God of War Ragnarök – La recensione della versione PC

God of War Ragnarok - La recensione della versione PC
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Il clamoroso reboot del 2018 aveva rinfocolato il catalogo Playstation, dotando il nutrito carnet di titoli di una gemma che rispettava ogni canone dei prodotti Sony: una storia ben scritta messa in scena con un taglio cinematografico, grafica incredibile e gameplay coinvolgente. Un Kratos maturo, in un ambiente ostile, lontano dalla sua terra d’origine, un lutto e un figlio con cui non ha praticamente rapporti. Questo l’abbrivio di una storia intima e ricca di emozione incentrata soprattutto nel raccontare un difficile rapporto padre-figlio, senza farci mancare l’ignoranza e talvolta riluttante sete di sangue che il nostro dimostra lungo l’arco narrativo. Un successo clamoroso che non poteva non lasciare spazio ad un sequel, considerando anche il vero finale del gioco, un sorprendente cliffhanger che ha tenuto i giocatori col fiato sospeso per anni. Uscito qualche anno dopo su PC, God of War ha mietuto nuove “vittime”, conquistando i giocatori sprovvisti di console Playstation con una serie di titoli pronti ad abbattere in parte lo stantio concetto di “esclusiva”. Prevedibilmente dopo due anni dall’uscita su console, l’acclamato seguito denominato “Ragnarök”, trova il suo spazio nei cataloghi degli store PC, in una veste scintillante come non mai.

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Tecnicamente divino?

La prima cosa che balza all’occhio è la dimensione mostruosa che Ragnarök occupa nei nostri dischi, ben 175 GB! Una mole di dialoghi e texture in alta definizione tra le cause del costo davvero esoso in termini di spazio. La conversione da console curata da Jetpack Interactive, non solo migliora un gioco già tecnicamente irreprensibile su supporti meno potenti, ma permette di godersi in 4K e in HDR senza alcun calo di frame i meravigliosi scenari che Santa Monica Studios mette davanti agli occhi dei giocatori.

La conversione è fedele e puntuale, addirittura migliorata ed arricchita da effetti e tecniche di gestione dell’illuminazione, accelerazioni grafiche e le notevoli interazioni con le tecniche di upscaling, oggi irrinunciabili. Va detto che la sensazione di miglioramento rispetto alla versione originale non è così marcata come si potrebbe pensare, al netto di un frame rate sugli hardware più performanti che lascia a bocca aperta e valorizza ancora di più l’azione frenetica e coinvolgente. Senza entrare in tecnicismi troppo stringenti, il titolo è completamente scalabile per venire incontro agli hardware meno performanti: Ragnarök anche nei settaggi più sacrificati conserva un colpo d’occhio ed una fluidità incredibile.

Esempio di ottimizzazione da seguire, molto simile alle grandi imprese di Guerrilla Games con la saga di Horizon, giochi pensati per girare su hardware con caratteristiche di gran lunga inferiori ad un PC di media fascia di qualche anno fa. A completate l’opera, l’eccezionale uso dei controller. Sono sfruttati a dovere, soprattutto usando un DualSense si potrà avere l’esperienza identica all’originale, comprensiva di feeling aptico. 

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Tragedie norrene (tranquilli, no spoiler)

Tradizione vuole che i sequel debbano essere più grandi, più ambiziosi, più ricchi del capitolo iniziale. Ragnarök prende questo pensiero un po’ troppo alla lettera.

La vicenda è ambiziosa, spalmata su un numero di personaggi spropositato, pescando a piene mani dalla tradizione pagana norrena, risultando meno focalizzata e convincente. Il ritmo risente moltissimo dell’intento di offrire attività ed ore di gioco in più, dilatando a dismisura i tempi ad ogni occasione possibile. Si perde un po’ il focus intimo e il rapporto tra i protagonisti tanto fortunato nel primo capitolo. Si vivono momenti splendidi, come il raccordo alla già citata scena finale nel primo capitolo, passando per altri piuttosto sconclusionati come la ricerca di certe personalità superiori, francamente uno dei punti più bassi dell’intera vicenda. Fanno riflettere anche i punti in cui ci si ritrova in attività talmente esiziali che si fatica a comprendere come mai si sia deciso di inserirle, se non per allungare il computo delle ore di gioco. Stupisce la mole di nuovi personaggi presentata in continuazione, elemento che fiacca la cura e la costruzione di figure che avrebbero meritato ben altro spessore. Freya ad esempio, presenta dei cambi di umore repentini, quasi ingenui. Una visione più accorta nella scrittura avrebbe valorizzato di più questo splendido personaggio, così centrale nelle vicende dei protagonisti. La scelta di far parlare tutti in continuazione toglie forza alla regia, nel primo con due o tre stacchi, le emozioni e le vicende rilucevano per intensità e potevano essere fruite in modo meno didascalico. Chiariamo, nel complesso rimane una storia interessante e un ottimo prosieguo nelle vicende tra Atreus e Kratos, eppure si avverte moltissimo questo passo claudicante nel ritmo e la volontà di buttar dentro più gente possibile.

