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Nel lontano 2013 nel corso della presentazione di Playstation 4 venne presentato Dreams, un progetto nato dalle menti dei talentuosi ragazzi di Media Molecule che abbiamo imparato a conoscere per la serie “Little Big Planet“. Nonostante il tortuoso processo di sviluppo che è venuto a dilungarsi per sette lunghi anni siamo giunti dopo tanta attesa dinnanzi alle porte del “sogniverso“, ossia dell’effettiva concretizzazione di un videogioco in grado potenzialmente non solo di reinterpretare il tradizionale concetto di “interazione“, che noi fruitori abbiamo da tempo interiorizzato, ma addirittura si eleva a vera e propria “piattaforma di creatività” che tenta di incanalare verso nuovi binari ancora tutti da definire il medium videoludico.
Il Sogno di Art:
Una delle principali caratteristiche che rende quest’opera degna di tali attenzioni risulta esser la sua immensa potenzialità non necessariamente legata al gameplay o al comparto grafico, altresì la sua incredibile capacità adattiva che si solidifica proceduralmente solo grazie al contributo di noi stessi videogiocatori, che vestendo le veci di “prosumer“, rendono questo progetto una delle principali fonti di democratizzazione presenti nel macrocosmo videoludico tali da render giustizia e soddisfare appieno i nostri impulsi creativi.
L’editor di Dreams al primo approccio denota una grande accessibilità, elargendo così la genuina possibilità a tutti di poter, in modo del tutto squisitamente amatoriale, dar vita alle proprie creazioni, tuttavia il grado di difficoltà si innalza esponenzialmente quando si ambisce alla realizzazione di un progetto di certo molto più “ambizioso” che necessita di una expertise ed ergo competenze di programmazione molto alte …metaforicamente possiamo asserire che Dreams si trasforma così nella perfetta struttura argillosa che sarà plasmata solo dalle nostre mani virtuali per la realizzazione di un videogioco, di un’opera d’arte od anche di un video musicale.
L’esemplificazione perfetta di ciò che è possibile creare con questo editor di personalizzazione la ritroviamo in questa versione completa di Dreams che porta in dote una manciata di novità e rifiniture di non poco conto, che non snaturano quanto apprezzato nell’early access ma provano ad arricchire l’offerta contenutistica aggiungendo alcuni ritocchi già precedentemente programmati oppure dettati dal feedback dei videogiocatori raccolto in questi mesi.
La novità di maggior richiamo è certamente la modalità storia, ossia il Sogno di Art, una breve ma intensa esperienza che ci permette di conoscere Art, un musicista che, mosso dai fantasmi della sua psiche ha abbandonato la propria band perché la riteneva troppo scarsa per le sue ambizioni di gloria e l’intera vicenda lo vede impegnato in un processo di redenzione volto a ritrovare se stesso nei meandri di un viaggio onirico alla ricerca di se stesso e della fiducia dei suoi vecchi compagni. Questo suo percorso di redenzione viene arricchito da dialoghi romantici e drammatici contornati da spassosi momenti musical che alleggeriscono i toni di una storia molto più matura di come ce la si potrebbe aspettare. Fortunatamente questo contenuto è riuscito a dare un’impronta autoriale congrua ad un prodotto altrimenti confinato nella pura e banalizzante sperimentazione della community, tuttavia la sensazione di incompletezza la si riscontra nella sua longevità di certo non particolarmente entusiasmante, ma è d’uopo sottolineare che, sin dal primo istante e cioè quando avviamo questa modalità, Media Molecule mette le mani avanti e afferma che quest’esperienza è progettata “soltanto” per dare ai giocatori un’idea delle potenzialità messe a disposizione dall’esclusiva PlayStation 4 e non per essere un gioco nella sua forma completa. Ciò non vuol dire che la campagna in senso stretto non sia godibile nonostante non superi la soglia delle tre ore, e se questo potrebbe tutto sommato essere in linea con le aspettative riposte in un titolo venduto a prezzo budget, la sua infinita ricchezza risiede nel numero spropositato di tante piccole opere e tributi realizzati dai videogiocatori stessi.
Un prodotto che va oltre:
Avendo esaurito tutto ciò che c’era tecnicamente da sottolineare di questo prodotto non resta altro che spendere quest’ultima parte di questa analisi nel ricordarvi che risulta esser un’impresa assai ardua esprimere un giudizio universalistico ed inoppugnabile su un prodotto che, dal punto di vista contenutistico si presenta così avaro ma contemporaneamente così vasto come lo è Dreams, ma è anche importante focalizzarsi su quello che potrebbe divenire questa vera e propria piattaforma di sviluppo. Nel prossimo futuro si potrebbe potenzialmente parlare del “Fenomeno Dreams” se questo progetto verrà non solo supportato a dovere dal team di sviluppo ma se offrirà anche tante opportunità lavorative ai tantissimi giovani che perseguono l’arduo cammino del game design, fornendo quel classico “trampolino di lancio” e tutti gli strumenti necessari per dar libero sfogo alla creativà di questi piccoli sviluppatori, ma anche mettendoli in condzione di impreziosire il proprio curriculum con contest ed iniziative in grado di mettere in evidenzia il loro operato…insomma Dreams con tutte le limitazioni del caso potrebbe davvero far le veci della “startup” nel macrocosmo videoludico e formare una nuova generazione di creator.