La Via del Grembiule: Lo yakuza casalingo #1 e i suoi drammi

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La malavita giapponese ha una storia piuttosto grande sia nei termini d’ampiezza che in quelli della presenza storica. Anche il cinema, l’animazione, la letteratura e il videogiochi hanno sfruttato in modo più o meno ossessivo del genere. Dopo Crying man Freeman, Brother, Yakuza e compagnia cantante, arriva finalmente in Italia grazie a J-Pop un manga che in tanti aspettavamo, La Via del Grembiule. Firmato da Kousuke Oono, il manga porta il titolo originale 極主夫道 Gokushufudō e racconta delle vicende surreali, comiche e che spero si tramutino in futuro in qualcosa di più action.

La storia del manga non è un tipico racconto sulla malavita che siamo abituati a vedere. Non vedrete Takeshi Kitano fare a pezzi i propri nemici e nemmeno Ryu, che pesta tutti sulle strade notturne di un quartiere di Tokyo. In questo manga vedremo la vita di Tatsu, detto l’Immortale (come in Gomorra), uno yakuza divenuto famoso per essere sanguinario e violento come pochi. Da solo ha sgominato più di un clan nemico a mani nude, come ci siamo abituati a vedere in GTO. Vi ricorderete sicuramente Shonan Junai Gumi e il giovane Onizuka, che con la sua violenza è divenuto leggenda.

Dopo una vita di violenza, però Tatsu ha deciso di cambiare vita dopo un matrimonio. L’amore cambia tutti e dopo aver conosciuto Miku, Tatsu decide di cambiare del tutto le proprie abitudini, abbandonando la strada della violenza. Decide quindi di diventare un vero e proprio casalingo, visto che alla fine dei conti è Miku a provvedere al sostentamento della casa. Quanto però è difficile ambientarsi in un posto nuovo? Bisogna abbandonare tutte le vecchie abitudini, imparare e cucinare e iniziare a comportarsi bene e tutto ciò diventa dannatamente difficile.

Tutto l’albo si divide in 10 capitoli e altri 3 extra one-shot. Anche gli altri capitoli però sono quasi del tutto slegati tra di loro. Ognuno di questi mostra un frammento di vita di Tatsu, ma è difficile collegarli insieme pensando a un senso logico. La narrazione di Oono è comunque divertente, ma noiosa o scontata e mostra alla fine dei conti quelli che sono i momenti di ogni uomo quando inizia a vivere da solo. I dialoghi non hanno un potenziale profondo, ma non è quello il loro intento ovviamente. Il tratto invece vanta di una precisione che mette in piedi uno spettacolo dettato dal classicismo narrativo nipponico. I fondali talvolta mancano, mettendo in risalto i personaggi e la loro emotività. Proprio questo è il punto sul quale accelera Oono appassionando i lettori amanti del genere.

Sull'autore

Rostislav Kovalskiy

Un non troppo giovane appassionato di tutto quel che ruota attorno alla cultura POP. Vivo con la passione nel sangue e come direbbe Hideo Kojima "Il 70% del mio corpo è fatto di film".