Neva – Recensione della versione PS5

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Qualche anno fa rimasi totalmente folgorato dalla bellezza di Gris. Un gioco profondo che faceva della sua bellezza visiva il punto di forza, capace di tirare fuori una storia senza l’ausilio dei dialoghi. In effetti bastava il racconto visivo per comprenderne la profondità e la drammaticità. Nel 2024 con Neva, la software house Nomada Studio è pronta per farci vivere una nuova avventura, capace di strappare qualche lacrima fin dalle sue prime battute. 

Neva

Ho trascorso tanto tempo in compagnia Alba e della piccola Neva. Ho viaggiato attraverso lande di un verde lussureggiante, piene di animali e di vita, ma anche attraverso le rovine di un mondo in totale decadenza. Ho vissuto sulla mia pelle quelle emozioni che gli sviluppatori hanno cercato di instillare nel giocatore e posso affermare con estrema certezza che si tratta di un titolo che lascerà il segno. 

Fin dalle prime battute a colpire è nuovamente lo stile pulito, equilibrato e ben studiato che ci si presenta davanti agli occhi. Un quadro variopinto talmente bello che viene la voglia di conservarlo come se fosse un quadro. Gli acquarelli danno vita agli alberi, agli animali e alla notte, che scende veloce, senza dare scampo, trasformando i colori accesi in altri tenui. 

Il viaggio di Alba, attraverso i suoi colori, i suoi nemici e la solitudine quasi totale si avvicina molto al concetto di un post apocalittico. Un mondo che viaggia in modo spedito verso la sua stessa fine, costellato di creature inconsapevoli e inermi dinanzi alle tenebre che gravitano sul loro capo. In tutto questo splendido orrore c’è solo l’amore verso Neva, l’ancora, il legame famigliare. Un legame che andrà a farsi sempre più forte man mano che si andrà avanti. Un legame che alcuni, pochi, fortunati conoscono fin troppo bene.

Se dal punto di vista dei colori, questo gioco colpisce, lo fa anche dal lato design. Strutture monolitiche si ergono maestose tra la folta vegetazione, acque limpide o isole galleggianti nell’aria. Isole pronte a esplodere, ponendo fine alla loro millenaria esistenza. Ogni oggetto, albero o nemico è curato nei minimi dettagli, omaggiando questa o quell’opera cinematografica o videoludica.

Neva

Lo stile preciso, dal tratto sottile e minimalista caratterizza le opere di Nomada e rappresenta una ventata d’aria fresca in un mondo sempre più denso di contenuti superflui. Perfino il menu rappresenta una grande scelta, con uno stile semplice. Il font piuttosto classico, di colore bianco, troneggia come un faro ed è un elemento che ho apprezzato molto. L’assenza di un HUD all’interno del gioco non solo crea più la massima immersività, permettendo di vivere al meglio le avventure di Alba, ma rende giustizia allo stile grafico.

A differenza di Gris, qui non ci sono solamente le sezioni platform da affrontare. Si combatte. Incontrando i nemici, Alba sarà costretta a sguainare la sua spada per farsi strada a colpi di fendenti. Il repertorio delle mosse è forse un po’ troppo limitato, ma in questo genere di titoli è impossibile aspettarsi qualcosa di diverso. Soprattutto perché la sua semplicità risulta essere veramente il suo punto di forza.

Neva

Si attacca con un tasto solo e con un secondo si schivano gli attacchi nemici. Eppure, queste mosse, unite con il salto, creano una quantità considerevole di combinazioni. Queste aprono diverse strade per la risoluzione degli enigmi ambientali, per l’abbattimento dei nemici e in generale per il divertimento.

Va anche detto che man mano che si va avanti, vengono sbloccate nuove caratteristiche in questo gameplay in continuo divenire.

Sull'autore

Rostislav Kovalskiy

Un non troppo giovane appassionato di tutto quel che ruota attorno alla cultura POP. Vivo con la passione nel sangue e come direbbe Hideo Kojima "Il 70% del mio corpo è fatto di film".