Il Piccolo Vagabondo di Crystal Kung – Recensione

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L’oriente ha un alone di fascino e di mistero che cattura ognuno di noi senza esclusione alcuna. La cultura cosi diversa dalla nostra conduce alla scoperta dell’ignoto e dell’esotico e con i secoli, grazie alla letteratura e ultimamente all’animazione, al cinema e ultimamente ai fumetti orientali (non è un errore, solo per non scrivere i mille nomi che contraddistinguono ogni paese) ci siamo avvicinati in modo incredibile all’oriente. Conosciamo tante opere che hanno plasmato la storia e magari qualcuno ha addirittura letto quelle opere. Però in questo preciso caso sono qui per parlarvi di un fumetto scritto e disegnato da una giovane taiwanese, Crystal Kung, che con BAO Publishing ha pubblicato Il Piccolo Vagabondo, un opera cosi particolare da meritare il solito cambio strutturale della recensione stessa. Non troverete quindi paragrafi separati perché non sarebbe giusto nei confronti dell’opera stessa.

Attualmente ho alcuni libri sulla mia scrivania. Libri che ho tirato fuori dopo la lettura de Il Piccolo Vagabondo perché un po’ me lo ricordavano. Sono i testi di massime scritte in Giappone e in Cina e tra questi cito 101 Storie Zen e Hagakure. Questo perché leggendo il fumetto è facile accorgersi di una cosa particolare, si tratta di una serie di massime raccontate attraverso le vignette. Strano a dirsi, ma è cosi. Ogni storia di cui è composto l’albo ha qualche piccolo insegnamento rivolto al lettore e magari, a volte, per comprenderne appieno il significato bisogna rileggere più volte la stessa storia.

In ogni situazione che troveremo a leggere, ci sarà un piccolo bambino (il viaggiatore), che risolverà la situazione in modo enigmatico, al limite della magia. Come un “deus ex machina” lo troveremo come l’unica soluzione a un problema o un dilemma. Vedere la sua semplicità e naturalezza con la quale interferisce con il mondo circostante e successivamente lo abbandona con la naturalezza di un bambino. Ogni racconto da questo punto di vista può essere una massima da interpretare, anche se alcune di facile e semplice fattura.

Tutta questa bellezza narrativa, in cui i dialoghi sono del tutto assenti, è coadiuvata dalle tavole disegnate dalla stessa Crystal. La ragazza utilizza una tecnica particolare, in cui è facile perdersi grazie a una certa oniricità. La semplicità di ogni vignetta risulta essere disarmante e a tratti si avvicina ad alcuni stili che abbiamo già visto in Europa. In effetti a vedere bene, dal lato grafico non sembra essere una storia orientale, ma poi arriva tutto il contorno e il conteso a darci una grossa mano. In assenza dei dialoghi abbiamo un’arma composta dalla mimica dei personaggi, che parlano attraverso gli occhi, i sorrisi e i ricordi. Non servono parole in questo caso, sono superflue e avrebbero rovinato quella sensazione surreale che aleggia su tutta la lettura.

Sull'autore

Rostislav Kovalskiy

Un non troppo giovane appassionato di tutto quel che ruota attorno alla cultura POP. Vivo con la passione nel sangue e come direbbe Hideo Kojima "Il 70% del mio corpo è fatto di film".