Il Giardino dell’Eden – Recensione

Il Giardino dell'Eden
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Oggi mentre leggevo il volume di cui state leggendo la recensione riflettevo sulla sua necessità e mi facevo da solo delle domande esistenziali. Quella di Kaoru Fujiwara è un manga particolare e forse non verrà apprezzato da molti. Star Comics ha infatti deciso di pubblicarlo con la sua freschissima etichetta Wasabi, in cui vengono raccolti alcuni albi un po’ più particolari o addirittura le strisce come nel primo numero. Il Giardino dell’Eden è però qualcosa che potrebbe lasciare una strana sensazione al vostro interno e non so se è piacevole o no, ma è ancora qui.

L’opera è composta da 4 brevi storie one-shot legate tra di loro da un filo molto sottile di sessualità e morte. Le prime due riguardano quella che è un rapporto sbagliato tra un’allieva e un professore e dura davvero poche pagine. Ancora meno dura la seconda che riguarda un rapporto amoroso sbagliato. La terza invece è quella più consistente e narra le vicende di due fratelli che condividono un potere paranormale che porterà entrambi ad allontanarsi uno dall’altro, ma ovviamente sarà loro destino risolvere un grave problema in un modo o in un altro. Il quarto racconto è quello che dovrebbe essere il vero significato della fiaba del Cappuccetto Rosso.

Le prime due storie sono davvero troppo brevi per poter dice qualcosa al riguardo. La primissima sensazione che ho avuto è stata quella di sorpresa e indecisione su cosa pensare al riguardo. Continuo a non capire i due racconti o per meglio dire, non capisco il motivo per cui sono stati pubblicati. Si tratta di storie troppo brevi e non permettono né una lettura profonda né permette di provare una qualsiasi emozione per i personaggi. Il terzo racconto da la possibilità di entrare in contatto con il protagonista, ma sono altri fattori a essere disturbanti. La narrazione in questo caso è piuttosto impacciata, dettata dal continuo tentativo di oniricità, che non riesce sempre all’autrice. Alcune tavole vanno infatti riviste perché troppo confusionarie dal punto di vista narrativo, nonostante siano davvero basilari dal lato della formazione delle vignette. Un grande problema è invece il tratto di Kaoru, che appare troppo basilare. Sembra quasi che l’autrice abbia deciso di togliere ogni sfondo per non affaticarsi e concentrarsi sui personaggi, ma anche questi appaiono abbozzati e minimali, ma sopratutto, tutti uguali. Probabilmente si è trattato di una mossa strategica per rendere più pulito un lavoro di una mangaka abbastanza dilettante, ma il risultato è abbastanza spiacevole da vedere.

Sull'autore

Rostislav Kovalskiy

Un non troppo giovane appassionato di tutto quel che ruota attorno alla cultura POP. Vivo con la passione nel sangue e come direbbe Hideo Kojima "Il 70% del mio corpo è fatto di film".