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Abbiamo lassciato la situazione DC in dopo il numero 1000 in modo piuttosto insolito con un Arkham Knight pronto a mettere a ferro e fuoco la città di Gotham. In effetti nel numero successivo si è visto il cavaliere fare a pezzi Batman e successivamente rapire suo figlio, Damian. Stavolta siamo a un punto importante della trama che potrebbe dirci qualcosa in più sull’identità del personaggio. Almeno questo è quello che pensavano tutti. La realtà è ben altra però e lo si scopre in Detective Comics #1003.
Damian è in trappola nell’antro del Cavaliere di Arkham e alcune cose sembrano stranissime. La cosa che era già chiara è la volontà del nuovo villain di portare il giovane Robin dalla propria parte, ma non è cosi facile rompere un ragazzo cresciuto da Batman e avente per madre Talia. Il momento decisivo sarà quando il padre e il figlio si incontreranno e scopriranno il luogo che dovranno visitare, con un nuovo colpo di scena. Si tratta di una tecnica narrativa che mi piace molto, ma allo stesso modo mi snerva perché mi obbliga ad aspettare troppo tempo prima della lettura del nuovo albo.
I personaggi comunque stanno iniziano ad agire nel proprio modo abbastanza classico e il team tra il padre e il figlio diventa sempre più unito e forte. Il numero è comunque una transizione pura verso la futura azione, che vedremo tra due numeri secondo me.
Peter J. Tomasi sa come giocare con il proprio personaggio e lo dimostra da parecchi episodi. Si tratta di uno sceneggiatore tutto d’un pezzo che gioca con le classicità di un eroe che non si stanca mai di combattere. Probabilmente l’errore potrebbe avvenire nel futuro qualora non si avverassero delle buone conseguenze degli eventi che stiamo vivendo. I dialoghi spesso sono brevi e taglienti, ma si tratta di una necessità per mostrarci più cose in un singolo volume.
Brad Walker continua la sua direzione presa ancora tempo fa con la gestione dei personaggi. Viene data molta importanza alla fisicità dei personaggi e ai volti, che effettivamente giocano un grande ruolo in questa storia. I personaggi sono infatti davanti ai paesaggi, anche quando questi dominano tutto il circondario.