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La casa editrice Il Castoro ha intrapreso un interessante percorso con la casa editrice DC Comics ormai da un po’ di tempo. In fondo, si tratta del posto perfetto per la pubblicazione di storie dedicate a un pubblico più giovane e su queste pagine vi ho parlato di praticamente tutti gli albi usciti fino a questo momento. In attesa del prossimo volume di Gabriel Picolo e Kami Garcia dedicato a Raven e Beast Boy, eccomi a parlarvi una storia che stride leggermente rispetto alle altre. Si tratta di Black Canary: Il Potere della Voce di Meg Cabot, Illustrata da Cara McGee.
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Tutti conosciamo Dinah Lance, alias Black Canary, che grazie alla sua voce riesce a combattere contro il crimine e ad affiancare gli eroi che conosciamo dell’universo DC. Ovviamente stavolta abbiamo a che fare con la giovane versione di questa stessa eroina, cresciuta in una realtà alternativa. Si tratta un po’ della stessa strada percorsa da Harley Quinn, Wonder Woman e Batgirl.
La giovanissima Dinah frequenta una scuola come tante altre e con le sue amiche ama suonare la chitarra e a cantare. Ha le sue passioni e le sue paure, ma il desiderio di diventare una poliziotta la porta a discutere con suo padre, che opera nelle forze dell’ordine forse nella città più pericolosa del pianeta, Gotham. Tutta la vita della giovane ragazza cambia radicalmente quando attorno a lei iniziano a capitare degli incidenti.
Bisogna dire che questo graphic novel è forse il più debole di quelli visti fino a questo momento. Questo però perché ha un suo target che alla fine viene rispettato. Dinah è un personaggio tanto interessante quanto semplice e può conquistare i lettori più giovani che troveranno in quella ragazza un modello da seguire. Meg Cabot riesce a creare un’ottima sintonia tra la protagonista e le sue amiche e in un frangente vediamo anche una piccola lite, come se ne fanno tante a quell’età.
Leggendo quest’albo mi sono venute le avventure delle Totaly Spies e di altre opere simili che possiedono le stesse potenzialità e delle meccaniche similari.
Lo stile di Cara McGee colpisce grazie alla sua deriva orientale. Questa sensazione la si ha leggendo quasi ogni pagina visto che i volti hanno le caratteristiche di un manga. Ciò crea una sensazione giovanile che diverte durante la lettura. I volti parlano grazie alle grandi emozioni che l’autrice riesce a dare ai propri personaggi. Purtroppo non tutte le figure riescono bene in questa parte e talvolta risulta difficile capire cosa pensa il padre della protagonista. Ogni cosa è al suo posto, ma personalmente mi sarebbe piaciuto vedere più background con dei dettagli leggermente maggiori. Anche così però la parte grafica rappresenta l’apice della storia.
Infine sono da menzionare i colori utilizzati in tutte le vignette. Le tonalità flat donano una certa delicatezza a Dinah e alle sue amiche.