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L’oriente è pregno di mistero e ha sempre suscitato una certa curiosità sull’omo occidentale. Abbiamo letto storie, giocato ai giochi e visto film che ne parlavano in modo più o meno serio. L’oriente con la sua aura ha saputo darci anche questa nuova avventura, Olija. Un gioco action 2D capace di farci vivere un’avventura surreale e magica allo stesso tempo.
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La storia del gioco ha dalla sua la classica silenziosità che caratterizza molti prodotti simili. Una storia narrata attraverso brevissimi ed enigmatici dialoghi che in realtà ci dicono poco o niente riguardo ciò che stiamo vivendo. Si tratta di quel classico modo di narrare un po’ paraculo che però aiuta a creare un legame veramente molto forte con il gioco.
In questo caso abbiamo come protagonista un uomo di nome Faraday, che a seguito di un naufragio capita in una terra veramente particolare. Siamo nel continente di Terraphage, dominato dalla desolazione, distruzione e morte. Un luogo nefasto in cui è scomparso ogni barlume di speranza e felicità. Proprio qui, dovremo non solo sconfiggere i svariati boss e nemici, ma anche ricostruire un villaggio e ridare la vita al luogo in questione. Si tratta di una storia che gioca molto sui silenzi, sulle ambientazioni e la desolazione. Tre ingredienti che vengono mescolati bene e alla fine ci arriva un racconto appassionante, ma mai divertente.
Il gameplay di Olija ha dalla sua una certa classe e un’arma che domina completamente la scena. Si tratta dell’arpione magico che Faraday trova tra le rovine e che si lega all’uomo donandogli forza e potere. L’abilità dell’arpione è quella di potersi attaccare a un nemico in lontananza e trasportare Faraday da questi. Si tratta di un espediente sia per i combattimenti che per le fasi platform. Successivamente abbiamo delle semplici armi bianche da usare contro i nemici randomici e i boss che ci si pareranno davanti.
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La difficolta di Olija non è molto grande, ma viene elevata in modo fin troppo preponderante durante i combattimenti contro i Boss. Si sente un certo step-up in quei momenti, ma alla fine per battere questi nemici serve più l’abitudine nel ricordare le loro mosse piuttosto che leveling (visto che non è esattamente un RPG). Quindi con un po’ di pratica e pazienza si riesce a superare ogni ostacolo.
Al livello grafico siamo davanti a un tipico gioco realizzato in Pixel-Art. Molto piacevole e ricco di dettagli, l’ambiente circostante fa sognare il giocatore facendolo immergere nel mondo oscuro e pieno di insidie. Alcuni dettagli ambientali meritano uno sguardo in più vista la loro realizzazione certosina. Altri invece non convincono abbastanza e alla fine si passa oltre.