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Le storie nascono talvolta in modo abbastanza casuale, ma poi (se tutto va bene) crescono in modo verticale, entrando nell’immaginario delle persone. Successivamente però, alcune storie muoiono e con esse muoiono i loro nomi. Perfino noi, cosa siamo senza un nome? Leggendo il terzo numero di Nomen Omen: As the World Falls Down, ho iniziato a pensare ai dubbi amletici e filosofici, ma senza arrivare a nessuna vera conclusione. Indubbiamente questo è uno dei capitoli più importanti di questa serie ed è qui che vediamo finalmente quelli che sono i personaggi marginali della storia.
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La serie creata da Marco B Bucci e Jacopo Camagni continua ad andare avanti senza sosta e attualmente è disponibile anche negli USA grazie a Image Comics. Un risultato davvero ragguardevole, e ovviamente meritato. La sua qualità è stata infatti elogiata su tantissimi siti e io stesso ho sempre espresso pareri più che positivi al riguardo. Marco ha dato il massimo all’interno di quest’opera che un po’ è come se fosse sua figlia e ci ha infuso tutte le sue passioni riguardo la mitologia, la letteratura, la cultura pop e la magia. In realtà tutto insieme rappresenta comunque in un certo senso la magia stessa. Si tratta di un’energia particolarmente labile e invisibile che ha però quella immensa capacità di renderci più forti, determinati o al contrario, deboli.
Nei primi due volumi di Nomen Omen abbiamo visto una gran quantità di scene susseguirsi per arrivare alla consapevolezza di Becky. Consapevolezza e voglia di cambiare il destino, di riavere qualcosa di suo, di combattere a fianco dei nuovi alleati. Dopo il colpo di scena, questo numero si apre con la ragazza pronta a sferrare il suo attacco nei confronti di un Taranis preso alla sprovvista. I fili del destino sono però stati tesi molto tempo fa e non tutto va secondo i piani. La sconfitta echeggia sul mondo e il re finisce per portare sul mondo il suo mondo, Arcadia. Questo è il massimo che posso dire in quanto il resto sarebbe un grande spoiler per chi vuole godersi la storia senza intoppi.
Ciò che fa questo volume è un lavoro difficile nel concentrarsi principalmente sui personaggi non secondari, ma terziari, visto nel primo capitolo. Proprio questo risulta essere sia un grande pregio dell’albo, ma al contempo anche un difetto. I personaggi che credevamo scomparsi dalla nostra visuale tornano con una potenza incredibile a una caratterizzazione funzionale. Vediamo uno scorcio di vita del mondo reale e finalmente vediamo anche i genitori di Becky, ancora una volta. Il difetto consiste però nel dover ricordare questi personaggi. Sarà forse un problema mio, ma ho dovuto aprire nuovamente il primo albo e rileggerlo per ricordarmi tutto. Come ho detto, però, questo è sia un problema che un pregio e dipende sicuramente dal lettore che si ha davanti.
Marco B Bucci continua a dimostrare di essere un narratore perfetto, capace di scrivere qualcosa di complesso, ma senza perdersi nei classici stereotipi. I personaggi hanno il pregio di avere ognuno delle proprie motivazioni e non si scende praticamente mai nella bieca differenza tra il bianco e il nero. Al contrario, si viaggia sempre nel lato grigio, quello che spesso viene messo in secondo piano e che personalmente ho sempre adorato perché alla fine dei conti nessuna cattiveria è fine a se stessa. Anche i personaggi più piccoli hanno una loro personalità che proprio ora viene a galla e sicuramente ogni cosa avrà un vero e proprio senso nel prossimo numero.
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Ad accompagnare gli ottimi testi ci pensano le matite di Jacopo Camagni, che come al solito, fanno il loro dovere con una potenza visiva eccelsa. Il tratto punta molto sulla precisione, i lineamenti delicati dei personaggi che incontriamo e ovviamente delle azioni. Il suo lavoro presso la casa delle idee gioca un ruolo importante nelle tavole, ma ovviamente Jacopo riesce a metterci del suo, creando qualcosa di interessante e sopratutto gestendo sempre meglio le parti a colori con quelle in bianco e nero. Dapprima era una bella novità visto l’uso che ne faceva, ma ora questa differenza diventa ancora più marcata e significativa. La cosa che sorprende in effetti sono proprio le tavole in bianco e nero con l’utilizzo di alcuni colori, che regalano una certa emotività agli scenari, mentre alcune tecniche più oniriche finiscono per dare la giusta aria da sognatori.
Alla fine questo è sicuramente quel volume che rimarrà in testa dei fan per molto tempo per i motivi elencati sopra. Ogni elemento si amalgama a perfezione con i restanti, creando una miscela potente, ma ovviamente non senza qualche difetto più o meno evidente. Per fortuna parliamo solo e unicamente del