Marvel’s Spider-Man 2 – Recensione – Il miglior videogioco di Spider-Man è finalmente disponibile

Marvel's Spider-Man 2
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Esistono una miriade di personaggi che hanno accompagnato la mia infanzia e la mia adolescenza. Le Tartarughe Ninja ad esempio rappresentano la mia infanzia e ricordo con gioia i loro videogiochi e la serie animata classica, quella che si discosta totalmente dal fumetto originale. I corti d’animazione targati Disney sono stati la mia linfa vitale per anni e anni. Ricordo che riguardai le stesse puntate così tante volte da conoscere a memoria i testi. Ovviamente poi ci sono i supereroi. Personaggi che mettono i loro straordinari poteri al servizio delle persone comuni, dei più deboli e dei meno fortunati. Questi continuano a rappresentare la mia quotidianità nonostante i trent’anni ormai passati.

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Tra tutti i personaggi presenti nell’enorme pantheon editoriale statunitense, quello più rappresentativo per me era ed è tutt’oggi Spider-Man, creato da Stan Lee e Steve Ditko. Questa in fin dei conti è la recensione di Marvel’s Spider-Man 2, il gioco sviluppato dai ragazzi di Insomniac che non mi ha solo convinto, ma fatto innamorare.

Peter Parker (e ovviamente Miles Morals) è un personaggio facilmente assimilabile da ogni lettore. Non è un riccone playboy che lotta anche grazie ai propri poteri. Non è un dio sceso sulla terra e non è nemmeno un essere extra dimensionale o alieno. Peter è un personaggio tanto vivo quanto lo sono io e tu che stai leggendo. Ha i nostri stessi problemi (relativamente parlando), una situazione famigliare complicata, tantissimi problemi e tante responsabilità. Peter deve pagare un mutuo e arrivare a stento a fine mese e nel farlo, deve pensare anche ai più deboli, affrontando i demoni interiori. E lo fa senza perdere l’altruismo che lo caratterizza.

Lo stesso posso dire di Miles Morales, nato dalla mente creativa di Brian Micheal Bendis e le matite di Sara Pichelli. Un personaggio tanto interessante quanto forte e capace di parlare a una platea di persone enorme grazie al tema dell’immigrazione, del colore della sua pelle e così via dicendo. Lui è protagonista del più bel film dedicato a Spider-Man e del suo sequel, che risulta essere ancora più bello tra i film dedicati all’arrampicamuri.

Dopo Marvel’s Spider-Man era difficile per un appassionato aspettarsi qualcosa di più. La carne sul fuoco era tanta e ogni cosa funzionava in modo perfetto. Certo, non era originale il tipo di gioco, la sua impostazione e il combat system, ma tutto funzionava perfettamente insieme. Eppure i ragazzi di Insomniac sono comunque riusciti a confezionare un prodotto che nonostante i suoi limiti, rasenta quella perfezione che prima sembrava solo essere sfiorata, ma non toccata. Certo, ci sono dei difetti qua e là, ma si tratta di piccolezze che non minano in alcun modo la qualità generale dell’opera e l’esperienza di gioco.

Marvel’s Spider-Man 2, lo dico da subito, per ora è a mani basse la miglior esclusiva Playstation 5 e uno dei migliori giochi dedicati ai supereroi.

Ogni grande prodotto è formato in primo luogo dalle persone, che hanno reso possibile la sua realizzazione. Dietro al primo titolo c’era un veterano del mondo dei fumetti che ha contribuito nel corso degli anni a migliorare (e a volte peggiore) Spider-Man, Dan Slott. Questo nuovo capitolo non vanta un nome altisonante capace di generare dell’hype attorno a se, ma nonostante questo, funziona tutto. Si percepisce fin dalle primissime battute l’enorme amore per Spidey, i suoi amici e ovviamente i nemici e personalmente ho apprezzato molto alcuni cambi rispetto al fumetto. Il coraggio va premiato in ogni caso e a ogni costo.

Eppure voi vi state ancora chiedendo la trama di questo osannato secondo capitolo. Eccovela in breve.

