Indiana Jones e L’Antico Cerchio – Recensione

Indiana Jones e L’Antico Cerchio
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Avventura, mistero e scoperta: da sempre questi elementi affascinano l’umanità. Io stesso sono cresciuto a pane e Indiana Jones, ma anche Tomb Raider, Dirk Pitt e, ovviamente, Nathan Drake e compagnia cantante. Personaggi che hanno segnato la mia infanzia, accompagnandomi in visioni infinite di Relic Hunter o film come Il Mistero dei Templari.
Ma Indy è sempre stato speciale. È stato più di un semplice eroe: è stato un faro, un simbolo che ha alimentato la mia voglia di esplorare, di camminare per il mondo con lo zaino in spalla.
E oggi, su PlayStation 5, Indiana Jones e L’Antico Cerchio risplende come il sole al tramonto. Un ritorno atteso, gradito e, soprattutto, necessario dopo un ultimo film troppo deludente.

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  • Vivi l’avventura nei panni di Indy in un’emozionante storia piena di esplorazione, azione coinvolgente ed enigmi intriga…

Parlare di questo gioco senza preamboli è difficile. Il suo arrivo su console Sony, dopo l’esclusività Xbox, segna un punto importante per l’industria videoludica: le esclusive si stanno sgretolando e questo, che piaccia o meno, giova sia a Microsoft che ai giocatori PlayStation.
Dal punto di vista narrativo, L’Antico Cerchio riesce a fare ciò che gli ultimi due film hanno fallito: dare dignità e continuità al mito di Indiana Jones. La sceneggiatura è scritta con cura, rispetto e amore verso il personaggio, mantenendo intatta la sua essenza: l’archeologo esuberante, impulsivo, ma sempre mosso da una curiosità genuina e un’etica incrollabile.

Anche Gina, interpretata da Alessandra Mastronardi, è una compagna di viaggio credibile e ben costruita, con la quale si crea subito un’empatia. Il villain Voss, invece, è un ottimo antagonista, capace di incarnare alla perfezione la follia nazista e diventare una presenza davvero minacciosa.

Uno dei punti più discussi prima dell’uscita era la scelta della visuale in prima persona. Siamo abituati a vivere questo tipo di avventura con Lara o Drake visti da dietro le spalle, ma qui la prima persona si rivela sorprendentemente efficace.
Non solo rende l’esperienza più intima e realistica, ma permette anche una rappresentazione più coerente degli ambienti. I cunicoli, i corridoi, gli spazi chiusi: tutto sembra costruito per persone reali e non per telecamere fluttuanti.

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Il livello d’immersione è altissimo. Muoversi con cautela, sbirciare da un angolo, nascondersi dietro una cassa: tutto diventa più coinvolgente e naturale. Tuttavia, l’intelligenza artificiale dei nemici è un passo indietro. I soldati sono poco reattivi e le sezioni stealth, nonostante la prima persona, risultano fin troppo semplici. Solo quando si viene scoperti da molti nemici insieme, il fallimento è quasi garantito.

Il gioco, pur offrendo diversi approcci alle missioni, spinge spesso il giocatore a utilizzare travestimenti per passare inosservato. I generali, però, riescono sempre a smascherarvi, obbligandovi a mantenere alta la tensione.

Il cuore del gioco non è il combattimento, ma l’esplorazione. E questo è perfetto. Dimenticate lo schema esplora-spara-spara-esplora tipico di Uncharted. Qui si possono passare ore senza sparare un colpo. Io stesso, durante le mie sessioni, ho fatto fuoco solo per curiosità, prima di ricaricare la partita.

Indiana Jones e L’Antico Cerchio

Quando si combatte, però, la varietà non manca: si può usare la frusta per disarmare, spingere i nemici da sporgenze, colpirli con oggetti trovati lungo il percorso. Ogni oggetto ha una propria durabilità, e questo costringe a scegliere con attenzione come usarli.

Un piccolo neo? Gli enigmi. Troppo semplici, risolvibili quasi da soli. Un’occasione mancata per riportare in auge la tradizione dei vecchi punta e clicca dedicati a Indy.

In questa generazione, ogni gioco viene messo sotto la lente d’ingrandimento grafica. L’Antico Cerchio non “esplode” tecnicamente, ma brilla comunque. I modelli poligonali principali sono eccellenti, le espressioni facciali curate e credibili.
Ma è negli ambienti che il gioco stupisce davvero. Dal Vaticano ad altri scenari iconici, ogni luogo è realizzato con una cura quasi maniacale. Certo, non mancano compenetrazioni e qualche bug grafico, ma nulla che rovini l’esperienza.

Con il Ray Tracing attivo, si ha spesso la sensazione di essere dentro un film. E questa atmosfera cinematografica è uno dei grandi punti di forza del titolo.

Indiana Jones e L’Antico Cerchio

La musica ricalca i grandi temi cinematografici di Indiana Jones, ma riesce anche a introdurre brani originali perfettamente in linea con il tono dell’avventura. È epica, coinvolgente, emozionante. Un tappeto sonoro che accompagna ogni passo, ogni scoperta, ogni enigma (facile) risolto.

Conclusione

Indiana Jones e L’Antico Cerchio è molto più di un semplice tie-in: è un omaggio ben riuscito, che rispetta il passato e guarda al futuro. Non è perfetto, ma è sincero.
Riesce dove il cinema ha fallito, e lo fa con un’avventura appassionante, un gameplay solido, ambientazioni mozzafiato e un Indy in gran forma.
Mi auguro davvero che non sia l’ultimo viaggio dell’archeologo più famoso del mondo.

Sull'autore

Rostislav Kovalskiy

Un non troppo giovane appassionato di tutto quel che ruota attorno alla cultura POP. Vivo con la passione nel sangue e come direbbe Hideo Kojima "Il 70% del mio corpo è fatto di film".