Just Cause 4 – Recensione

il protagonista Nico Rodriguez in Just Cause 4
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Ci sono tanti open world e ognuno di questi offre (o almeno cerca) qualcosa di originale e interessante. Spesso, però, lo stesso titolo si perde in un bicchier d’acqua con delle meccaniche un po’ troppo simili tra loro. Ciò ha comportato all’uscita di tantissimi titoli giganteschi, ma vuoti. Tra questi ci sono anche i due capitoli di Just Cause. Il terzo capitolo, uscito qualche anno fa mi aveva colpito per la sua vastità e allo stesso tempo deluso proprio per la mancanza di cose da fare. Era comunque un titolo mastodontico e faceva della follia la sua colonna portante. Possiamo inserirlo nel gradino inferiore rispetto a Saints Row, ma in uno superiore rispetto ai titoli classici. In fondo non possiamo picchiare le persone utilizzando un dildo gigante, ma cavalcare un missile nucleare sì. Insomma, un titolo forse non adatto a tutti, ma che faceva dell’action trash il pilastro e in fondo lo faceva anche abbastanza bene. Il quarto capitolo è sbucato dopo una non troppo lunga attesa e ci ha mostrato un nuovo mondo di gioco, tantissimi nuovi easter egg e tantissime novità rispetto al capitolo precedente, ma peccando in certi punti su Playstation 4. Cercherò di parlarne nel modo più chiaro e conciso possibile di questo Just Cause 4.

Just Cause 4
La geografia praticamente perfetta. E io sono una mucca.

Rico, aiutaci tu

Dopo aver abbandonato l’isola dei Medici il nostro amatissimo Rico Rodriguez finisce sul territorio dell’isola di Solis. Anche qui la Mano Nera ha messo le sue grinfie anche sulla popolazione e sui tesori locali e chiaramente Rico sarà incaricato a liberare tutti. Per dare un più pathos abbiamo anche il padre di Rico che è incentrato in pieno con la nuova tecnologia dei villain e tante nuove amicizie spingeranno il nostro protagonista verso la liberazione del territorio.

Non ho voluto parlare troppo della storia, ma vorrei soffermarmi sui suoi problemi. La partenza del gioco è interessante dal punto di vista della presa narrativa, ma successivamente dopo si rompe qualcosa che va sempre peggio. Per seguire la storia dovremo liberare i territori e non solo, dovremo anche seguire alcune missioni fin troppo separate tra loro che faranno da filo conduttore a tutto il racconto. Tutto ciò ha ovviamente crea uno scompiglio e una svogliatezza nel seguire la storia e si tratta senza dubbio di un problema da non sottovalutare. Dopo poche ore vi chiederete spesso “ma cosa sta succedendo?”. Dopo la narrazione del terzo capitolo avrei sperato in qualcosa di simile almeno, ma Just Cause 4 non ha rispettato le aspettative.

I dialoghi tra i personaggi proseguono sempre per la propria strada, senza troppe spiegazioni, ma con il solito trash che tanto si apprezza. Il problema è che poi il tutto finisce sempre in modo abbastanza anonimo ed è un vero peccato in quanto poteva essere il miglior capitolo action di una serie cosi movimentata e particolarmente ricca di follia.

Il tornado è una vera e propria figata.

Tecnologia al limite

Quella di Just Cause 4 è un’ambientazione di tutto rispetto che unisce praticamente ogni tipologia di terreno e lo fa in modo molto semplice con una semplice suddivisione del nuovo continente. Proprio l’ambiente gioca come sempre un ruolo primario all’interno della storia e del gameplay stesso. Spostarsi velocemente vuol dire sfruttare al meglio ogni appiglio disponibile e creare il gioco che più si addice al nostro modo di fare. Come nei precedenti capitoli avremo il nostro caro rampino, che sarà un po’ la parte primaria dell’intero titolo e tornerà anche la tuta alare, che consiglio sempre come mezzo di spostamento veloce e anche per un mero fattore di comodità. Questo mezzo di trasporto necessita però di qualche tecnica per funzionare al meglio.

Parlando invece del rampino, bisogna dire che stavolta si tratta di un sistema che può regalare tantissimo divertimento e caos nel gioco. Oltre al classico rampino che ci permetterà di aggrapparci al mondo circostante, avremo anche tre diversi tipi di gadget. Uno di questi ci permetterà di attrarre gli oggetti ed è pressoché simile a quanto visto nel terzo capitolo. Il secondo è quello più interessante in quanto dopo aver agganciato due oggetti, fa fuoriuscire un pallone aerostatico che si gonfia a comando e spedisce gli oggetti, i veicoli o i nemici in alto. Il terzo gadget invece aggancia due oggetti e successivamente può spingerli grazie a un piccolo reattore. Questo è il gadget perfetto per distruggere più veicoli nemici in una volta sola. Posso dire però che le sostanziali differenze rispetto a prima sono proprio queste, ma mancano un po’ i propulsori sulla nostra tuta alare o il mecha (disponibili nei DLC del terzo capitolo di Just Cause).

