Made in Abyss #1 – Recensione

Made in Abyss
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Akihito Tsukushi esegue il suo debutto a livello mondiale con un fantasy leggermente fuori dalle righe, Made in Abyss. Come dice il nome stesso, è un manga ambientato in un mondo fantasy dove è stato scoperto un vero e proprio abisso che scava in profondità fino al cuore del pianeta stesso. Un luogo misterioso, talmente vicino eppure tanto lontano. Un dungeon perfetto per gli esploratori di tutto il mondo.

Infatti, l’avventura e l’esplorazione sono la chiave di Made in Abyss, che pone le sue radici sui misteri stessi dell’Abisso. Dopotutto, nonostante sia stato esplorato per centinaia di anni, nessuno ha ancora idea di quanto veramente possa andare in profondità o che cosa, effettivamente, ci sia nei livelli più bassi. Per molti, l’Abisso non è altro che l’entrata per un mondo parallelo, ricco di tesori, creature spaventose e tanti segreti da svelare.
E’ ovvio dire che l’intera opera è incentrata sull’Abisso stesso, dato che almeno nella città di Orth tutti vivono in funzione a esso.

The Abyss watchers

Fatta questa premessa, è giusto andare con ordine andando la scoperta di questo primo volume edito J-POP.
L’isola di Belouska, dove l’Abisso è situato, ci viene introdotta fin da subito come il ritrovo e la tomba di migliaia di avventurieri ed esploratori. Non c’è dubbio che sia il sito più famoso e interessante del mondo intero. Per questo motivo, la città di Orth, che è situata proprio davanti all’enorme cratere, offre ospitalità agli esploratori e custodisce i loro tesori più preziosi: i figli.

Difatti, pur considerando la straordinaria potenzialità di ricchezza che l’Abisso offre, esso può anche rubarti tutto, persino la vita. L’orfanotrofio è il luogo dove i figli degli esploratori dispersi o morti in missione vengono addestrati e mantenuti, in modo tale che anche loro potranno seguire in futuro le orme dei genitori. Questo sottolinea ancora di più quanto il mondo stesso sia attratto e dipendente dall’Abisso.
E’ da questo punto che inizia la vera storia di Made in Abyss.

Made in Abyss

Riko, una bambina solare, ingegnosa e anche un pochino stramba, sogna di poter scendere sempre più in fondo nell’Abisso, in modo tale da visitare gli stessi posti che sua madre aveva visto fin da giovane. Per farlo, zaino in spalla e fischietto rosso al collo, si mette in marcia con il suo amico Nat alla ricerca dei tesori dell’Abisso, in modo da scalare in fretta la classifica e poter diventare un Fischietto bianco, la carica più alta fra gli esploratori.

La protagonista non poteva essere più azzeccata. Rispecchia pienamente l’entusiasmo del lettore nello scoprire sempre più dettagli di quel mondo meraviglioso chiamato Abisso, ricco di misteri e creature inquietantemente sublimi. La sua forza di volontà è il motore dell’opera, che la caccerà in pericoli sempre più gravi.
Tuttavia, grazie all’aiuto di Reg, un piccolo robot umanoide scoperto durante la prima vera esplorazione di questo primo volume, la vita di Riko sarà in fredde ma sicure mani.

Reg, il co-protagonista, è un robot umanoide che decide di aiutare la protagonista nei suoi viaggi a seguito di una perdita di memoria. A quanto pare, non ricordava nemmeno di essere un robot e il suo copro, in alcune parti, si dimostra più umano che meccanico. Il suo modo di pensare e la sua emotività è un grande spunto su cui partire, visto che la nostra concezione di macchina e quella di Made in Abyss sono le stesse.
Esattamente, Reg è un robot nato dall’abisso.
Made in Abyss.
Sicuramente è la creatura più misteriosa e interessante fin’ora apparsa in questa storia dai mille risvolti.

Scopriamo il mondo insieme, un passo alla volta

Il ritmo narrativo è completamente condizionato dal world building, decisamente ben studiato e ricco di particolari, seppur proposti in modo che non sia complicato assimilarli. Ogni frase, ogni termine, ogni situazione aiutano a capire il mondo di Made in Abyss e come gli abitanti siano rimasti sconvolti dalla scoperta dell’Abisso anche migliaia di anni dopo.

Lo stile fiabesco dei disegni e dei personaggi in generale tradisce l’essenza stessa dell’opera, essendo molto diretta e non facendosi problemi a parlare di sessualità e mostrando nudità. Il suo linguaggio “sporco” rimane comunque nei limiti dell’apprezzabile, senza macchiare per niente la reputazione della storia e nei personaggi e senza scadere mai nel volgare. Il design dei personaggi, i bellissimi paesaggi e lo stile di disegno si amalgamano alla perfezione, offrendo dunque un prodotto artistico di grandissima bellezza estetica. La regia delle tavole, semplice ma esplicativa, ci accompagna nella lettura di un’opera complessa e profonda, ricca di temi e spunti per grandi avventure.

Il tutto è raccolto in un volume ben curato da parte della J-POP, che a un prezzo decisamente un po’ alto offre un’ottima qualità della carta e poche, fantastiche, pagine a colori. E’ altamente consigliato per chi vuole leggere qualcosa di diverso e ricco di contenuti.
Non fatevi ingannare dal design.
La versione animata è disponibile in streaming su VVVVID e, decisamente, è valida almeno quanto il fumetto.

Sull'autore

Gabriele Gemignani

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