemici ed alleati e solo nel turno successivo avremo la possibilità di scagliare la nostra precedente scelta. Quindi ogni mossa deve essere pensata come se fosse una partita di scacchi in cui tutto deve avere un senso. Questa novità crea uno stile di gioco più calmo e ragionato, ma ovviamente fa sì che ogni mossa possa creare tantissimi danni al giocatore, che si ritroverà con il game over facile.
A parte questa novità dovuta al cambio dello stile di lotta, Pillars of Eternity 2 è un titolo che si presenta in modo abbastanza diverso dal suo predecessore. Potendo navigare le acque, ci ritroveremo spesso in delle isole quasi disabitate e in generale, sulla mappa non potremo avere il classico gameplay d’esplorazione. Saremo piuttosto dei puntini su di una mappa, mentre nei dungeon, nelle città e in alcuni punti ritroveremo la vecchia e cara visuale isometrica. Questa scelta inizialmente potrebbe apparire un po’ strana e azzardata, ma è facile capire che in realtà non è assolutamente cosi e che ci troviamo davanti a una scelta quasi obbligatoria. Rendere tutto il gioco con la classica visuale sarebbe impossibile in termini di dispendio lavorativo.
Ora arriviamo però alla parte dedicata alla gestione della nostra nave e la battaglia navale. La nave in questo gioco funziona come il castello nel titolo precedente, ma con un po’ meno di funzioni. Potremo acquistare i cannoni da utilizzare durante le battaglie e che ci garantiranno un vantaggio tattico in quello che potrei chiamare un libro game in un GDR piuttosto classico. Dico questo perché quando dovremo sfidare le altre navi, non giocheremo nel modo classico, ma proprio come se fosse un librogame in cui dovremo decidere la mossa in base a quella avversaria. Potremo tentare una fuga oppure andare contro la nave nemica senza preoccuparci troppo dei pericoli e dei danni alla nave e alla fine abbordarla e attaccarla. Le battaglie con i cannoni sono forse un po’ casuali, ma riescono a dare l’idea di una vera guerra. Il nostro equipaggio consumerà comunque del cibo e dell’acqua e durante le nostre soste dovremo cercare di trovarne per riuscire ad andare avanti. Questo perché oltre questo, la ciurma avrà un livello di morale che potrà salire o scendere in base alle nostre decisioni. Durante la navigazione, potrà capitare di trovarci davanti a un qualche animale, evento o più semplicemente una rissa del nostro equipaggio. In quei casi dovremo decidere cosa fare per risolvere la situazione, senza scordarci che abbiamo un equipaggio che potrebbe ammutinarsi contro noi.
L’eternità del caricamento
Se il gameplay nasconde una profondità incredibile e la storia una narrazione scritta come se fosse un romanzo di grande qualità, il lato tecnico ha dei difetti che peggiorano con l’andare avanti della storia. Recensendo il primo Pillars per Switch, Michele notò un allungamento del primo caricamento man mano che si prosegue con la storia. Questa versione purtroppo funziona allo stesso modo, ma il problema è che il caricamento all’inizio è pari a 1 minuto. Ogni tanto potreste essere fortunati e avere un caricamento da 52 secondi, ma non sono comunque pochi. Dopo una quindicina di ore, accendendo il gioco potevo andare a fare il caffè e tornare davanti alla tv e quella schermata di caricamento. Anche i caricamenti di transizione nel passaggio anche nella più piccola casetta occupano 1 minuto del vostro tempo. Capite bene che facendo questo per 10 volte in una sessione, avete perso 10 minuti, mentre 100 volte equivalgono a 100 minuti della vostra vita spesa a vedere una schermata che poteva essere più veloce. Questo sopratutto perché il titolo non possiede uno stile grafico che mette per davvero sotto pressione una console current gen.
Tralasciando questo difetto, che da molto fastidio, bisogna dire che il comparto grafico è stato migliorato in modo evidente rispetto al primo capitolo. Le luci funziona ora in modo eccellente, regalando alcuni paesaggi maestosi. I personaggi hanno dalla loro una resa più fedele e simile a quella degli esseri umani reali. I modelli poligonali si muovono in modo fluido sullo schermo, ma anche in questo campo un problema c’è ed è evidente fin dalle prime battute del gioco. Ogni volta che durante un combattimento evocheremo delle creature da far combattere al nostro fianco, il gioco subirà un freeze pari a 1,2 secondi.
Non riesco a non pensare comunque a uno stile grafico diverso da quello propostoci per un titolo del genere. La perfezione del GDR “vecchia scuola scheggia denti” (perdonatemi questa citazione) è anche nei piccoli, minuscoli dettagli e Pillars of Eternity II: Deadfire – Ultimate Edition ne ha davvero tanti. Ogni cosa esiste per un motivo. Magari questo non centra niente con il nostro viaggio, ma ha comunque a che fare con la vita delle persone che abitano un certo posto.
Una grandissima nota positiva va alla colonna sonora, le cui musicalità riportano in parte al primo capitolo, ma è giusto che sia cosi. Creare una musica riconoscibile, che si evolve leggermente con l’andar avanti dei capitoli è importante per una serie videoludica. Quando la musica è bella risulta poi ancora più facile assimilarla. Alcuni brani sono hanno una musicalità piuttosto tipica riconducibile a tante altre opere medioevali. Tutto funziona a dovere e ci fa vivere un’avventura che con qualche piccola accortezza poteva essere definitiva su PC e console degli ultimi 20 anni.