Bravely Second: End Layer – Recensione

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Bravely Default ha sorpreso tutti fin dal suo esordio. È stato un vero e proprio ritorno alle origini di un genere ancorato da una musica affascinante, sistema di gioco efficace e personaggi carismatici. Va puntualizzato che negli ultimi anni i giochi di ruolo nipponici e tradizionali hanno mitigato quello spessore che giungeva al loro apogeo durante l’epoca degli anni d’oro di console. Quella marginalizzazione si può rilevare nel cambiamento nei gusti, o magari nella sua staticità: pochi sono gli sviluppatori mirati ad adempiere ai gusti attuali, all’unico tentativo di abbracciare più tipologie di utenze, evolvendo il genere stesso, senza sdrucciolare in una perenne instabilità. Rammentiamo la compagnia nipponica stessa, Square Enix, con la sua punta di diamante: Final Fantasy XV.

Tra vecchio e nuovo, l’allora titolo annunciato quasi una decade fa passa in una nuova fase di gestazione, promuovendo il nuovo e mantenendo vivido tale categoria di titoli. Eppure, queste produzioni conservatrici sembrano ravvivare tutt’oggi, peculiarmente sulla console portatile di “mamma” Nintendo. Dopo il superlativo trionfo in patria, sbarca da noi Bravely Second, che riecheggia in tante prospettive la scia del primo capitolo, apportandone varie migliorie e semplici contenuti aggiuntivi.

Un mondo familiare

Due anni e mezzo successivi agli eventi del primo capitolo, Agnès Oblige consegue il ruolo di papessa, ma si troverà in una condizione a dir poco opprimente: un misterioso cavaliere di nome Kaiser Oblivion mette al tappeto la guardia reale del castello e rapisce la giovane Agnès, recludendola in una fortezza, scaraventando così Luxendarc in un vortice di caos. Toccherà a noi ristabilire la pace e salvare la papessa dell’Ortodossia con l’aiuto dei nostri eroi, specialmente con un nuovo personaggio di zecca, Magnolia Arch.

Un mutamento appare evidente riguarda la sceneggiatura, in quanto nel corso dello sviluppo diversi subentri sono avvenuti: dietro al racconto di Bravely Second si celano nuovi autori, tra cui Tomoya Asano, impreziosendo lo stesso universo con tenacia narrativa. Faremo le vecchie conoscenze, ovviamente, a livello di personaggi e locazioni; d’altro canto ci apprestiamo pur sempre a parlare di un sequel diretto. Nessun stravolgimento è stato quindi effettuato, se non qualche ritocco per quanto concernono le ambientazioni. Appellandoci in particolare alla narrazione, vale la pena ammonire che, seppur possa essere luminosa e coerente, tende a diventare complessa e devia più volte il tema principale, al punto da annoiare i giocatori. È impetuosamente un elemento comune nei giochi di ruolo, certamente, ma schiettamente potrebbe non essere molto attraente.

Bravely Second

Il coraggio di provarci per la seconda volta

Il sistema di gioco è rimasto pressoché monocorde, nondimeno gode un’aggiunta di una dozzina di classi al job system, con orde di abilità inedite utili per personalizzare i nostri personaggi. Tra queste risalta il Guardiano, abile nel sfruttare appieno i poteri delle anime per sferrare attacchi devastanti al nemico, l’Esorcista, nel ripristinare i punti vita e magia di un turno precedente, il Cocchiere, funzionale nella padronanza delle armi per facilitare lo scontro. Da menzionare poi il Gattomante, determinante nell’apprendimento delle tecniche nemiche, il Pasticcere, atto a debilitare i mostri con insanabili dessert, il Vescovo, il quale sprona gli incantesimi per raddoppiarne la potenza, lo Schermidore, unico che cambia la posa per sfoggiare attacchi più potenti, e l’Astrologo, acuto con la sua magia astrale per supportare i compagni.

