Dungeon Food – Anche i mostri possono essere deliziosi

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Mangiare per noi, esseri umani, è tanto importante quanto bere l’acqua. Mangiare dà le forze necessarie per fare quel che ci pare e piace e capire meglio il cibo ci permette di creare dei pasti buoni da mangiare e da vedere (perché l’occhio vuole la sua parte, ammettiamolo). Anche in alcuni giochi di ruolo la cucina rappresenta una parte importantissima dell’esperienza totale. Posso ricordare Fallout, dove consumare un buon cibo è importante (diventa vitale cucinarlo bene in Fallout 76), ma soprattutto i più classici Baldur’s Gate, Pillars of Eternity, Divinity e tutta la compagnia cantante. E poi eccolo che arriva Dungeon Food, la nuova serie anime Netflix tratta dall’omonimo manga di Ryoko Kui ed edito in Italia da J-Pop Edizioni (e potete acquistarlo su Amazon) .

Certo, siamo già arrivati all’episodio 17, ma ritengo che ciò non cambi molto le carte in tavola. Bisogna parlare in una serie quando ci si sente pronti.

Il cibo con i personaggi della serie animata Dungeon Food
Dungeon Food

La storia narrata nell’anime rappresenta una tipica partita in un gioco di ruolo di vecchia scuola. L’amore per i giochi di ruolo la mangaka ce lo dimostra anche grazie alle mod di Baldur’s Gate 1 e 2 con i portrait fatte con il suo stile. Insomma, si respira un’aria ruolistica tipica durante la visione della serie. Un po’ alla D&D, un po’ no.

Il viaggio intrapreso da Laios Touden con il suo parti composto da mezz’elfa Marcille Donato, dal half-foot Chilchuck Tims e dal nano Senshi è necessario per salvare sua sorella, che come si scopre subito, è stata mangiata da un drago. Un viaggio contro il tempo che serve per poterla salvare dalla digestione. Eppure entrare in un dungeon vuol dire spendere tanti soldi per l’equipaggiamento, il cibo e i medicinali. Soldi che il party non ha e per questo iniziano a cercare di cucinare i mostri che uccidono lungo il proprio cammino.

Il tema corale della serie è proprio quello del cucinare i mostri lungo la via nei modi più disparati. Piatti che nulla avrebbero da invidiare a un normale pasto umano del mondo reale. Piatti che mi hanno sempre fatto venire l’acquolina in bocca.

Eppure colpisce altro in questa serie. Il viaggio nei meandri di un dungeon profondo, irto di pericoli e stracolmo di meraviglie. Oggetti magici, armi e armature vive e tante altri oggetti capaci di fare cose incredibili. Il viaggio del piccolo gruppo risulterà essere un crescendo narrativo in cui gli intrecci e le complicazioni andranno avanti senza sosta. Questo fino ad arrivare a un punto in cui sarà chiaro che Dungeon Food non è solo una commedia che si ispira ai giochi di ruolo, ma un’avventura con una trama complessa e con un worldbuilding funzionale.

I personaggi possiedono una loro personalità ben distinta. Ognuno lotta per qualcosa e ognuno ha delle sue motivazioni importanti e dopo poche puntate avrete sicuramente il vostro personaggio preferito, quello che incarna di più il vostro pensiero e il vostro modo di essere.

Il party di Dungeon Food
Dungeon Food

Colpiscono fin dal primissimo episodio le animazioni di questa serie. Con una grande semplicità ci viene dipinto un mondo immenso, fatto di dettagli e di mille oggetti che caratterizzato le scene. Si tratta di un fantasy capace di incanalare diverse tematiche, affrontandone ciascuna in modo differente. Sicuramente il viaggio dell’eroe risulterà essere diverso da quelli classici e forse è proprio questo il vero punto di forza. Un modo per rapportarci al gioco di ruolo e alla sua enorme cucina.

Sull'autore

Rostislav Kovalskiy

Un non troppo giovane appassionato di tutto quel che ruota attorno alla cultura POP. Vivo con la passione nel sangue e come direbbe Hideo Kojima "Il 70% del mio corpo è fatto di film".