Le vicende del gioco sono ambientate dopo quelle del primo capitolo e dello spin off dedicato a Miles Morales. Peter e Miles sono ormai un duo affiatato e abituato a combattere il crimine, mentre MJ ha ripreso il suo lavoro presso il caro buon J.J. Jameson. Un uomo simpatico quanto il pungiglione velenoso di Scorpion. E anche Peter si trova un lavoro nuovo, presso la prestigiosa scuola di Miles, ma viene liquidato in meno di un giorno lavorativo perché si assenta per combattere un incazzatissimo Sandman. Un vero classico nel mondo di Spider-Man, ma con una novità in più, il ritorno di Harry Osborn. Certo, ce lo aspettavamo dai trailer e a dire il vero anche dal precedente capitolo, ma vederlo nel gioco è stato comunque un grande piacere.

Peter e MJ in Marvel's Spider-Man 2 recensione havocpoint

Il vecchio amico di Peter sembra essere guarito grazie a delle cure trovate da suo padre, Norman Osborn ed è intenzionato a portare a termine il sogno di una vita; curare il mondo. In questo progetto viene coinvolto anche Peter e tutto sembra filare in modo giusto, come chiunque sognerebbe. Ovviamente il male è sempre in agguato e come un fulmine a ciel sereno arriva Kraven a rompere le uova nel paniere. Un cacciatore desideroso di trovare una preda in grado di soddisfare la sua sete di caccia e che ovviamente metterà a ferro e fuoco una città che ne ha passate di cotte e di crude (tanto per rimanere in tema culinario).

Senza andare troppo nei dettagli riguardanti meramente la trama del gioco, desidero invece parlare della sua sceneggiatura e di cosa ha funzionato e cosa no in questo capitolo.

Ciò che colpisce fin da subito, pad alla mano, è l’immenso amore che gli sceneggiatori provano per i due Spider-Man e in generale per l’intero universo Marvel. Si percepisce il desiderio autentico di mostrarci una storia matura, ma allo stesso tempo avvincete e divertente e devo dire che questo intento è stato centrato in pieno. Il gioco difatti non annoia in praticamente nessun frangente della storia, creando un ottimo sincronismo con il giocatore e con quello che è l’animo di Spider-Man.

I personaggi in questo secondo capitolo sono più maturi e devono affrontare delle problematiche tipicamente umane. Quelle che in un certo senso abbiamo tutti quanti. Le bollette, l’ipoteca, la scuola e gli impegni esterni che fagocitano il tempo necessario per entrare in una buona scuola. Insomma, c’è veramente tutto in questo gioco ed è ammirevole anche la sensibilità utilizzata per rappresentare alcuni personaggi e le relative problematiche riguardanti le loro persone.

Ho apprezzato poi il tema cruciale di questo capitolo, l’amicizia. Un concetto tanto semplice, quanto complesso e ovviamente super abusato da film, libro, serie, giochi e fumetti. Un argomento che però non invecchia mai, offrendoci di continuo qualche nuovo spunto per ragionare insieme sulla questione tanto delicata quanto importante. Qui abbiamo Peter e il suo amico Harry, separati per colpa di una malattia e riuniti per “merito” di un male ancora più grande. La loro amicizia sembra autentica al punto che alla fine sarà impossibile non provare dell’empatia per entrambi e per la loro situazione. Harry soprattutto mi ha colpito perché ha una forza che in realtà non si vede sempre ed è mosso da delle motivazioni emotive e giuste.

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Anche il rapporto tra Miles e Peter ha una sua grande parte davvero importante in questo gioco. Con un Miles che si sente un po’ messo da parte, ma non per questo offeso. Anzi, sa che l’amico in quel momento è impegnato altrove e capisce (almeno in parte) i suoi sentimenti. Forse a essere onesti, non ho apprezzato molto il rapporto tra la madre di Miles e tutti gli altri. Quello mi sembra un po’ un punto troppo fittizio per sembrare anche solo in parte realistico.

Kraven invece è un villain incredibile. Passionale, forte e dotato di potenza incredibilmente brutale e vera. Sembra una belva che cerca qualcuno che lo sfidi. Qualcuno che gli faccia davvero male. Un rivale capace di metterlo in un angolo e ucciderlo. Kraven è un cacciatore, ma non per questo è leale. Spesso i suoi metodi sono brutali e soprattutto sleali nei confronti dei propri avversari, che si ritrovano in ogni caso con un piede nella fossa. Eppure lui è un villain che ci perseguiterà per tutto il gioco e la sua ombra sarà avvolgente quanto il simbionte.