Bravely Second presenta a ogni buon conto aspetti tecnici in grado riempire l’occhio a qualsiasi giocatore per il mirabile lavoro dietro. In fondo, è un’incarnazione che mantiene solo l’eredità del predecessore: lo si nota in maniera sfolgorante da molteplici aspetti. Il sistema di combattimento, infatti, rimane fedele e dà continuità alla meravigliosa struttura che lo ha preceduto. Tutto si concentra senza ombra di dubbio sulle opzioni “Brave” e “Default”: offrono la possibilità di trasportare fino a quattro i BP, e devono essere spesso alternati e misurati, per accumulare i punti desiderati in modo da conferire la possibilità di ridurre l’impatto gravoso degli attacchi nemici. C’è peraltro l’evenienza di incrementare la velocità di combattimento, così come la combinazione di attacchi per poi riprodurli automaticamente, correndo però un grosso rischio di rimanere a secchi. Tuttavia, questo nuovo J-RPG vanta di un beneficio: al termine delle battaglie sorge la possibilità di raddoppiare i premi, chiedendoci di accettare una nuova lotta, questa volta più difficile, permettendo di farci salire di livello con più facilità.

J-RPG che vince non si cambia

Le missioni secondarie ci rievocano alla mente i vecchi dungeon e boss, in altri termini i custodi degli asterischi. I nemici, più di quest’ultimi, sono coloro che ci danneggiano maggiormente, ma sta a noi decidere la frequenza e l’alternanza tra i combattimenti. Tuttavia non si emargina l’occasione di sbloccare di volta in volta la classe più pertinente nel nostro caso. Per non citare un altro aspetto, sarà possibile ripetere tali missioni, con un contegno più sintetico, per rifocillarci delle classi nella quale avevamo precedentemente rinunciato.
C’è un minigioco particolare e gestionale che consente di restaurare la terra natia di Magnolia, grazie anche all’aiuto dello StreetPass.

Dal compimento saranno fruibili nuove creazioni di mosse e tecniche speciali, oggetti da acquistare da un rivenditore che si incontra nei dungeon, di preciso nel momento in cui accingiamo a combattere contro un boss. Un altro, anche se è aneddotico, si concentra sulla cucitura delle bambole di pezza, da rivenderli per radunare spiccioli necessari per utilizzarli da vari mercanti. Nulla di eclatante in gran parte, per chiunque abbia messo le mani sul precedente episodio. Comunque è vero e poco equivocabile: la formula Bravely Second è coincidente, ciò implica che può tuffarvi in un’esperienza altrettanto soddisfacente.

Lo stile grafico ritorna in piena forma: insomma, non c’era da aspettarsi niente di più. Colorato e luminoso, toccato in maniera elegante, sembra di sfogliare un libro illustrato. I doppiaggi possono godere sia della lingua inglese che giapponese. Un altro punto di forza è il lato artistico: particolari degni di nota sono le città, strutturate con un tocco ad acquerello da un fascino particolare. Purtroppo l’impalcatura sonora perde della sua immensa qualità e brillantezza. Occhio: non mettiamo in dubbio la sua impalpabile armonia, si sposa con l’atmosfera degli scenari, ma appare essere molto meno incisiva rispetto al Default.

Bravely Second gameplay

Bravely Second è tutto sommato un vigoroso gioco di ruolo ben predisposto. La missione di ripetere il successo non era facile: ne esce fuori un’inevitabile conferma, in grado di appassionare sempre e comunque gli appassionati irremovibili, di un’era generazionale passata. Tuttavia, la miscela di vecchi e nuovi tra personaggi e ambientazioni, funziona abbastanza bene, anche se il risultato avrebbe potuto essere più fastoso. Ciò non significa che non sarete affascinati dal livello contenutistico che il titolo ruolistico offre. Il sistema di combattimento potrebbe essere ancora una gioia per i vostri occhi. Urge sennonché meditare che sarebbe stata necessaria una storia più raffinata con soverchie inclusioni che non si limiterebbero ad essere meri esigui arricchimenti. Dopotutto il gioco di per sé rimane una delle offerte più convenzionali per la console di Nintendo.

Sull'autore

Luigi Fulchini

Studente e uno dei fondatori di HavocPoint.it. Scrive di videogiochi.