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Alcune saghe hanno il problema riguardante il tempo che intercorre tra un capitolo e l’altro. A volte i seguiti non riescono proprio a entrare nel cuore dei fan proprio per questo motivo e per via delle macchinoso sviluppo, ma non è il caso di King’s Bounty 2. Sviluppato da 1C Entertainment, il gioco esce dopo 30 anni dal suo predecessore, con il quale oramai condivide solamente il nome. In parte, questo secondo capitolo segue di più le orme delle varie edizioni uscite a partire dal 2008, ma le rimette comunque in un format diverso, creando qualcosa che non a tutti potrebbe piacere.
All’inizio della partita ci verrà posta una scelta che cambierà un po’ il gameplay e anche molte delle componenti narrative. Dovremo scegliere il nostro personaggio. Personalmente sono stato piuttosto banale e ho optato per Aivar, l’omone che vediamo all’interno dei trailer e che quindi forse rappresenta la vera scelta narrativa.
Scelto il personaggio si inizia nel migliore dei modi, in prigione. Un classico all’interno dei videogiochi occidentali (in quelli orientali spesso vediamo l’eroe nell’atto di svegliarsi) e qui mi era venuto subito il desiderio di cambiare la lingua parlata. Il russo rappresenta la scelta perfetta per molti motivi, ma ne parlerò più avanti. Usciti di prigione scopriamo i veri motivi della nostra liberazione a noi giocatori diventa subito chiaro che dovremo lavorare parecchio per continua a non portare le catene al collo e ai piedi.
Senza fare spoiler, posso dire che la narrazione ha dalla sua l’estrema semplicità di un fantasy lineare. Si tratta di un fantasy molto semplice dal punto di vista della costruzione, ma non per questo meno divertente di un dark fantasy. Ciò che mi ha leggermente deluso sono i dialoghi un po’ sottotono e una traduzione in italiano (non saprei in inglese) che lascia a desiderare.
Questo perché essendo King’s Bounty 2 un gioco sviluppato in Russia, ha come lingua primaria quella e ho notato che spesso delle frasi vengono tradotte in modo fin troppo semplicistico, poco poetico e soprattutto molto didascalico. Questo ovviamente non è un problema per me, che il russo lo parlo, ma rappresenta un “minus” per chi non lo parla e quindi pensa a quella come alla narrazione dei dialoghi vera e propria.
Durante la nostra avventura avremo a che fare con un mondo vivace, ma con molti punti interrogativi dal lato della semplice logica. Bisogna abbandonare un po’ questo concetto e dedicare al gioco le stesse risorse mentali che si dedicano a un film di Star Wars. Le cose le si accettano e basta.
Il gameplay è un vero e proprio strappo rispetto alla vecchia scuola di King’s Bounty. Ci troviamo ancora una volta a comandare la nostra truppa in modo tattico, questo è ovvio. La differenza è che stavolta ci troviamo davanti a una nota di freschezza dal punto di vista del resto del gameplay. So che sembra che mi stia contraddicendo, ma in realtà non è così.
Affrontiamo prima il lato combattivo. Durante i combattimenti a turni potremo schierare le nostre truppe all’interno della griglia. Un po’ come accade in tutti gli altri giochi di questo genere se ci pensate. Schierati i nostri soldatini, andremo a muovere le pedine in base alla lunghezza del tragitto e degli ostacoli. Anche attaccare consumerà la nostra seconda parte delle azioni. I combattimenti inizieranno come dei blandi scontri tra due fazioni, ma dopo già tre ore circa vedremo uno sbalzo non piccolo.
Il restante gameplay è completamente in terza persona e crea così un importante solco rispetto a quanto abbiamo visto nei precedenti giochi. La terza persona ci permette di esplorare il mondo di gioco in un modo del tutto nuovo, ma non per questo fluido e piacevole. Per spostarsi utilizzeremo un cavallo che non sembra essere fatto di marmo e di tanto in tanto troveremo dei punti dove scontrarci con i nemici. Questi punti sono invalicabili e gli scontri sono da fare che lo vogliate o no. Questo vi obbliga ovviamente a proseguire molto lentamente durante la vostra storia, ma soprattutto di dover sempre combattere che lo vogliate o meno. Questo renderà la vostra avventura molto più lenta del necessario
Durante il cammino troverete molteplici personaggi che potrete aiutare in diversi modi. Sub quest piuttosto facili o meno facili che vi faranno sentire in un vero e proprio GDR. Altra componente importante è poi la stessa interazione con gli umani, che sono sparsi un po’ ovunque all’interno della vasta mappa del gioco.
Facendo le missioni secondarie e sconfiggendo i nemici saliremo di livello e grazie a questo riusciremo a modificare le nostre abilità. Queste hanno a che fare con il nostro essere condottieri e ci porteranno dei vantaggi sul campo di battaglia, influenzeranno la nostra possibilità d’acquisto delle pedine da muovere sul campo e così via. La scelta delle abilità è quindi molto importante e ogni scelta va fatta con cura, senza l’eccessiva sbrigatezza.
L’audio è interessante e la colonna sonora del gioco si presenta in modo piuttosto interessante. Musiche medievali fantasy accompagnano la nostra avventura per tutto il resto della giocata. Il doppiaggio in inglese è invece molto fiacco e non dà il massimo in fattore dell’immersione. Purtroppo questo non rende la storia possente come dovrebbe, ma non aiuta nemmeno una sceneggiatura piuttosto fiacca. Il doppiaggio russo invece rappresenta un ottimo modo per la creazione di un bell’universo.
Alcune frasi sono state tradotte in modo da diventare semplici e poco poetiche. Se in russo una frase contiene dieci parole, in italiano ne vedrete ben 3.
Graficamente King’s Bounty 2 non brilla di certo, ma non è il suo intento. I modelli poligonali sono semplici, ma fanno il loro lavoro senza grossi problemi. Così anche tutto il mondo di gioco appare in modo semplicistico, quasi come se appartenesse alla generazione precedente. Non è però un difetto del titolo in quanto alla fine dei conti riusciamo comunque a goderci di tutta la creazione in pieno.