Conan il Cimmero: La Cittadella Scarlatta – Recensione

Conan il Cimmero: La Cittadella Scarlatta
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Conan il Barbaro è uno di quei personaggi che riconduce la nostra mente a quel grosso omone pronto a lottare e uccidere i propri nemici. Un protagonista valoroso di una serie di racconti d’immensa importanza. La letteratura di Robert Ervin Howard ha infatti dato vita a un mondo vivo, vegeto e immenso, che tutt’oggi viene rammentato come quello che potrebbe tenere testa tranquillamente a quello del buon Tolkien. Non sta a me decidere se sia vero o meno, però e oggi sono qui per parlarvi dell’ultima fatica di Luc Brunschwig ed Étienne Le Roux con un sempre più crudo Conan il Cimmero.

Partiamo con il principio. Il racconto la Cittadella Scarlatta è tratto dall’omonimo romanzo pubblico nel lontano 1933. La storia vede un esercito in marcia verso l’Aquilonia e il loro re, Conan, intrappolato nei sotteranei dallo stregone Tsotha-Lanthi. Nemmeno dopo aver preso le chiavi dai propri carcerieri l’ormai stremato, ma determinato Cimmero non riesce a fuggire subito dalla sua prigione, che sembra non avere alcuna fine. D’altro lato, però, le truppe dello stregone sono in viaggio verso l’Aquilonia, pronti a maciullare ogni forma di vita. Il nuovo governo cittadino si mette subito sulle sue e prende delle decisioni piuttosto stupide, ma intanto il male è ormai vicinissimo alle mura.

La potenza creativa di Howard risuona forte nella sceneggiatura veloce, potente e cruenta di Luc Brunschwig. L’autore dipinge un Conan ormai in età, ma ancora pieno di forze e di rabbia, la stessa che lo condotto fino a quel punto. I passaggi sono un veloce susseguirsi di eventi in cui i dialoghi hanno una parte preponderante, con alcuni picchi verso l’inizio della storia. Le conversazioni tra i personaggi riescono a dare comunque una giusta prospettiva del mondo in cui essi abitano ed è facile vedere la differenza con La Selvaggia Spada di Conan il Barbaro edito da Marvel. A sottolineare e marcare questa differenza ci sono anche le matite di Étienne Le Roux. Un tratto preciso, ma che evidenzia la malvagità dei personaggi, il loro carattere forte e quelle scene crude e nude da togliere il fiato. Questa dimostrazione avvicina in effetti l’opera a fumetti ai romanzi, creando una netta differenza con il resto delle trasposizioni.

Sull'autore

Rostislav Kovalskiy

Un non troppo giovane appassionato di tutto quel che ruota attorno alla cultura POP. Vivo con la passione nel sangue e come direbbe Hideo Kojima "Il 70% del mio corpo è fatto di film".