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Atelier Firis: The Alchemist and the Mysterious Journey è l’ultimo titolo della saga Atelier, che in patria ha sempre avuto un riconoscimento grazie al suo tema particolarmente interessante. L’alchimia, un concetto che ha sempre interessato il mondo fin dalla sua prima entrata in scena, assume una forma più delicata e meno contorta in Atelier Firis (basti pensare a Full Metal Alchemist), rendendo l’opera una fiaba con colori dolci e rilassanti. Non è necessario recuperare i titoli precedenti, salvo forse per Atelier Sophie, visto la presenza dei due personaggi principali.
La trama segue le vicende di Firis, una giovane ragazza reclusa in un villaggio situato dentro ad una montagna che, con la sue abilità particolari, sogna di lasciare una volta per tutte la sua abitazione, partendo così all’avventura. Purtroppo, la ragazza si dimostra essere decisamente troppo debole per ciò che il mondo presenta, quindi i genitori la trattengono per non farla incappare in pericoli troppo grandi per lei, e per questo si vengono a creare attriti in famiglia. Sarà l’incontro con Sophie a cambiare le carte in tavola…
L’avventura di Firis, un mondo da esplorare
Il gameplay di Atelier Firis si divide in tre sezioni più o meno importanti: la prima riguarda l’esplorazione, il punto centrale per la longevità del gioco, che porta a setacciare le mappe in cerca di sub-quest o di materiali particolari utili per l’alchimia. L’alchimia è il secondo punto, dato che pur essendo piuttosto semplice, presenta diverse varianti in base all’utilità dell’oggetto, incentivando con il suo sistema a livelli a creare sempre di più. I combattimenti sono infine l’ultimo punto, e anche quello più dolente. Benché siano soltanto un elemento di contorno del gioco, il battle system è veramente poco curato, risultando piuttosto semplice e ridondante (anche se mostri diversi offrono anche sfide diverse).
Il mondo da esplorare non è complesso, non ci saranno passaggi segreti, ma non mancherà la componentistica di avventura che ti porterà ad osare e ad andare oltre anche se le tue risorse non te lo permettono. Meritevole di attenzioni è anche il sistema dell’atelier, che possiede diverse meccaniche che si evolvono man mano che la storia prosegue, come quella ad esempio di arredarlo come più ci piace. La gestione delle condizioni del tempo è decisamente ben curata, nonostante la sua semplicità, causando al giocatore dei malus in base allo stato del cielo: nebbia e pioggia alterano le capacità di Firis, dandole scarsa visibilità e quindi maggiore possibilità di incappare in mostri indesiderati.
Al di là di questo, il gameplay in sé è veramente lento a partire, perdendosi in un’introduzione veramente poco interessante a causa della sceneggiatura che, seppur semplice e piacevole, non ha la forza di trascinare il giocatore nella sua narrazione. Difetto che tuttavia si attenua proseguendo con il gioco. La mappa, pur non mancando di risorse, risulta essere poco interattiva e limitata, costringendo il giocatore a ripetere quelle tre o quattro azioni imposte dal gioco. Siamo lontani dalla libertà vera e propria, ma ci possiamo accontentare.
Una fiaba dai colori sfumati che richiama l’infanzia
L’ambientazione fiabesca e il design molto infantile dei personaggi (decisamente improntato su un aspetto “moe”) costruiscono tutta l’atmosfera del gioco, che si rivela essere un’avventura fatta di esplorazione e piena di curiosità. Il mondo di Firis non si dimostra essere affatto complesso, anzi, prende a piene mani dai classici videogiochi e racconti fantasy rimescolando tutto per proporli in modo più leggero, quasi come per creare un perfetto castello in aria fatto di dolci e caramelle. Al contrario di ciò che si può pensare, questa combinazione funziona anche troppo bene, incantando il giocatore in un mondo magnetico che non gli permette una facile fuga dalla routine quotidiana.
Il sistema di cronometraggio del tempo aiuta ancor di più l’immedesimazione, facendo impegnare Firis in modo che nessun giorno vada realmente perduto. Un sistema che, benché abbia trovato fallace in alcuni giochi come Dead Rising, qui riesce ad affascinare ulteriormente, dando l’impressione di essere veramente la protagonista in procinto di avverare il suo sogno. L’immedesimazione con l’atmosfera del gioco è dunque uno dei punti cardine di questo Atelier Firis.
Nella produzione di Gust non avremo inoltre i soliti personaggi spocchiosi che ormai ci accompagnano come stereotipo in tantissime opere nipponiche e non: niente sorella odiosa, niente rivale piena di invidia e odio. Il mondo puramente fiabesco di Firis mantiene la sua forma in qualsiasi aspetto, dando una forma sì molto dolce e zuccherosa, ma paradossalmente anche più realistica sotto certi punti di vista. L’odio è stato sostituito con l’amore, mostrando il lato positivo del genere umano in qualsiasi situazione.
La qualità grafica è, purtroppo, uno dei problemi che sta massacrando l’industria giapponese dei J-RPG e simili. Con il voler fornire una versione PS Vita al pubblico, i giochi per console fissa ne risentano continuamente, offrendo una grafica per niente al passo con i tempi, semplice e ovviamente arretrata. Poco realismo, ma anche diversi problemi di illuminazione degli oggetti e delle ombre, che spesso appaiono o scompaiono in alternanza, confondendo il giocatore. Le illustrazioni, nonostante la grafica del gioco sia insufficiente, presentano una qualità visiva veramente alta, con colori che incantano e che rendono vivi i momenti più importanti della storia. Un aspetto curioso è dettato dalla schermata di caricamento che, talvolta, presenta degli effetti sfocati decisamente fastidiosi.
A coronare il tutto vi è una soundtrack decisamente melodica e orecchiabile, aggiungendo all’atmosfera un ulteriore tono rilassante, accompagnando gli avvenimenti con leggerezza e complicità, grazie al loro perfetto abbinamento con la storia. Il doppiaggio inglese, inoltre, seppur con alcune note positive, si rivela essere insufficiente in confronto alla sua controparte giapponese, mostrando un’alienazione totale da parte dei doppiatori nei confronti dei personaggi, non rendendogli giustizia.
[stextbox id=”alert” caption=”COMMENTO FINALE”]Atelier Firis è un J-RPG che vale assolutamente la pena di comprare, anche solo per spezzare l’ondata di tensione dei giochi che ci hanno accompagnato nel 2016 e in questa prima parte di 2017. Per quanto possa catturare il giocatore e sembrare meraviglioso sotto molti aspetti, Atelier Firis presenta dei difetti e per certi versi è fin troppo leggero per essere preso seriamente. Tuttavia, questo suo aspetto fa di Firis ciò che è, confermando il fatto che la serie degli Atelier è una piccola perla andata persa nel mercato italiano dei videogiochi che va assolutamente recuperata. Un gioco positivo, magico e decisamente accattivante.[/stextbox]