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Gameplay epico

Si nota un aumento importante della componente “rpg”, tra esperienza da guadagnare, equipaggiamenti da potenziare e materiali da reperire in giro o ricevere come ricompensa.

Da qui la poca soddisfazione nell’aprire un enorme scrigno solo per trovarci dentro un pezzo di acciaio asgardiano o della pelle conciata. Eppure il level design dei livelli conserva il fascino dell’avventura lineare che offre però spazio all’esplorazione, alla curiosità del giocatore. Salvo farsi sempre redarguire dai compagni di turno che non mancano di chiederci dove stiamo andando appena si devia dal percorso principale. Ogni parte dell’equipaggiamento può essere potenziata e personalizzata con l’intento di aumentare le caratteristiche del nostro personaggio, un aspetto trascurabile per chi avesse voglia solo di menare le mani, soprattutto a difficoltà normale ci si può dedicare il minimo tempo possibile e rimanere al passo con i nemici. Nemici che diciamolo, fanno bene il loro lavoro di picchiatori, in un nugolo di nuove creature che cercheranno in ogni modo di creare diversivi e accerchiamenti, attacchi magici e status malefici tutti da scoprire. E in numero ben superiore a quanto eravamo stati abituati. Ogni scontro va affrontato con intelligenza e posizionamento corretto, pena la morte. Come se non bastasse, fanno la comparsa tutta una serie di boss e mini-boss pronti a farci a pezzi, un fiorire di creature e divinità capaci di fornire scontri epici e probanti, nonostante i soliti suggerimenti onnipresenti volti a spianarci la strada verso la vittoria. Senza entrare troppo in dettagli, in un paio di occasioni abbiamo maledetto la compagnia in quel momento che ha subito rivelato la tecnica migliore per soggiogare il possente nemico di turno. Kratos è molto più agile rispetto al primo capitolo e la possibilità di aprire il gameplay a diverse soluzioni aumenta a dismisura l’efficacia di un combat system eccellente e soddisfacente.

Fanno il loro ritorno anche i puzzle ambientali che riprendono in alcune forme quelli del primo capitolo, aggiornandoli ai nuovi strumenti e complicandone in maniera varia e intelligente la risoluzione. I nostri amici di viaggio purtroppo anche in questi frangenti hanno la voglia di suggerire immediatamente come risolvere ogni problema, nonostante sia possibile attivare tra le impostazioni l’opzione per farli tacere, otteniamo immancabilmente la sensazione che non si voglia lasciare troppo a lungo il giocatore bloccato in un punto. Si azzera un po’ quel senso di sfida che ogni ostacolo dovrebbe rappresentare, ridimensionando ogni impasse ad un inciampo temporaneo da risolvere senza troppi patemi d’animo.

Ciliegina sulla torta, con l’acquisto di Ragnarök è compreso il DLC gratuito “Valhalla”, una fiammante modalità roguelite, perfettamente congegnata e impreziosita da un ulteriore frammento narrativo nelle tormentate vicende di Kratos, da giocare rigorosamente dopo la conclusione della storia principale.

Conclusioni:

Un gioco mostruoso, pachidermico e fenomenale, pieno di momenti incomparabili ed unici. Divertente da giocare e unico nel suo genere, avviluppa il giocatore in una routine di gameplay avvincente, coadiuvato da una vicenda lunga e godibile, abbinata ad una sterminata offerta di attività parallele. Il mondo di gioco lascia a bocca aperta e vale ogni momento speso ad ammirare gli scenari vividi e coloratissimi, traboccanti di dettagli ed una cura fuori dal comune. Va sopportata una certa verbosità, sia nei personaggi che nello svolgimento della storia, e soprattutto la manina rassicurante sempre poggiata sulla spalla del giocatore, indicandogli con troppi suggerimenti come agire, sia nell’esplorazione che durante gli scontri. A conti fatti una conversione perfetta, si affianca e supera per cura e valore le altre del catalogo Sony su PC, toccando vertici di eccellenza notevoli per un gioco da avere assolutamente nella propria libreria.

Voto: 8,5

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Sull'autore

Max Helldorado Novelli