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Ci sono storie che nascono da una parte e poi finiscono per svilupparsi interamente da tutt’altra. Un percorso che potrebbe magari essere scaturito dalle idee sempre nascenti che però nascono dopo la creazione dell’opera stessa, che diventa cosi un veicolante verso l’altra. Nel 2015 alle premiazioni Oscar era stato mostrato un cortometraggio di quindici minuti di nome The Dam Keeper, sviluppato da due nomi assai noti nella produzione Pixar, Robert Kondo e Dice Tsutsumi. Nel 2018 BAO Publishing pubblica il primo volume de Il Guardiano della Diga, che in realtà trae le sue origini proprio da quel cortometraggio. Il mio consiglio è quello di recuperarlo prima di leggere il graphic novel in questione perché potrebbe darvi un’idea un diversa poi dell’intera vicenda. In ogni caso, prendetevi due minuti per leggere questa recensione su un mailino, una volpe e un ippopotamo.
Essere invisibili
Il primo graphic novel si apre con la spiegazione che ci servirà per capire il contesto in cui troveremo i vari personaggi. Una fitta nebbia ha distrutto tutto il mondo e tutto ciò che resta è una piccola città in una valle. Questa è protetta da un mulino che scaccia l’entità oscura e permette agli abitanti di vivere una vita normale. Il guardiano del mulino, un piccolo maialino rimasto senza genitori, cerca di vivere una normale vita, ma viene preso per pazzo e quindi in un certo senso bullizato da tutti gli altri ragazzi a scuola. L’unica amica, una volpe, è la sua ancora di salvezza per continuare a non impazzire. Questa però è l’amica di tanti altri animali, tra cui l’ippopotamo.
La nebbia ha i suoi periodi “d’attacco”, simili a quelle di un’onda. Dopo essere stata scacciata, la nebbia torna sempre con una potenza maggiore, come un’onda nell’oceano per l’appunto. Ciò che accadrà dopo, però, supera le peggiori aspettative del mailino, che si ritroverà in mezzo ai problemi insieme alla volpe e l’ippopotamo.
Oltre l’animazione
Questo primo volume firmato da Robert Kondo e Dice Tsutsumi è l’inizio di un’avventura parecchio interessante e che non nascondo, mi ha colpito non poco. In primis va detto che non tutte le immagini sono del tutto nuove e spesso vengono riutilizzate quelle del corto d’animazione. Le immagini aggiuntive portano la firma di Toshihiro Nakamura e Brandon Coates e la differenza è davvero davvero minima. Si viene gettati in un mondo magico pieno di animali antropomorfi, creato con delle pennellate di acquerello. I colori caldi e poco accesi coccolano la vista, mentre i personaggi danno quella dolcezza che potrebbe piacere sopratutto ai più piccoli.
La storia si regge grazie a una narrazione lineare, che però volta velocemente verso la drammaticità. Purtroppo questa è una grossa differenza con il corto d’animazione, che mostra la vita in quella cittadina, i rapporti con il piccolo protagonista e viene visto meglio il dolore silenzioso di un protagonista deriso. Qui ovviamente il focus è l’avventura dei tre personaggi in un mondo ormai morto e dimenticato. Per questo motivo il consiglio è quello di guardare prima il corto e successivamente iniziare la lettura, che comunque stupisce e colpisce.
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