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Ci sono mondi di gioco che si limitano a esistere, fatti di texture e modelli messi insieme con la freddezza di un progetto architettonico. E poi ci sono mondi che respirano, che sussurrano storie a ogni passo, che sembrano aver vissuto secoli prima che noi vi posassimo lo sguardo. Kingdom Come: Deliverance 2 appartiene a questa seconda, rarissima categoria.
Ho intrapreso un lungo viaggio tra le sue terre medievali e, come sempre, la scelta era tra una recensione asettica, fatta di voti e paragrafi tecnici, oppure qualcosa di più sentito, più vero. E io scelgo sempre la seconda strada, perché un gioco come questo non merita di essere sezionato come un manuale d’istruzioni, ma raccontato come un’esperienza vissuta.
E voglio partire dal cuore pulsante di tutto: il mondo di gioco.
Un mondo che respira
Sono un rompicoglioni di proporzioni epiche quando si parla di ambientazioni nei videogiochi. Troppo spesso gli sviluppatori sembrano non aver mai messo piede in un bosco vero, credendo che bastino qualche albero sparso e due cespugli per creare una foresta. Il risultato? Un’accozzaglia di paesaggi posticci, che sembrano pensati per essere attraversati velocemente piuttosto che vissuti.
Kingdom Come: Deliverance 2, invece, mi ha sorpreso come pochi altri titoli. Qui, la natura non è solo uno sfondo, ma una presenza viva, che ti costringe a rispettarla. Fin dai primi passi diventa chiaro che seguire i sentieri non è solo una scelta estetica, ma la decisione più logica: addentrarsi nell’ignoto, tra fitti cespugli e alberi ammassati, può significare perdersi, ferirsi o finire in situazioni tutt’altro che piacevoli.
Le foreste sono la vera meraviglia. Non sono semplici ammassi di alberi, ma un intreccio di vita e dettagli. I sentieri serpeggiano tra le colline, si insinuano tra le fenditure rocciose, seguono il naturale flusso del terreno come se fossero stati modellati dal passaggio di viandanti e animali nel corso di secoli. Ogni tronco, ogni ramo spezzato sul terreno sembra avere un suo perché.
La bellezza del realismo
Non è solo una questione estetica, è qualcosa di più profondo. È il modo in cui ogni elemento del paesaggio risponde alle leggi della natura. Il sottobosco è denso, accidentato, pieno di arbusti e foglie secche che scricchiolano sotto i piedi. Gli alberi non sono lì per decorazione, ma creano barriere naturali, zone d’ombra, luoghi in cui nascondersi o perdersi. E quando cammino in questo mondo virtuale, non posso fare a meno di rivedere le mie escursioni reali.
Da amante del trekking, passo ore tra boschi e montagne, e la sensazione che provo qui è la stessa che ho quando mi inoltro in un sentiero sconosciuto, senza sapere cosa troverò oltre la prossima curva. Il modo in cui la luce filtra tra i rami, l’odore della terra umida dopo la pioggia, il suono del vento che si insinua tra le foglie: Kingdom Come: Deliverance 2 è riuscito a trasportare tutto questo in un videogioco.
Il segreto di un open world credibile
Troppo spesso, nei giochi open world, il concetto di “foresta” si riduce a un insieme di alberi messi lì a casaccio. Un tronco, un altro tronco a venti metri di distanza, qualche cespuglio e via, missione compiuta. Ma chiunque abbia mai camminato in un vero bosco sa che non funziona così.
Gli sviluppatori dovrebbero sempre consultare chi la natura la vive davvero, chi sa cosa significa perdersi in un groviglio di rami, chi conosce la fatica di scalare una collina fangosa o la meraviglia di trovare un ruscello nascosto. Creare un mondo credibile non significa solo renderlo bello da vedere, ma dargli una logica, una storia, una sua anima.
Kingdom Come: Deliverance 2 supera brillantemente questa sfida. Non solo è un gioco, ma un viaggio, un’esperienza che ti costringe a rispettare la natura che attraversi. Non sei un semplice giocatore che si muove su una mappa, sei un viandante in un mondo che esiste indipendentemente da te.
E mentre preparo il mio zaino per la prossima escursione reale, guardo i miei vecchi scarponi – che avrebbero bisogno di un cambio – e sorrido. Perché so che, che sia su un sentiero vero o in un videogioco, la voglia di esplorare non si spegnerà mai.