Intervista a Jacopo Calatroni, la voce di Peter Parker in Marvel’s Spider-Man

Jacopo Calatroni Spider Man Intervista
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HavocPoint: Ciao Jacopo e benvenuto sulle pagine digitali di HavocPoint. Ultimamente hai dato la voce a Peter Parker nel videogioco Spider-Man uscito su Playstation 4. Iniziamo con la domanda più banale. Come è stato doppiare un personaggio cosi carismatico?

Jacopo: Ciao, grazie a voi dell’invito! Se perdonate la citazione un po’ scontata, dare la voce a Spider-Man è stata una… grande responsabilità. Il gioco era attesissimo, io stesso seguivo da due anni i trailer e gli annunci di Sony e Insomniac Games; inoltre il personaggio è uno dei più conosciuti e amati della Marvel, e il doppiatore originale (Yuri Lowenthal) è apprezzatissimo in tutto il mondo. Ho sentito un po’ di pressione, ma ero determinato a dare il massimo.

HP: Come hai avuto l’opportunità di dare la voce a Peter Parker?

J: Devo ringraziare i ragazzi della localizzazione per l’opportunità. Avevo già lavorato con loro per altri giochi, e hanno dimostrato una grande stima nei miei confronti inserendomi nel casting. Come quasi sempre capita con il doppiaggio, ho sostenuto un provino. Quando mi hanno contattato non mi hanno detto di cosa si trattasse, ma un paio di allusioni mi hanno messo la pulce (il ragno?) nell’orecchio. Ho passato una settimana in fibrillazione, anche perché oltre a me c’erano altri candidati, tutti professionisti con grandi capacità e esperienza. Alla fine sono stato scelto io.

HP: Raccontaci del tuo legame con il tessiragnatele.

J: È il mio preferito praticamente da sempre. Andavo matto per il cartone anni 90 su Solletico, e un numero de “L’Uomo Ragno” della saga del clone è stato il primo fumetto supereroistico che abbia letto e di cui abbia memoria. È tatuato sul mio braccio insieme a Wolverine e Nightcrawler; rappresentava una grossa parte della mia tesi di laurea (in pedagogia dell’adolescenza, parlavo della crescita e dell’accettazione del cambiamento di sé nei fumetti di supereroi) e sono talmente nerd da essermi sposato in rosso e blu in suo onore.

HP: A tuo avviso quanto Spider-Man fumettistico e quanto di quello cinematografico c’è?

J: Dell’attuale Spider-Man cinematografico c’è molto poco, perché nel gioco Peter ha 23 anni ed è un supereroe esperto, con 8 anni di gavetta alle spalle. La storia del gioco è stata scritta in parte da Dan Slott, autore della testata Amazing per diversi anni e con un’ottima conoscenza del personaggio, quindi c’è molto dello Spidey fumettistico. Alcuni elementi sono tratti da Ultimate (specialmente per quanto riguarda Mary Jane), altri dall’universo classico. Se devo fare un paragone col cinema, si avvicina più alle atmosfere dei primi due Spider-Man di Raimi, anche se Peter è un po’ meno passivo e più spiritoso nell’universo del gioco.

HP: Qual è la tua saga preferita per quanto riguarda i fumetti?

J: “Spider-Man: Blue” di Jeph Loeb e Tim Sale. Ma ammetto di avere un debole per le storie un po’ pulp anni Ottanta, quindi mi piace tantissimo la saga della morte di Jean DeWolff, oltre all’intramontabile “Ultima Caccia di Kraven”. Sono anche legato al primo periodo di Straczynski, perché erano le storie che leggevo da adolescente.

HP: C’è qualche villain che preferisci rispetto a tutti? Se sì, perché?

J: Al contrario di Batman, Spider-Man lo apprezzo più per i buoni e per i personaggi di contorno che per i cattivi. Diciamo che graficamente apprezzo Hobgoblin e mi divertono molto i combattimenti “classici” con Shocker.

HP: Anni fa hai girato il cortometraggio Spider-Man Asylum. Ti ha aiutato con il ruolo del doppiatore di Peter?

J: Ho un bellissimo ricordo della lavorazione del corto, ma non direi che sia stato centrale. Certo, all’epoca ho fatto uno studio del personaggio sia mentre scrivevo la sceneggiatura che mentre giravamo, ma è stato uno dei ruoli che ho trovato più naturali e comodi da vestire. Inoltre a rivederlo adesso Asylum non è invecchiato benissimo, e anche dal punto di vista della mia performance rifarei tutto diversamente. All’epoca lavoravo da poco in teatro, oggi ho otto anni di esperienza attiva in cui la mia professione principale è la recitazione.

HP: Nel mondo del doppiaggio quanto credi sia importante conoscere bene il personaggio da interpretare?

J: Diciamo che come per tutte le forme di recitazione sapere cosa c’è dietro aiuta, ma nel caso del doppiaggio è un discorso un po’ delicato. È una tecnica che si basa più sull’empatia e sul rispecchiare le emozioni che un altro attore ha già dato prima di te, quindi sono fondamentali doti intuitive e una certa sensibilità. Quando si doppiano i film, in gergo si dice che è sempre bene “doppiare gli occhi”, cioè concentrarsi meno sulla bocca e più sulle emozioni. Certo, in un videogioco non hai sempre questi riferimenti, spesso non ci sono video definitivi e devi basarti solo sul contesto e sulla voce, per cui sicuramente avere un background di riferimento per capire il personaggio al volo ti dà una grossa mano.

HP: Al quale altro supereroe vorresti dare la tua voce?

J: Mi sono già tolto molti sfizi della mia infanzia dando la voce a un Power Ranger, a Leonardo delle Tartarughe Ninja in Injustice e a Robin in uno dei giochi Lego, quindi gli unici che restano fuori sono i miei amati X-Men. Non mi dispiacerebbe essere un mutante, in futuro!

HP: Grazie mille per il tempo speso e a presto.

J: Grazie a voi!

Sull'autore

Rostislav Kovalskiy

Un non troppo giovane appassionato di tutto quel che ruota attorno alla cultura POP. Vivo con la passione nel sangue e come direbbe Hideo Kojima "Il 70% del mio corpo è fatto di film".