Northlanders: Il Ritorno di Sven – Recensione

Northlanders: Il Ritorno di Sven - Recensione
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Le storie sui vichinghi negli ultimi anni vanno molto di moda, questo lo sappiamo tutti. In fondo, la loro era una vita piena d’avventura, di combattimenti e di storie diventate leggende. La stessa mitologia norrena è piena di un fascino particolare e attrae i giocatori di tutto il mondo grazie a una grande differenza rispetto alla classica mitologia greca o romana (anche se alla fine dei conti ci sono molti ponti di congiunzione visto che parliamo sempre di mitologia indioeuropea). Quindi l’uscita di Northlanders era nell’aria ancor prima di vederne veramente la luce. Ora grazie a Panini Comics è uscito in Italia il libro uno. Northlanders: Il Ritorno di Sven è un albo che mi è piaciuto per moltissimi motivi, ma come è giusto che sia, non è privo di difetti.

La storia in questione è una classica storia di vendetta. Qualcosa che abbiamo recentemente visto in Northman e che mette le sue radici proprio nell’epoca vichinga. Sven torna dal suo esilio nella terra natia, ma la trova profondamente cambiata rispetto a quando era solo un bambino. Lo zio tiranneggia sul popolo senza alcuna pietà, spaventando chiunque osi anche solo avvicinarsi al suo villaggio. Però a Sven non importa niente del suo popolo o delle persone che conosceva da bambino. L’unica cosa che gli serve è l’enorme eredità lasciata da suo padre.

Sarà però uno scontro lungo tra il protagonista e quei soldati che dovrebbero essergli fedeli. Tutto ciò lo porterà a considerare meglio la vita, la religione e l’importanza del restare umani in questo mondo bestiale.

Ciò che risulta chiaro fin da subito è che Brian Wood ci ha messo dentro i propri pensieri e le sue teorie. Questa è la parte che forse mi è piaciuta di più. I concetti religiosi messi un po’ a nudo su carta in modo da mostrarci un po’ qualcosa di diverso dal classicismo al quale ci ha abituati il mondo televisivo e cinematografico. I personaggi danno sempre l’idea di una certa frescura nel loro comportamento. Intendo che non sembrano quelli già visti e rivisti, ma possiedono la giusta originalità. Il protagonista stesso è un antieroe che non desidera una redenzione e forse non l’avrà mai. Si comporta in modo parecchio discutibile secondo i nostri parametri odierni, ma che in quel periodo era la pura quotidianità e tutto alla fine acquista un suo senso. Questo nonostante la leggera somiglianza con la leggenda di Amleto.

Al contempo devo dire che alcuni passaggi risultano essere troppo veloci, mentre altri assai lenti. Questi due contrasti finiscono per stridere, facendo perdere ritmo e anche credibilità di alcune scene. Niente di trascendentale ovviamente, ma è comunque un difetto che poteva essere arginato in qualche modo.

Le matite sono firmate da Davide Gianfelice, che con Northlanders: Il Ritorno di Sven dipinge le tavole con uno stile secco e abbastanza descrittivo. I corpi umani possiedono la loro fisicità, bellezza e suntuosità. Elementi che giocando tra loro regalano uno spettacolo macabro in alcuni punti, ma spettacolare in altri. Ottimi i volti, capaci di trasmetterci tutta la fredda durezza di quel mondo desolato e freddo.

Un’ottima storia che parla al pubblico con un linguaggio semplice, ma poetico e che consiglio agli amanti dei vichinghi.

cover di Northlanders: Il Ritorno di Sven - Recensione havocpoint

Sull'autore

Rostislav Kovalskiy

Un non troppo giovane appassionato di tutto quel che ruota attorno alla cultura POP. Vivo con la passione nel sangue e come direbbe Hideo Kojima "Il 70% del mio corpo è fatto di film".