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Il deserto è un po’ come l’alta montagna. Sono due luoghi magnifici, colmi di mistero e di leggende, ma altrettanto inospitali e pronti a ucciderti in ogni istante. Con il primo film dedicato a DUNE e firmato da Denis Villeneuve abbiamo visto un inizio epico, ma pacato, cadenzato da momenti di lunga attesa e di relativa filosofia del pianeta delle sabbie. Un film che catturò l’attenzione del pubblico grazie a una moltitudine di personaggi, di eventi e di intrighi che nacquero grazie alla mente creativa di Frank Herbert, la cui memoria continua a echeggiare attraverso le Dune del pianeta Arrakis e i suoi abitanti. Dune Parte Due è stato un film tanto catartico quanto magnificamente mastodontico, capace di catalizzare l’attenzione del pubblico dall’inizio alla fine.
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La trama riprende praticamente dopo la fine del primo e quindi vediamo Paul con sua madre in viaggio con Fremen attraverso le dune del pianeta Arrakis. Un viaggio breve, ma non privo di pericoli vista la massiccia presenza delle truppe Harkonnen sul territorio. È però quando si arriva nel quartier generale Fremen che ci si rende veramente conto dei futuri cambiamenti per Paul, per sua madre e per tutto il pianeta. Accolto come un profeta da una parte dei Fremen religiosi e detestato da quella più razionale, il giovane ragazzo dovrà lottare per farsi un nome di tutto il rispetto e soprattutto dovrà cercare di crearsi un proprio esercito.
Anche gli Harkonnen intanto non restano fermi e in questa grossa scacchiera nuovi pezzi iniziano a muoversi e nuovi volti comparire. Volti spaventosi, volti delicati e altri ancora assetati di sangue. Ogni personaggio di questa serie insegue un proprio obbiettivo ed è pronto a tutto pur di conquistarsi il pianeta ricco di spezia.
Scritto a quattro mani da Denis Villeneuve e Jon Spaihts, Dune Parte Due colpisce fortemente per una scrittura che si distanzia totalmente dal primo. Gli eventi accadono qui in rapida successione e si finisce per guardare lo schermo senza accorgersi del tempo che sta passando. Ogni personaggio subisce una grande evoluzione, diventando talvolta lo spettro di se stesso. In alcuni casi soprattutto, la storia spinge sulla potenza evocativa dei temi religiosi, trattandoli in modo maturo e realistico e in questo modo facendoci capire qualcosa in più del mondo creato da Herbert.
Sul piano politico questo film è un’ottima rappresentazione delle grandi superpotenze che si contendono il territorio ricco di elementi necessari per continuare a diventare ancora più grandi. La politica stavolta gioca un ruolo cruciale perché non ci sono solo i Fremen, gli ultimi Atreides e gli Harkonnen in gioco. Ci sono ingranaggi e meccanismi che si scoprono lentamente, mostrandoci un puzzle di proporzioni gargantuesche. Eppure un difetto in tutto ciò c’è ed è la battaglia finale, in cui non si percepiva al livello scritturale un vero pathos da provare. Mancava una forte emozione. Altresì provo un dubbio riguardo un personaggio in particolare la cui presenza in questo film è stata fin troppo esigua se confrontata con il libro.
In questo clima si muove un protagonista che crede in se stesso ed è motivato da un forte desiderio di vendetta. Paul è cresciuto in un lasso di tempo brevissimo ed è pronto per potare sulle proprie spalle il peso d’essere un prescelto. Ad aiutare nella sua impresa c’è ovviamente anche sua madre Lady Gessica (Rebecca Ferguson). Paul però conserva ancora il suo passato nobile e lo mostrerà al momento più opportuno.
Timothée Chalamet è un attore la cui salita continua a elevarsi in alto, senza alcun freno. Il suo miglioramento è continuo e ne abbiamo parlato anche all’interno della recensione Wonka. Anche stavolta non ha deluso minimamente le mie aspettative, dimostrando di essere un Paul Atreides pressoché perfetto. Zendaya al contrario forse non è riuscita a suscitare delle giuste emozioni, ma ha recitato bene nei panni di Chani. Eppure la vera sorpresa del film è stato Austin Butler, la cui bravura ha superato ogni mia più rosea aspettativa. Il suo Feyd-Rautha Harkonnen è un personaggio brutale, malato e psicopatico. Un vero Joker privo di comicità, il cui unico scopo è quello di uccidere senza alcuna pietà.
Denis Villeneuve dietro la macchina da presa è un vero artista, capace di vedere le scene a 360 gradi. Così Dune Parte Due appare vasto, brobdingangiano e a tratti spaventoso. Ogni movimento della cinepresa è necessario per rendere la scena più coinvolgente, facendoci quasi entrare nel suo mondo fatto di sabbia, di vermi della sabbia lunghissimi e di tramonti mozzafiato. I campi lunghi avvolgono, stritolano e poi coccolano lo spettatore, mentre il calore scioglie ogni arto come il sole.
La regia in questo film sembra non sbagliare un solo colpo e anche le scene di combattimento sono valorizzate nonostante la moltitudine di piccoli difetti tattici. Allo stesso tempo è stata data una grandissima attenzione agli effetti di luce, necessari per alimentare la tensione nello spettatore, ma anche a mostrarci un po’ quello che è l’animo del personaggio in quel momento. Un tocco di classe poi è stato l’uso del bianco e nero sul pianeta Harkonnen, che ha dato la giusta sensazione di vuotezza, di oppressione e di tipologia di persone che ci abitano.
Arrivati alla CGI si arriva a qualcosa che difficilmente si è visto nel cinema negli ultimi anni. La computer graphic non funziona solo bene in questo film, ma la fa da padrona, ricreando ogni frammento, ogni nuvola e astronave. Il realismo con il quale i mastodontici oggetti sono stati creati lascia senza alcun fiato. Si tratta forse si uno spettacolo che non vedremo per decenni. I vermi della sabbia non solo sono giganteschi, ma sono spaventosi e realistici, sono dei divoratori e giocano un ruolo di fondamentale importanza. La sola loro presenza fisica mette in soggezione chiunque. Guardando le scene viene difficile da pensare che in verità nulla di tutto ciò sia reale.
Ovviamente anche i costumi hanno giocato qui una grandissima scena. La pura fantascienza d’altri tempi che si fonde con le culture arabe è forse uno degli spettacoli che non si dimenticano.
A questo si aggiunge poi la colonna sonora creata da Hans Zimmer, che proprio per questo film ha deciso di superare se stesso. Sonorità che raggiungono delle note altissime e poi bassissime, coadiuvati da dei vocali tanto profonda da mettere quasi a disagio. In alcune parti ho percepito la potenza di Kopano Parte Tre, di cui porto ancora un bellissimo ricordo musicale. Questa è senza dubbio una delle migliori performance di Zimmer.
Quella di Denis Villeneuve è una serie cinematografica che passerà alla storia come uno dei capisaldi della fantascienza. La sua bravura nel rendere alcuni momenti impressi nella nostra mente è sbalorditiva, così come farci narrare una storia molto complessa in modo piuttosto semplice. Fatevi un favore e andate a vedere questo film al cinema, perché solo così potrete entrare nell’universo di DUNE.