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Sfogliare Bloodshot è un qualcosa che lascia il segno, questo è poco ma sicuro. Un eroe atipico programmato per uccidere e capace di violare qualsiasi apparecchio elettronico. Eppure questo personaggio in poco tempo è riuscito ad entrare in me e diventare tra quelli più amati. La sua psicologia e le sue azioni sono sicuramente quelle di un enti-eroe e forse ad attirarmi è stato anche questo spirito ribelle e ferito che poi cercherà una vendetta, ma senza oltrepassare quel confine che lo rende in automatico un mostro.
Harada deve morire
Con il terzo volume ci siamo fermati con la cattura di Bloodshot da parte di Harada e quindi con la cattura dei bambini psioti. C’è però dell’altro, perché il PSN (Progetto Spirito Nascente) vuole riavere il proprio prodotto in quanto contenitore dei naniti, con i quali Harada potrebbe letteralmente cambiare le sorti del mondo. A questo proposito viene riformato il team H.A.R.D., con Palmere alla guida. Riluttante della nuova collaborazione, l’uomo scopre che i suoi compagni d’armi sono dei dilettanti. Carne da macello del PSN, che vuole solo riavere Bloodshot. Da questa premessa partirà una missione che unirà alcuni membri, creerà dei nuovi attriti, ma sopratutto, darà l’inizio a qualcosa di davvero strano. Un team che potrà essere esplosivo.
PSN… pure
I testi di questo Bloodshot sono stati affidati a qualcuno che attualmente si trova sulla bocca di tutti, Christos Gage. Egli infatti sta scrivendo l’evento Spider-Geddon e oltre a questo anche la sceneggiatura del videogioco Spider-Man in uscita a settembre su Playstation 4. Ecco, Gage conduce una partita molto action e violenta in questo numero, che in realtà è la raccolta di più numeri canonici statunitensi. Bloodshot continua a essere una macchina assassina perfetta, ma allo stesso tempo si tratta anche di un fedelissimo soldato che rispetta l’onore e i propri compagni. Gage riesce inoltre a descrivere alcuni personaggi secondari, senza dare un giusto valore ad altri però.
Per la parte artistica invece abbiamo in prima linea l’italianissima Emanuela Lupacchino, che in qualche capitolo viene sostituita da Joseph Cooper. Lo stile di Emanuela è chiaro e si mette in mostra con un tratto molto sottile e preciso in cui i dettagli giocano la differenza. Viene data una grande espressività agli occhi del bianco protagonista, ma anche le espressioni facciali fanno il loro dovere, anche se poteva essere resa di più questa particolarità. Per quanto riguarda invece i combattimenti, come in tante opere statunitensi, si sente un po’ troppa staticità, che in questo caso risulta essere anche maggiore rispetto al solito.