Ghost of Tsushima Director’s Cut – La recensione della versione PC

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Le soddisfazioni più grandi a volte, si provano quando sono totalmente inattese. Il sottoscritto mai avrebbe immaginato che gli americani di Sucker Punch sarebbero riusciti a confezionare un gioco così poetico, brutale e visivamente appagante come Ghost of Tsushima. Il motivo del mio pregiudizio risiedeva solo nel passato degli sviluppatori, la saga di Infamous con i suoi colori fluo, gli eccessi e gli abiti alla moda, non potrebbe essere più lontana dalla complessa severità richiesta da un’ambientazione orientale e tutto sembrava preludere ad un banale pasticcio.  

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Mettendoci le mani su PlayStation 4 Pro compresi quanto fossi stato avventato nel giudizio, tanto da innamorarmi della travagliata e sofferente avventura di Jin Sakai.

La vicenda prende il via durante l’invasione Mongola della piccola isola di Tsushima a sud del Giappone, dove uno sparuto gruppo di samurai prova ad impedire l’avanzata inesorabile dei feroci guerrieri capitanati da Khotun Khan, spietato condottiero cugino di Kublai Khan e nipote del celebre Gengis Khan. La battaglia sarà breve e la sconfitta devastante, gli unici a salvarsi saranno Jin Sakai e suo zio Lord Shimura, rispettivamente figlio e fratello del compianto signore di Tsushima. Le vicende ricche di colpi di scena, intensi momenti e poetici confronti, si dipaneranno nel corso della splendida avventura che vedrà il protagonista intento a costruire una rete di alleati per poter soverchiare il nuovo potere dei Mongoli e liberare suo zio, nelle mani dello spietato Khotun Khan.

Ispirata pesantemente dal cinema orientale, in maniera consistente dall’opera del maestro Kurosawa, l’epopea del protagonista si snoda in un mondo costruito in maniera credibile, la messa in scena è intrisa del massimo rispetto per una cultura troppo spessa travisata e banalizzata. Troppe volte viene appena grattata la superfice, non è sufficiente una katana e due mossette per cercare di comprendere una forma mentis lontanissima da quella occidentale. Sucker Punch ci immerge in una società dove le scelte personali sono sottomesse alla disciplina, al rispetto dei rapporti umani, ad una devozione estrema ed incrollabile. Stoica, a volte cieca. Jin deve scrollarsi di dosso molte delle sue paure e delle sue convinzioni. Rinascere, sporcarsi e corrompere il suo credo per necessità. 

Per dipanare la vicenda abbiamo a disposizione un sistema di gioco open world debitore del modello classico Ubisoft, con indicatori chiari sulla mappa e un nugolo di attività secondarie a spezzare il ritmo di una narrazione portata avanti da missioni principali.

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In maniera intelligente però, Sucker Punch sceglie di dividere i capitoli del nostro cammino focalizzandosi sulle persone, sulle loro vicende personali, nelle quali Jin deve intervenire per assicurarsi l’amicizia e la collaborazione di chi può aiutarlo nel raggiungere l’arduo scopo di liberare suo zio e Tsushima. La narrazione funziona, si avverte poco quella endemica frammentazione che gli open world si portano appresso da tempo immemore, fatti salvi rari casi in cui le vicende sono cadenzate da una scrittura ferrea, vedi la saga di Red Dead Redemption. Per inciso, va elogiata la scelta di donare ai personaggi un aspetto lontano da quello di perfetti modelli o attori hollywoodiani, dando così un tocco di verosimiglianza in più a racconti così intensi. Le attività secondarie sono purtroppo di poco conto, soprattutto perché all’ennesima volpe da inseguire o alla quattordicimillesima fascia per la testa si desidererebbe qualcosa di più. Per fortuna la magnificenza dell’ambiente supplisce a questa stanchezza che va detto, non è troppo fine a se stessa dato che Jin deve fare i conti con un sistema di progressione nello stile di un blando rpg. Esplorare non è mai tedioso in sostanza, anzi. E’ un piacere avventurarsi tra boschi e praterie coloratissime, nella versione Pc vengono esaltati ancora di più da un HDR smagliante e dal ray tracing che avvolge in maniera caldissima e realistica panorami da ammirare e immortalare nel duttile photo editor. Non ci si annoia mai in Tsushima, tra incontri casuali che portano a missioni secondarie nascoste, baruffe con ladri e pattuglie di Mongoli e le sopracitate attività secondarie, eppure non si respira mai quella bulimia esagerata tipica di giochi come Far Cry, dove il giocatore non ha mai tempo di tirare il fiato e godersi un minimo la bellezza che gli è stata messa davanti agli occhi. Pieni e vuoti, pause e frenesia, in un perfetto equilibrio.

Perla da elogiare, il sistema di combattimento, soddisfacente e brutale, figlio educato di alcune meccaniche di Sekiro: Shadows Die Twice, mescolate ad un canonico stealth a cui si è forzati spesso per ragioni di trama e dal numero imbarazzante di nemici da affrontare. Si può scegliere in alcune circostanze di chiamare il confronto con i nemici, sfidandoli in una singolar tenzone che trasuda epicità raffinata. Punte di lirismo anche negli scontri importanti con i boss, permeati dal brivido di affrontare un avversario ostico ma senza le esagerazioni che conosciamo oggi. A fare la differenza sarà la nostra abilità, lo scontro ha bisogno di intelligenza e tattica, non solo uno stolido pigia pigia.

A voi il vostro stile, Jin Sakai ha a disposizione una pletora di mezzi onorevoli ed altri meno per affrontare la sfida, tra cui le ottime armi a distanza che vantano un sistema affatto banale di puntamento. Altro pregio, la possibilità di ottenere e indossare equipaggiamenti ed armature di diversa natura e dalle qualità più disparate. Dal viandante tutto stracci e rattoppi allo scintillante samurai in armatura, il giocatore avrà un ulteriore stimolo nell’esplorazione per scovare armature e decorazioni per archi e spade, anche qui con il massimo rigore e rispetto per la messa in scena. Non troverete mai in Tsushima elementi fuori posto o eccessivi.

Il gioco scorre una bellezza su PC, ai massimi settaggi riluce in maniera superba, tecnicamente senza sbavature e fluido, senza alcun calo di frame. E’ naturalmente scalabile a seconda delle possibilità della propria macchina, considerando che fa già una gran figura sulle console più datate come PS4, non dovrete rinunciare a troppi dettagli. 

In definitiva, una trasposizione perfetta e migliorata dell’originale su console, qui comprensiva del buon DLC, una storia interessante e un gameplay avvincente. Non ci sono veramente ragioni per non giocare questa perla, anche se l’avete già amata a suo tempo. 

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Sull'autore

Max Helldorado Novelli