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Frank Miller nel corso degli anni ha creano un suo Millerverse dedicato al pipistrello che in parte abbiamo tutti adorato. Il suo Ritorno del Cavaliere Oscuro rimane tutt’ora un vero e proprio capolavoro narrativo, ma non è stato così per tutti gli altri seguiti. Anche il prequel All-Star Batman e Robin ha diviso il pubblico in due e personalmente sono tra quelli che lo hanno apprezzato fin dalla prima lettura. La nuova edizione edita da Panini Comics sotto il marchio DC Black Label ha confermato il mio pensiero, facendomi rivivere tutta l’emozione in pieno stile americano; in una lavanderia self service durante l’attesa.
Il consiglio che vi posso dare prima di immergervi in quest’avventura è quello di leggere prima l’opera magna dell’autore e di capire la psicologia di quel Cavaliere Oscuro così deviatamente affascinante.
Quella che viene narrata in questa vicenda è la storia di Robin. Il tragico modo in cui viene a contatto con quello che in seguito diventerà il suo mentore, Batman. Il volume si apre con Viky Vale intenta a uscire con Bruce Wayne per vedere i Grayson Volanti. Uno spettacolo mozzafiato che però finisce in tragedia. Entrambi i Grayson finiscono uccisi davanti agli occhi del figlio. Durante tutto il casino che si crea, Batman sequestra il ragazzo e tra una risata folle, una sterzata pericolosa e le minacce, porta il bambino nella sua bat-caverna. Qui ci resterà per un lungo periodo, prima di poter diventare Robin.
Dall’altra parte invece vediamo le mosse della Justice League of America. Eroi come Superman, Lanterna Verde, Plastic Man e Wonder Woman cercano un modo per fermarli, ma il detective è sempre un passo avanti a tutti.
La storia di Frank Miller è poetica, crudele, sconcertante e capace di mostrarci nuovamente il suo Batman come un uomo che forse avrebbe bisogno di più un semplice aiuto psichiatrico. Si tratta di un personaggio che non pensa al prossimo, non agisce in base alla voglia di aiutare il mondo, ma agisce per il mero raggiungimento del proprio obbiettivo. Il fine giustifica i mezzi e Bruce fa qualsiasi cosa per raggiungere il suo obbiettivo.
La scrittura di Miller è veloce, graffante e potente come un brano di death metal. I personaggi hanno una loro personalità che si mostra in pieno splendore più e più volte, ma è sempre Batman a farci capire la vera natura dell’opera. Wonder Woman dal canto suo è un’Amazzone vera, come la si immagina da sempre ed è anche il personaggio più tosto e femminista che potreste mai immaginare.
Ogni dettaglio è stato inserito con maestria e la narrazione ha un tono dark decadente leggermente amaro. Sembra quasi di leggere una storia pulp con un personaggio che di solito mantiene la sua umanità intatta.
Jim Lee dall’altro canto realizza un mondo altrettanto decadente e potete come un pugno nello stomaco. Gli ambienti godono di una grande quantità di dettagli, che immergono il lettore in un mondo vivo, ma anche particolarmente drammatico. Bruce ha sempre la sua parvenza da pazzo furioso, che decide prima della battaglia come agire contro i propri nemici, come mettergli timore e come menomarli a vita. Si tratta di un personaggio oscuro e tenebroso, ma così lo sono anche gli altri.
Lo stesso Clark sembra non il solito eroe buono, ma piuttosto un uomo pronto a disintegrare tutto pur di apparire come un buon sammaritano davanti al proprio pubblico. Gli eroi si spalleggiano, si affrontano e si confrontano, ma è chiaro che Bruce è sempre più avanti rispetto a tutti. Conosce le identità degli altri eroi e conosce anche i loro punti deboli.
Il tratto di Jim è ovviamente il suo caratteristico e non si adatta a ogni tipo di storia, ma qui è perfetto. Ogni linea sta al posto giusto e finisce per creare un universo da vivere.