Batman #71 – Recensione

Batman
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Ci siamo finalmente. Batman è giunto a quella fase editoriale in cui lo scontro con Bane è inevitabile. Abbiamo atteso dal 2016 questo momento in quanto bene o male, ma è qui che cercava di andare Tom King con la sua sceneggiatura. Sapere che lascerà il personaggio dopo il numero 85 fa poi capire l’importanza di quest’ultima grande e importante run, che nel bene o nel male, ma riesce a trasmettere già da adesso la direzione finale che vedremo. Dispiace non poter vedere il vero finale dell’epoca King, ma mi farò bastare questi ultimi 14 numeri. Iniziamo con questo Batman #71.

Batman non si trova più in preda ai propri incubi che lo hanno portato nel corso dei 10 numeri ad affrontare se stesso e le sue paure. Ora il Cavaliere si trova nel mondo comunque, popolato dagli amici e dai nemici. La famiglia acquisita si preoccupa per Bruce e qualcuno cerca di giustificare fino all’ultimo le sue azioni e le sue motivazioni. Qualcuno cerca delle prove su Bane e qualcuno tenta perfino di avere un dialogo con Batman. Sembra però che il Cavaliere Oscuro non sia più lo stesso e che anche attualmente sia in preda a degli incubi che non lo lasciano andare.

Tom King crea un numero di transizione in cui non transita niente e in realtà alla fine dell’albo ci si fanno più domande che altro. In fondo abbiamo atteso per più di 10 numeri l’inizio di qualcosa di che creasse l’effetto “WOW” e alla fine ci ritroviamo con qualcosa che in realtà sembra l’ennesimo incubo. Nonostante questo, i dialoghi continuano a conquistare grazie alla bravura di King e personalmente ho apprezzato il modo in cui sono stati trattati alcuni personaggi.

Le matite di Mikel Janin accompagnano in modo deciso e parecchio interessante i testi di King. L’uso dei colori flat vince sulle varie sfumature, quasi come se fosse una celebrazione pop. A colpire maggiormente sono alcune vignette che costruiscono delle scene esteticamente elaborate e ben equilibrate. I volti dei personaggi meriterebbero forse di più cura, ma in linea generale si tratta di tratto che gioca molto sulla fisicità intesa nella sua interezza.

Sull'autore

Rostislav Kovalskiy

Un non troppo giovane appassionato di tutto quel che ruota attorno alla cultura POP. Vivo con la passione nel sangue e come direbbe Hideo Kojima "Il 70% del mio corpo è fatto di film".