Amnesia: Rebirth – Recensione

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La software house svedese Frictional Games è ritornata con un nuovo progetto intitolato Amnesia Rebirth, un nome non buttato a caso per una serie iconica nel panorama horror. Mi ha divertito parecchio e mi sta intrattenendo molto con le sue atmosfere dark, e l’insicurezza che si cela nell’oscurità e dietro ogni angolo.

Non è assente da problematiche legate sopra tutto a tipi di meccaniche, ancora un po’ vecchiotte ma che riesce benissimo a far divertire nell’unica modalità disponibile, quella narrativa. Un tipo di storia in grado di intrattenere molto bene il giocatore, nelle tante zone da esplorare del Nord Africa.

Il deserto tunisino

Ambientato nel 1937 impersoneremo i panni di Anastasie Trianon detta anche Tasi, la donna è un archeologa francese che insieme a suo marito Salim avranno il compito di seguire una spedizione archelogica, insieme ad un team specializzato in Africa, e più specificamente nella regione del Sudan che all’allora era una colonia francese.

Durante il volo Tasi ha delle visioni al di fuori del finestrino, qualcosa di oscuro che sta attirando l’aereo al suolo nel deserto tunisino fino a far schiantare il velivolo. Successivamente vedremmo Tasi perdere i sensi e risvegliarsi nella cabina dei passeggeri, nella quale non è presente nessun altro al di fuori della giovane ragazza.

La nostra unica via è la ricerca non solo dell’equipaggio dell’aereo, ma di cercare anche Salim che dalle prime indagini sembra ferito mortalmente e dobbiamo trovarlo e aiutarlo. Ma la ragazza non avrà come unico compito quello di cercare il marito, ma di salvare anche la sua vita e del bambino che porta nel suo grembo.

Le medesime sensazioni

Non nascondo il fatto che ritornare a giocare ad un nuovo Amnesia mi abbia entusiasmato, i primi due capitoli mi hanno colpito molto nelle tematiche da sopravvivenza psicologica. Anche in questo nuovo capitolo dovremmo stare molto attenti alla pazzia della protagonista, che avrà una malattia che vedrà spesso e volentieri incubi terrificanti.

Le meccaniche di gioco non sono cambiate e Tasi deve letteralmente fuggire, da un luogo che vuole solo togliergli la vita e raggiungere la prima figlia avuta da Salim e salvare il fratellino/sorellina. Passeremmo velocemente dal deserto del Nord Africa, a delle grotte al cui all’interno è celato una misteriosa creatura in grado di infondere paura a chiunque entri a contatto con lui.

Capirete ben presto che Tasi non è in grado di fronteggiare questa minaccia, e ha come sola e unica arma di difesa la fuga e la mimetizzazione per evitare ogni scontro possibile. Avremmo a nostra disposizione la solita lampada e molti ( ma non abbastanza) fiammiferi, per illuminare le varie aree del gioco che aiuteranno la stabilità psicologica per l’archeologa francese.

Il disegno è fondamentale

Per quanto sia laureata e sia un archeologa, Tasi è una disegnatrice incallita avendo a sua disposizione una mano fantastica per disegnare. Questa sua abilità le consentirà di portare ogni suo pensiero, indizio o qualcos’altro sul suo diario da viaggio che fungerà anche da pannello di controllo per gestire tutte le informazioni relative al gioco.

All’interno troveremmo ogni oggetto lasciato dai passeggeri e anche le fotografie ritrovate, per capire che cosa sia successo in qualsiasi momento e capiremmo che, Tasi ha perso la memoria per qualche motivo ancora sconosciuto dovremmo ritrovare letteralmente le memorie perdute.

Oltre a questo potremmo vedere costantemente gli obiettivi del nostro viaggio, che cambieranno di volta in volta in modo da capire in qualsiasi momento che cosa fare. Tutto questo permetterà al giocatore di sfruttare al pieno la funzione del diario, che sarà un utile alleato al giocatore per l’organizzazione dell’equipaggiamento e degli obiettivi da seguire.

Un mondo paranormale

Il bello dei titoli sviluppati dalla Frictional Games è che legano, in maniera molto bene l’aspetto storico del gioco al mondo paranormale. Lo abbiamo visto in Penumbra, poi nei capitoli precedenti di Amnesia e all’ottimo titolo in stand alone di Soma ambientato in fondo all’oceano, un po’ come Rapture di Bioshock.

Non a caso Tasi troverà un oggetto dalla forma circolare che ricorderà un orologio da polso, la quale aiuterà la protagonista nell’aprire le porte di un mondo sconosciuto. Questa nuova realtà ricorderà molto la terra di Mordor se non fosse che all’interno ogni persona che vi ha messo piede, è diventata una statua come i soldati che cercavano gli occhi di Medusa.

Questo oggetto fungerà anche da bussola nel mondo spiritico, perché le atmosfere sono così scure da farci perdere l’orientamento e il dispositivo ci aiuterà a captare il portale più vicino. L’essenza del nemico si fa sempre più pesante nelle ore di gioco, che ci porterà a chiedere perché esiste? Chi sono queste creature? Come sono arrivate a noi?

La luce è la nostra unica arma

Come ho già detto precedentemente la fuga è la nostra unica arma, e la luce la nostra unica alleata per sconfiggere non solo le paure ma anche il mostro che si cela nell’ombra. Spesso e volentieri ci porterà fuori strada per farci avere un incubo, o per deviare la strada per sorprenderci più avanti.

L’unico modo per affrontarlo è quello di resistere il più possibile dalla morsa dell’oscurità, e fuggire in un campo di luce realizzato da fuochi da campo, luce del sole oppure da piante che possono emettere luce naturale. Tutti queste fonti di luce saranno estremamente utili per incamminarci verso il prossimo obiettivo, di volta in volta impareremmo cose nuove.

L’aspetto più bello di Tasi è la sua volontà di ferro di non farsi abbattere, di trovare Salim e di ritornare a casa dai loro figli che ricordo uno di essi è nella pancia della francese. Più di una volta vedremmo dei ricordi dei due ragazzi nei momenti più intimi, per capire che loro si amano nel profondo del cuore e voglio aiutarsi l’uno con l’altra in tutte le situazioni della vita.

Non mollare mai

Per quanto siano passati circa 7 anni dall’ultimo episodio di Amnesia sembra che non siano passati affatto, l’essenza del gioco non è cambiata minimamente e la storia riesce coinvolgere molto bene. L’aspetto che forse avrebbero dovuto curare di più, ma è solo un dettaglio marginale, è la poca incisività del mostro di turno.

Se lo vedremmo spesso e volentieri è verso la fine, all’inizio sarà solo uno spirito in cerca di una nuova anima, da attirare verso di se e non incute particolare paura o angoscia. Almeno è quello che ho provato io nel giocarlo e devo dire che, non mi ha spaventato più di tanto e ho provato un po’ di ansia per non farmi prendere e di continuare l’avventura.

Ma per chi ama i giochi horror con meccaniche stealth, e sopra tutto ha dei bei ricordi legati ai capitoli precedenti di Amnesia, nel Rebirth non sarà deluso anzi si divertirà parecchio. Non a caso è un ottimo gioco che ha dei collegamenti con i precedenti episodi, non pesanti ma qualcuno lo troveremmo nel corso dell’avventura.

Sull'autore

Giacomo Lambertini

Cresciuto con pane, videogiochi e fumetti cresce con una voglia smisurata di raccontare ciò che più gli appassiona a chiunque.