NBA 2K25 – Recensione – Si sente la mancanza di un concorrente

NBA 2K25
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La pallacanestro è uno sport che mi ha sempre portato tanta felicità ed è stato un insegnante severo riguardo alle regole della vita. Regole che sono ovviamente servite in età adulta e che continuo a portarmi dietro. Anche se il basket lo vedo ormai solo sullo schermo di una tv grazie alle stagioni del NBA e ovviamente al videogioco. Un anno fa non ero veramente felice di quel che la 2K fece con il suo titolo di punta nel campo sportivo. NBA 2K24 si era rivelato un titolo castrato grazie alla massiccia presenza dell’elemento pay to win. Per questo motivo, l’attesa del nuovo NBA 2K25 era piuttosto tiepida in fin dei conti.

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Eppure, nonostante l’attesa tiepida e nonostante alcuni problemi non siano scomparsi, il gioco è una bomba senza precedenti per quanto riguarda la simulazione del basket. Un grande traguardo per gli sviluppatori, certo, ma il desiderio di noi fan ora è quello di vedere un po’ di sana concorrenza. Perché forse, solo quella potrà salvare questo gioco da un drenaggio senza limiti.

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Parto quindi proprio da questo buco nero, che aleggia sul titolo. Le transazioni si rivelano ancora una volta essenziali qualora voleste competere con altri giocatori online. Perché fin dal primo giorno vedrete giocatori di un livello che non raggiungerete mai, a meno che non paghiate ovviamente. Questo spinge altri giocatori a investire altri soldi e si crea un effetto catena che non porta a nessun beneficio.

Ovviamente è chiaro come il sole che finché il titolo sarà l’unico sul mercato, il publisher potrà bellamente fare quel che vuole. Per questo motivo ci serve qualcuno di tanto folle da sfidarli. Perché un gioco meraviglioso non può essere devastato dagli acquisti. Altri titoli hanno dimostrato che è possibile guadagnare sui contenuti senza avvantaggiare gli paga, ma creando dei contenuti estetici.

Tolto questo sassolone dalle scarpe, si torna al gioco vero e proprio. Un piccolo, ma grande gioiello.

Graficamente ci troviamo in un mondo perfetto. Il realismo messo in campo dagli sviluppatori rende ogni giocata pari a quella vera e ciò si ripercuote anche sulle movenze dei personaggi, che agiscono con i tempi umani, senza scatti eccessivi. Ogni movimento risulta essere ben calibrato e capace di restituire quella fedeltà che tanto amiamo.

Vedere il campo da gioco, con tutti i suoi riflessi e le sue luci porta sicuramente tanta gioia al cuore di ogni appassionato del basket. Anche i modelli poligonali sprigionano la grande sensazione di stare a guardare qualcosa di vero.

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Parlando invece della storia che andremo a vivere con il nostro alter ego, bisogna dire che non è memorabile. Lungi i tempi in cui si cercava di creare una storia fatta di vicende umane, di fallimenti e di dialoghi costruiti in modo cinematografico. Stavolta abbiamo invece il tipico intermezzo tra una partita e un’altra, necessari per farci passare del tempo, ma manca l’animo di una storia da vivere.

Però tutto funziona perfettamente dall’inizio alla fine. Il divertimento è tanto, finché non si sfidano i nemici online.

Per il resto ci troviamo davanti a le stesse modalità di un anno fa, ma con una grande miglioria per quanto riguarda il WNBA. Tutta la parte femminile ora è più completa e funzionale, ma anche più divertente da giocare. Oltre a essere divertente, questa modalità si è rivelata anche più rilassante.

La grande novità invece è il ritorno della parte gestionale del gioco. Con il suo ritorno si ritorna a dover gestire il proprio team in modo più completo possibile. Si gestirà ogni singolo frammento del nostro campo e soprattutto del team. Gli allenamenti, la loro tipologia, i prezzi e così via. Si tratta di una modalità non adatta a tutti, ma che nel passato ha sempre regalato diverse sorprese.

Sull'autore

Rostislav Kovalskiy

Un non troppo giovane appassionato di tutto quel che ruota attorno alla cultura POP. Vivo con la passione nel sangue e come direbbe Hideo Kojima "Il 70% del mio corpo è fatto di film".