Devil May Cry 5 – Recensione

Devil May Cry 5
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A più di dieci anni dall’ultimo capitolo (e 6 dal capitolo reboot) torna finalmente l’ammazza demoni preferito di tutti (sorry Nero).  Ebbene questo sembra essere l’anno dei grandi ritorni: dopo Kingdom Hearts 3, ritorna anche l’acclamatissimo Devil May Cry con il suo quinto capitolo. In quanto a qualità però la serie non è stata sempre al top e lo sappiamo bene, questo capitolo dove si sarà posizionato secondo voi?

“Son figo e bello. Guarda il mio capello.”

Jackpot!

Sì, senza dubbio la fama della serie non è dovuta in larga parte alla sua trama. Ma è altrettanto possibile fugare i dubbi sul fatto che una trama ci sia, e in questo capitolo raggiunge vette che Devil May Cry 4 può solo sognare. Innanzitutto, uno dei grandi problemi risolti da Devil May Cry 5 è stato quello della caratterizzazione di Nero che, a mio avviso, nel quarto capitolo era fin troppo povera. Adesso ha una personalità tutta sua, non è più una versione contraffatta di Dante. Certo, qualche similitudine possiamo trovarla ancora, ma è stato reso più vivo e unico in questa istanza. Nico, nuovo personaggio introdotto in questo capitolo, si è rivelata anch’ella un ottimo personaggio, risultando in definitiva il migliore dei personaggi femminili rappresentati in questa quinta iterazione della saga. Lady e Trish, purtroppo non sono state graziate dalla competenza, coerenza e dalla buona scrittura viste per gli altri personaggi. Quelle che erano ammazza demoni con nulla da invidiare ai personaggi maschili della serie, qui, non sono altro che un ricordo di quello che erano. Ciò che rimane di loro è lo stereotipo di donzella in pericolo che deve essere salvata dal mezzo demone di turno. Poi c’è V, anche lui un nuovo personaggio, però un po’ più difficile da inquadrare, poiché fino alla fine rimane nel suo alone di mistero e, quando scopriamo le sue vere intenzioni… beh dovrete scoprirlo da soli. La “star” del gioco resta comunque Dante, il nostro ammazza demoni preferito, figlio del leggendario cavaliere nero Sparda. Dante è rimasto come lo ricordavamo, estremamente fiducioso  delle sue capacità, un po’ provocatorio ma in definitiva più “umano” di quanto si possa immaginare.

Questi sono tutti inseriti all’interno di una narrazione scorrevole, suddivisa nelle classiche 20 missioni. Non mancheranno colpi di scena vari, racchiusi soprattutto nelle ultime missioni, ad aggiungere un po’ di pepe al tutto.

BANG BANG BANG

Il focus principale di Devil may Cry 5 resta ancora quel gameplay frenetico che da anni si porta dietro. Il livello di perfezionamento raggiunto da questo capitolo è qualcosa di appagante. Cosa più “pubblicizzata” tra le novità presenti qui è sicuramente la presenza di tre personaggi giocabili. A Dante e Nero di Devil May Cry 4 si aggiunge il misterioso V a sfoltire le schiere di demoni che ci ritroveremo di fronte. Nero resta, senza dubbio, il personaggio più “semplice” da utilizzare, senza però sminuire affatto le sue abilità. Certo, usare Dante è un altro paio di maniche, ma Nero ha comunque subito un’evoluzione del suo stile di combattimento. Ovviamente, gran parte del lavoro è svolta dai vari Devil Breaker, tutti diversi tra loro e ognuno utile a modo suo. Questi sostituiranno il devil bringer di Nero nel modo migliore immaginabile. Unico difetto – anche se è una scelta di design, quindi c’è poco da lamentarsi – è il fatto che sia impossibile cambiare devil breaker se non distruggendo quello che si indossa al momento. Tuttavia, questo non fa altro che stimolare il giocatore a creare una “strategia” sui devil breaker da portare e sull’ordine in cui impostarli. Infine, per Nero, posso dire che riserverà una bella sorpresa soprattutto nel giocarlo in run successive alla prima.

V, invece, si dimostra essere una ventata d’aria fresca nel mondo di Devil May Cry. Anche questo personaggio è abbastanza “semplice” nell’utilizzo se paragonato al cacciatore di demoni per eccellenza. La particolarità di V, però, è quella di non essere adatto al combattimento ed infatti non sarà lui ad impugnare armi e a falciare demoni, per questo ci saranno Griffon, Shadow e Nightmare. Questi tre sono demoni (che fanno chiaramente eco a dei boss affrontati a Mallet Island nel primo Devil May Cry) combatteranno al posto di V, che si limiterà ad inferire il colpo di grazia con il suo bastone. Mentre Nightmare è legato al Devil Trigger di V, Griffon e Shadow, invece, saranno rispettivamente i suoi attacchi a distanza e quelli ravvicinati e, come tutti, avranno una barra di vita e finiranno in “stasi” se questa si consuma.

Per finire non poteva mancare il caro vecchio (vecchissimo) Dante. Il nostro cacciatore di demoni preferito è come lo ricordavamo, un po’ più complicato da utilizzare, ma davvero soddisfacente una volta padroneggiato. I quattro stili sono rimasti invariati: Trickster, per movimenti veloci e schivate di fortuna; Gunslinger, per usare le nostre armi da fuoco in modi fantasiosi e stilosi; Swordmaster, per sferrare attacchi devastanti con le nostre armi da mischia; e Royalguard, per diventare letteralmente intoccabili. Una volta che riusciremo a concatenare attacchi e cambi di stile repentini (senza che la tendinite abbia la meglio) raggiungere lo stile SSS sarà una bazzecola. Ovviamente, Dante non si limiterà nell’uso delle sue armi principali ma, come ai vecchi tempi, ne avremo a disposizione più di una, sbloccabili durante il corso del gioco.

La moto esteticamente scorretta

Pull my Devil Trigger

Il comparto tecnico del gioco è forse il punto in cui, più di tutti, sono palesi i passi in avanti. Graficamente il gioco è da urlo, i personaggi sembrano (e sono considerando il fatto che sono degli scan di attori veri) veri. Le espressioni facciali che vediamo li rendono più vivi che mai. Ammetto che il nuovo aspetto di Dante, inizialmente, mi ha fatto un po’ storcere il naso, è molto diverso rispetto all’originale, ma se questo cambiamento ha portato ai risultati che ho visto, beh non posso che accettarlo. Ai fantastici personaggi si aggiunge anche la bellezza delle ambientazioni che, però, non sempre sono accompagnate da un ottimo level design. Infatti, quasi la metà delle missioni (quelle non ambientate in città per intenderci) sembrano essere solo dei corridoi, verticali o orizzontali che siano. Fortunatamente, però la maggioranza delle mappe non presenta questo problema.

Ovviamente, poi, non può mancare una menzione al comparto audio del titolo. Da questo punto di vista la qualità di Devil May Cry 5 tocca le stelle, Devil Trigger è stupenda (anche se ancora non riesco a “dimenticare” Taste the blood e Shall never surrender), ce ne vorrà di tempo affinché vi stanchiate di riascoltarla, sempre detto che ciò accada, ovvio.


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