La Compagnia dell’Anello – Recensione della nuova traduzione

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Ognuno di noi porta con se tanti ricordi, che alla fine riempiono stanze intere del nostro palazzo dei ricordi. I libri per me rappresentano un modo per ricordare qualcosa o qualcuno e Il Signore degli Anelli rappresenta un caldo focolaio che racchiude gli anni più affascinanti e i ricordi di persone che non ci sono più. Ricordo ancora la prima volta che mi feci leggere La Compagnia dell’Anello da mio zio, che ormai non è più su questa terra, ma queste piccolezze sono ricordi meravigliosi e caldi che valgono più di tanti altri. Successivamente, sempre la stessa saga mi riporta ai tempi in cui frequentavo le superiori, l’inverno freddo, la bronchite, il freddo e gli amici. Molte di quelle persone sono andate perdendosi nella propria vita ed è sempre questa saga a farmeli ricordare in modo particolarmente caldo.

Sapere che una nuova traduzione fosse in vista della pubblicazione è stato quindi abbastanza scioccante, ma dall’altro lato, adoro le novità. Nonostante le critiche, infatti, a me la traduzione nuova di Harry Potter piace e anche La Compagnia dell’Anello con la nuova traduzione di Ottavio Fatica.

L’inizio del viaggio

Il Signore degli Anelli è un’opera epocale del maestro John Ronald Reul Tolkien e con la sua uscita è cambiato un po’ tutto all’interno del mondo fantasy. Si tratta però di una serie di romanzi cosi unici da colpire ancora oggi il lettore grazie a un mondo vasto, vivo e pieno di personaggi magnifici. Questi sono in effetti entrati nella nostra cultura e difficilmente ne faremo a meno in futuro. Capisco però che non tutti hanno avuto l’opportunità di leggerlo o guardarlo e sopratutto le nuove generazioni, dovrebbero farlo senza esitazioni.

Non voglio fare molti spoiler al riguardo, ma so benissimo che raccontare la trama è importante per capire di cosa sto parlando. La storia è ambientata nell’universo EA, sul pianeta Arda, nella Terra di Mezzo e in particolare a Hobbiville. Qui vive il giovane Frodo Baggins insieme allo zio Bilbo (protagonista del libro Lo Hobbit) e un giorno si ritrova invischiato in dei problemi più grandi di lui e di qualsiasi altro essere umano. Nelle sue mani viene posto il futuro del mondo e l’anello del potere, con il quale Sauron ha dominato tutto con il pugno di ferro. Toccherà al piccolo Hobbit, ai suoi amici e dei compagni di sventura intraprendere un lunghissimo viaggio per salvare il mondo, senza sapere di doverlo fare per davvero.

High Fantasy in quinta

Bisogna dire in primo luogo che leggere questo primo – dei tre – libro è sempre un emozione incredibile. La Terra di Mezzo è un luogo che nel corso degli anni ho imparato ad amare in modo incondizionato e che apprezzo in quasi tutte le salse. Questa è però la recensione dedicata per lo più alla nuova traduzione, tanto critica da molti. Cerchiamo quindi di parlarne in modo libero e senza freni. Posso capire benissimo coloro che non riescono a sopportare la nuova traduzione, amanti delle sonorità prodotte dalla traduzione musicale precedente. Questo è in realtà frutto di una semplice abitudine e sappiamo tutti quanto è difficile toglierne uno di dosso. L’abitudine crea l’attaccamento a una certa traduzione e il nostro cervello percepisce quella come giusta, ma sarà davvero cosi? Tassorosso che si trasforma in Tassofrasso non è passato inosservato e nemmeno il Platano picchiatore (anche se non è un Platano).

Anche in questo caso, ci sono differenze e non sono poche. Le stesse poesie hanno perso la musicalità precedente a favore di una maggiore fedeltà e personalmente non solo non mi ha dato fastidio, ma ho addirittura apprezzato lo sforzo. La lettura è certamente più lenta e legnosa di prima, ma ricordo ancora che ebbi un po’ di difficoltà anche in lingua russa. Il romanzo non è scritto in modo scolastico e non dovrebbe essere tradotto in questo modo. Certo, alcuni nomi sono diversi e i Forestali (ex Raminghi) sono sicuramente poco piacevoli da ascoltare. Lo scandalo parziale, scatenato dal mitico Grampasso che diventa Passolungo è superfluo però. Si tratta di un nome come un altro e come ho già detto, il vero problema è che il nostro ricordo prevale sulla realtà, anche se questa magari è più consona all’opera originale.

Il lato negativo di questa nuova edizione consiste probabilmente nell’aver deciso di mettere fuori commercio le vecchie edizioni, ma ancor più nella scelta della copertina. La fotografia del pianeta marte (a quanto parte è quello) risulta essere brutta e insensata per Il Signore degli Anelli, che resta comunque un’opera appartenente al genere high fantasy.

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Sull'autore

Rostislav Kovalskiy

Un non troppo giovane appassionato di tutto quel che ruota attorno alla cultura POP. Vivo con la passione nel sangue e come direbbe Hideo Kojima "Il 70% del mio corpo è fatto di film".