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Il basket è in assoluto il mio sport preferito. Ricordo d’aver iniziato ad amarlo grazie al capolavoro firmato da Takehiko Inoue, Slam Dunk. Un manga sportivo che ancor oggi insegna agli altri come si costruisce una narrazione realistica e avvincente ed è grazie a quest’opera che decisi di frequentare la scuola di basket, imparando ad amarlo in modo ancora più profondo. A casa poi da adolescente passavo parecchio tempo davanti ai videogiochi del genere sportivo e questa passione non cambiò poi molto con lo scorrere del tempo.
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Su queste pagine ho parlato di tantissime versioni di NBA 2K, elogiando le parti interessanti e criticando quelle meno interessanti. Saltando la versione 23 ero abbastanza affamato di questo genere e presi in mano il pad pieno di speranze e di desiderio di fare una nuova carriera nel mondo cestistico. E devo dire che sicuramente le premesse erano elevate e bisognava tirare via quell’ombra che ormai incombeva sul franchise dall’anni e che porta il nome di “Microtransazioni”. Ovviamente gli sviluppatori hanno pensato di agire in modo diverso, mettendo ancora più microtransazioni, semplificando nel contempo anche la modalità carriera.
Ah, questa non funziona se siete offline. Per la gioia di tutti.
Parto con dire che dopo aver provato una decina di volte l’applicazione ufficiale per ricreare il mio volto nel gioco, ho dovuto usare una faccia a caso perché mi usciva un mostro simile a Sloth dei Goonies. Per qualche minuto ho creduto di avere davvero quella faccia. Oltre tutto, l’applicazione rallenta in modo spaventoso su di un device con 12 gb di ram. Bisogna dire che l’applicazione è cambiata totalmente è ora manca anche il gioco di carte NBA oltre che tutta una serie di funzioni. Un vero peccato.
Fatto sta che inizio la mia modalità carriera e mi trovo catapultato all’interno della classica città dei giochi passati, ma più grande. Molto più grande. Trovato lo stadio inizio la storia vera e propria, che però manca di mordente. Manca quel racconto scolastico oppure la storia sulla rivincita sociale o semplicemente una narrazione più fluida. Mancano molte cose, ma ora il ruolismo ha assunto un posto più importante. Le risposte multiple durante i dialoghi ci faranno acquisire o perdere più fan, rendendoci più o meno famosi. Il che è veramente interessante, ma comunque non si viene coinvolti all’interno della storia. Sicuramente è una simulazione cestistica realistica in quanto dovremo fare parecchie scelte, andare a parlare con l’allenatore e così via. Anche le partite non saranno del tutto giocabili in quanto potremo disputare solamente quelle scelte e più papabili, saltando il resto.
La modalità Carriera purtroppo è quella che oggi come oggi soffre maggiormente la questione delle microtransazioni. Senza quelle sarete totalmente allo sbaraglio di tutti e non basterà un anno di gioco per diventare forte. Nessun grinding vi salverà purtroppo. Questo bisogna dire che mette in difficoltà anche la carriera contro il computer in quanto migliorare il proprio giocatore sarà veramente complicato.
Tralasciando questo però, ci si ritrova in un menu pulito e ben strutturato. Soprattutto, le modalità proposte sono tante e ben variegate. Mi astengo dalla mancanza di GM, ma posso comprendere le motivazioni di tale scelta.
Una vera e propria chicca di quest’anno è sicuramente quel capolavoro di Momenti Mamba riguardante il buon Kobe Bryant. Dovremo rivivere i momenti più importanti dell’intera carriera del Black Mamba. Inutile dire che l’emozione corre forte durante alcune partite e alcuni momenti e non serve essere un tifoso dei Lakers per amare un campione unico nel suo genere.
Per vincere quelle partite avremo bisogno di portarle a termine mettendo a segno una serie di requisiti che ci verranno mostrati all’inizio. Questo renderà tutto molto più difficile di quanto pensiate, ma allo stesso tempo, più divertente, avvincente e ovviamente emozionante.
Tralasciando poi le solite modalità che abbiamo già visto e rivisto ogni anno, vorrei parlare di qualcosa che mi ha stupito. Il gameplay.
Raramente mi sono trovato a dover parlare così bene e così male di un singolo prodotto, lo ammetto. Il gameplay di NBA 2K24 è la cosa più vicina al realismo che si sia mai vista. Non sto parlando semplicemente dei tasti, ma proprio del feeling, dei movimenti e così via. Ogni frangente che si vede sullo schermo sembra essere preso direttamente una vera partita ed è quasi assurda la qualità dei movimenti. Allo stesso tempo anche i volti dei giocatori hanno raggiunto un livello di realismo che supera senza troppi problemi quello di qualsiasi altro gioco sportivo. Un mix che rende la partita veramente piacevole da vedere e da giocare.
Il lavoro svolto dagli sviluppatori sui volti dei giocatori sorprende con grande piacere anche il giocatore meno avvezzo al mondo della pallacanestro.
Il gameplay stupisce poi perché tenta di dare giustizia alla sua estrema difficoltà con una serie di livelli che potrebbero piacere anche a chi non riesce a “metterla in una vasca da bagno”. Questa parte devo dire che mi ha sorpreso e soprattutto mi è piaciuta la vasta gamma di scelta. Devo anche dire che in ogni caso, tirare bene in modalità carriera dipenderà per maggior parte proprio da quanto spenderete al riguardo. Eppure, in altre modalità, ogni singolo tiro, ogni passaggio, ogni palleggio rasenta l’arte pura del mondo simulativo.
Il campo da gioco è uno spettacolo visivo e la nuova ammiraglia Sony riesce a reggere perfettamente ogni contraccolpo, ogni tiro e ogni punto messo a segno. Un vero e proprio godimento in 4K che ho adorato come non mai.
La colonna sonora di questo NBA 2K24 è sì buona, ma non spicca per originalità come quelle degli anni passati. Purtroppo da qualche anno a questa parte gli sviluppatori hanno deciso di inserire solamente un tipo di musica, senza sperimentazione alcuna e ciò a mio avviso toglie un po’ di quella magia che aleggiava sempre sul titolo dal punto di vista musicale. Il sonoro risulta essere molto fedele alla realtà e i tre fedeli cronisti danno del loro meglio come ogni anno.