Invece per quanto riguarda il leto meramente tecnico, devo dire che Marvel’s Spider-Man 2 è bello sì, ma forse mi sarei aspettato qualcosa in più. Non fraintendetemi, il gioco visivamente è sbalorditivo e stupisce anche il giocatore meno attento. La città di New York è diventata molto più grande e dettagliata, con molte più vie disponibili e una fedeltà al realismo che definirei quasi allucinante. Certo, non parliamo di realtà 1:1, ma ci siamo quasi. Il Central Park però è veramente piccolino e anche Brooklyn è molto più piccino rispetto alle sue reali dimensioni. I nuovi quartieri tra l’altro, per quanto affascinanti, non risultano essere iconici come Manhattan, ma funzionali al 100% per il gioco e il divertimento.

Le strade della città stavolta sono trafficate e i pedoni camminano di qua e di là in chissà quale direzione. Tutto sembra vivo, ma ovviamente è solo una mera apparenza. Un difetto che affligge tanti giochi di questo genere e che purtroppo, ma ne parlerò in un apposito articolo.

La vera novità di questo capitolo è l’immensa fluidità, i dettagli e ovviamente il tanto famigerato Ray Tracing. La tecnologia non solo funziona in modo eccelso su Playstation 5, ma con Spider-Man dà il suo massimo in praticamente ogni occasione. Vedere il riflesso sui palloncini è sicuramente un tocco di classe che non cambierà nulla al giocatore meno attento, ma quello più esigente ci troverà un mondo da scoprire. Anche in città, questa tecnologia si rivela essere perfetta per ogni occasione, con dei punti davvero alti di realismo. I riflessi in effetti creano quel qualcosa in più che rende tutto più bello, più piacevole da vedere e più vero.

Molti modelli poligonali sono comunque rimasti molto fedeli a quelli del primo capitolo e non colpiscono veramente il giocatore. In verità, vi devo dire che molti punti sembrano somigliare tantissimo al primo capitolo, ma poi arrivano i momenti più frenetici e potenti, quelli che ti strappano la mascella. In quei momenti si sente tutta la potenza della nuova ammiraglia Sony e si vedono i risultati di un lavoro di sviluppo maniacale e in linea con le aspettative.

Mi hanno stupito soprattutto i personaggi, che con le loro espressioni facciali parlano direttamente al giocatore senza mezzi termini. I cambiamenti estetici hanno poi reso ognuno di questi più simile a un essere umano vero, anche se capisco che qualcuno potrebbe preferire i precedenti modelli. A brillare in una grande perfezione sono soprattutto i protagonisti della storia, che sembrano reali e l’esperienza generale è proprio quella cinematografica.

Marvel's Spider-Man 2

Non so se lo sapete, ma io sono un adoratore di colonne sonore e quella del primo capitolo l’ho divorata più e più volte a tante riprese. Ebbene, John Paesano ha confezionato un nuovo album che forse non raggiunge sempre i livelli del primo, ma ragazzi, si vola su dei livelli altissimi con questo secondo gioco. Le sonorità si avvicinano in modo incredibile

P.S.: avete notato che i programmi come MasterChef e 4 Ristoranti utilizzano spesso le musiche del gioco?

Ogni canzone si adatta perfettamente alla scena, ma è come sempre durante l’esplorazione che si sente il meglio. Il continuo incalzare musicale durante il volteggiare, il ritmo abbastanza serrato delle note e poi la pulizia totale. Ragazzi, sono in quei momenti io tornavo bambino. Quello che si divertiva a guardare Spider-Man in tv, a leggere i fumetti e a giocare a un gioco da tavolo di dubbio gusto. Tra ogni elemento di gioco si percepisce l’enorme alchimia, che rende l’esperienza magica e indimenticabile.

Ho detto tantissimo, ma non ho ancora parlato del punto cruciale per molti, il gameplay. Una parola che apre mille strade diverse. C’è chi non ha apprezzato il gameplay di questo secondo capitolo, bollandolo come un more of the same del primo e chi lo osanna a capolavoro senza tempo e spazio. A mio avviso, la verità sta nel mezzo, come accade spesso in fin dei conti.