Con questi oggetti la parola d’ordine è stata ovviamente: una fisica realistica. In effetti tutto quel che facciamo nel mondo di gioco consiste nello sfruttare una motore fisico realistico, ma fino a un certo punto. Perché sappiamo benissimo che non bastano tre minuscoli propulsori per lanciare in orbida un carro armato con tanto di cannone, ma il trash e la follia sono di casa in questo gioco. Anche alcuni ponti potranno essere distrutti utilizzando la semplice fisica.

Easter Egg come se piovesse.

Come sempre, la presenza dei veicoli e velivoli è parecchio elevata e c’è solo l’imbarazzo della scelta. Man mano che andremo avanti nel gioco, ne potremo sbloccare di diversi da chiamare sul luogo dove ci troviamo tramite l’elicottero in modo identico a quello visto in Just Cause 3. Bisogna dire che la guidabilità delle auto lascia un po’ a desiderare, ma si tratta del puro arcade che in fondo ci aspettavamo tutti. Ogni veicolo ha un suo peso, una propria velocità e punto d’arresto, ma ciò cambierà poco nel gioco vero e proprio. A bordo di un auto utilitaria potremo scalare i monti e distruggere gli alberi, però basterà scendere da questa per vederla saltare in aria dopo una brevissima caduta. Ovviamente sono tutte piccolezze che non rovinano in nessun modo il divertimento.

Un deficit è rappresentato sicuramente dalla scarsissima intelligenza artificiale dei nemici, che si attesa sul livello medio di quella che abbiamo già visto in tantisime altri giochi. Si tratta di un problema che affligge fin troppi giochi e a oggi sembra non volersi risolvere in nessun modo. Però è molto interessante la quantità delle armi che potremo utilizzare per abbattere i nostri nemici. Questo diventa ancora più facile utilizzando il semplice rampino sul nemico. In questo modo andremo verso di lui a massima velocità mitragliandolo come se non ci fosse un domani. Le tattiche sono tante e Just Cause 4 offre una grande libertà nel suo uso.

Un fattore importantissimo in questo capitolo è il tornado, che vaga per l’isola devastando tutto. Questa aggiunta creerà parecchi casini all’interno della storia e non solo. Avremo a che fare con questo gigante che vaga senza una metà, ma che ci farà divertire parecchio grazie a una fisica davvero assurda. Questa piccola, ma grande aggiunta forse non aiuta molto al lato grafico, ma sicuramente a quello ludico.

Come sempre, il mondo di gioco è molto vasto.

Current Gen? Really?

Ormai l’attuale generazione di console è arrivata al suo glorioso tramonto, anche se manca un po’ alla totale fine. Abbiamo visto titoli imponenti invadere il 2018 da ogni lato ed era un vero e proprio piacere giocarli. Il lato grafico, anche se alcuni negano, è molto importante per alcuni giochi e purtroppo su questo fronte la delusione è stata parecchia. Trovare un gioco invecchiato in questo modo è stato abbastanza devastante, sopratutto visto che molti errori visivi non erano presenti in Just Cause 3. Tutta la vegetazione e l’ambiente circostante visto dall’alto sembra una chiazza variopinta, ma poco definita e purtroppo le cose non sono del tutto convincenti nemmeno da vicino. La definizione degli oggetti lascia parecchio a desiderare e non consideriamo nemmeno i PNG, che sembrano effettivamente usciti da un gioco per PS2. Per fortuna bisogna dire che nonostante tutto, dopo un po’ ci si abitua facilmente a questi problemi e il divertimento prevale. Questo anche grazie al frame rate che a differenza del terzo capitolo si attesta sui suoi sinceri 30 fps su una PS4 Standard.

Il sonoro invece colpisce in modo abbastanza marcato grazie a una moltitudine di suoni di grande qualità. Sia i suoni della natura che quelli prodotti dalle auto o dai PNG convicono senza molto sforzo e creano un minimo di immersione in un mondo non particolarmente convincente. La colonna sonora intesa come musica invece si distingue ovviamente in quella originale e non. Le musiche originali hanno quel qualcosa di avvolgente che rappresenta le zone tropicali e che ci accompagneranno durante le nostre esplorazioni. Le canzoni aggiunte le troveremo invece all’interno dei vari veicoli e la loro quantità lascerà piacevolmente colpiti, soprattutto per la varietà di generi.        

Sull'autore

Rostislav Kovalskiy

Un non troppo giovane appassionato di tutto quel che ruota attorno alla cultura POP. Vivo con la passione nel sangue e come direbbe Hideo Kojima "Il 70% del mio corpo è fatto di film".