Marvel’s Spider-Man 2 conserva la stessa identica struttura del primo capitolo, ma questo suppongo che fosse ovvio. Cambiare la struttura di gioco in una saga è un suicidio sottoscritto e firmato. Si tratta ovviamente di una struttura in parte già vista all’interno della serie Arkham o quella tolkieniana, ma quanto qualcosa funziona, la si sfrutta e basta. E ragazzi, qui funziona tutto. Il volteggiare da un palazzo all’altro è diventato ancora più divertente, vivo ed entusiasmante. Sembra quasi di percepire l’aria della grande mela che si infrange contro la nostra maschera, lo sfrecciare dei corrieri e in generale l’enorme via vai che si vede in ogni viuzza. Durante lo spostamento in città potremo utilizzare nuove mosse per poter volteggiare ancora più velocemente e in modo ancora più acrobatico e potremo finalmente schiantarci per terra. Un’aggiunta piacevole e comica, ma che sarà una normalità se si modificano leggermente le impostazioni del lanciaragnatela.

Il fulcro del gioco ovviamente sono i combattimenti, attorno ai quali ruota tutta l’avventura. Come detto prima, l’ispirazione in questo caso viene direttamente da Batman, che con il suo freeflow è riuscito a ritagliarsi una grande fetta del pubblico. Questo sistema di combattimenti non è nuovo quindi, ma nonostante gli anni sulle spalle riesce comunque a divertire il giocatore come se fosse la prima volta. La velocità la fa da padrone e così anche le acrobazie, che permettono di eseguire delle mosse davvero niente male. Devo però fare una considerazione questa volta. Nel primo capitolo c’era una certa dinamica tattica che sì, ci metteva contro un’orda di nemici, ma era tutto piuttosto ragionato e funzionale. Ogni mossa aveva una sua contromossa e c’era un’aria divertente durante tutta la giocata. Questa volta le cose cambiano. Pur di mettere un numero veramente elevato di nemici, gli sviluppatori hanno dimenticato di aggiungere la tatticità e il divertimento. Alla fine ogni combattimento diventa una continua schivata dei colpi nemici, ma delle volte diventa difficile, visto che nello stesso istante ci spareranno, ci picchieranno, ci acchiapperanno e così via. Alla fine qualcuno si ritroverà abbastanza frustrato a dover combattere senza desiderio, senza alcun divertimento. Questo in un titolo simile risulterà essere un grosso problema.

Ora veniamo un po’ alle cose più divertenti. Miles Morales e Peter Parker hanno due alberi distinti e separati, ma ne condividono uno in comune. Il giovane eroe ha un bel campionario di mosse tecniche ed elettriche. Combattere nei suoi panni è divertente ed emozionante, ma soprattutto facile. Il suo campionario di mosse è davvero incredibilmente forte ed è con lui che sarà molto facile abbattere anche i nemici più grossi e potenti. Peter d’altro canto è molto più fisico e per questo necessità di un approccio al combattimento diverso. Non è meno bello, ma posso dire che necessità di un pelino di attenzione in più durante la lotta.

Questo nuovo gioco ha dalla sua un’arma nella manica che non potevo di certo aspettarmi, i caricamenti veloci. Come sicuramente saprete, per spostarvi in città potrete utilizzare la classica tela, oppure planare grazie alle tele poste sotto le ascelle. Proprio come nei fumetti in fin dei conti. Planare è un’esperienza divertente, ma non incredibilmente entusiasmante, eppure permette un ottimo modo spostamento da un quartiere all’altro. Quando dovremo spostarci da una parte della città all’altra invece, potremo avvalerci del viaggio rapido ed è qui che viene il bello.

Ah, ovviamente prima di utilizzare il viaggio rapido, dovremo fare un bel po’ di pulizia nel quartiere.

Scelto il quartiere dove trasportarci, vedremo un caricamento immediato. Niente schermate, niente attese. Ogni scelta porta istantaneamente in quel preciso luogo. Potremo scegliere non solo il quartiere dove trasportarci, ma anche la via esatta. Questa è forse la tecnologia che ancora non riesco a spiegarmi.

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Sull'autore

Rostislav Kovalskiy

Un non troppo giovane appassionato di tutto quel che ruota attorno alla cultura POP. Vivo con la passione nel sangue e come direbbe Hideo Kojima "Il 70% del mio corpo è fatto di film".