Outriders – Recensione

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Con l’arrivo della primavera sono arrivate anche le nuove restrizioni, che ci hanno costretto nuovamente a non poter uscire dalla propria dimora. Quindi avere un videogioco capace di intrattenerci per ore è importante e per fortuna che Square Enix ha pubblicato Outriders. Il gioco sviluppato dai ragazzi di People Can Fly che hanno deciso di fare un bel more of the same narrativo su basi fantascientifiche per regalarci del sano divertimento da provare con gli amici grazie alla modalità cooperativa. Non è un titolo privo di difetti ovviamente e se siete amanti della novità e della freschezza, questo gioco non fa per voi. In quel caso, però, probabilmente nessun gioco fa per voi realmente.

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La storia vede uno scenario che abbiamo imparato a vedere già tantissime volte. Il pianeta terra è andato distrutto dalle attività umane e i pochi superstiti sono andati a cercare un nuovo luogo dove abitare. Il lunghissimo viaggio ha infine portato una delle navi sul pianeta Enoch. La nave S.M. Flores contiene pochi superstiti di un pianeta andato a morire 15 anni dopo la partenza dalla terra. Bisogna quindi ricostruire il nuovo terreno creando una società da 0.

Recensione di Outriders

Tutto sarebbe perfetto, ma ovviamente c’è un problema. Sul pianeta Enoch è presente un’anomalia che mina la sopravvivenza di tutti. L’anomalia finisce per trasformare le forme di vita creando degli esseri violenti e desiderosi di attaccare chiunque. Il nostro compito è quindi ben descritto da questa sinossi. Dovremo trovare e distruggere il cuore dell’anomalia.

La narrazione non brilla per originalità, ma ha alcuni sprazzi parecchio interessanti. I personaggi sono abbastanza interessanti, ma ovviamente sono degli archetipi classici che abbiamo già visto un po’ ovunque. Insomma, la verità è che si tratta di un titolo che può piacere al giocatore non pretenzioso, che desidera godersi di una storia divertente e appassionante al punto giusto.

Parliamo innanzitutto della struttura esplorativa del titolo per capire di cosa si tratta. Dico subito che potete scordarvi una struttura open world che qualcuno desiderava. Non è il caso di Outriders. Qui ci troviamo piuttosto davanti alla cosiddetta Open Map. Una struttura molto simile a quella di Diablo o Borderlands, fatta di piattaforme collegate con un tunnel. La piattaforma è ovviamente la mappa di gioco esplorabile piuttosto vasta, collegata ad altre mappe attraverso il viaggio rapido.

Questa scelta personalmente la apprezzo perché il titolo risulta essere meno dispersivo e ovviamente perché con anni di Borderlands, mi viene naturale apprezzare questo tipo di mappe. Purtroppo bisogna dire che su PS5 i caricamenti sono comunque frequenti e velocissimi quanto ci si aspetterebbe. Questo è un punto di demerito non da poco, viste le premesse iniziali di una console che doveva mostrarci una velocità fulminea. I caricamenti sono tanti e frequenti, anche se alcuni sono veramente molto brevi, mentre altri no.

action TPS rpg Outriders

Parlando invece del gameplay vero e proprio, i ragazzi di People Can Fly hanno fatto tesoro delle loro esperienze passate e hanno pensato di creare un gioco divertente e con un leggera componente ruolistica. Inizialmente ci verrà chiesto di scegliere una delle quattro classi disponibili e credetemi, bisogna farlo con una visione futura del vostro gioco. Se siete dei tipi da scontro ravvicinato, scegliete la vostra classe e dovrete combattere in quel modo. La scelta iniziale influirà quindi su tutto il gameplay futuro e sulla possibilità di uscire illesi dagli scontri. Questo grazie al sistema di rigenerazione dell’energia che non si basa più sui medikit, ma proprio sulle nostre singole abilità.

Outriders grazie al suo gameplay classico rappresenta il giusto modo di vivere un’avventura in terza persona. Le componenti ruolistiche rappresentano un grande punto sul quale spingere, visto che le nostre abilità giocano un ruolo importante nelle fasi offensive. Dovremo abituarci a combattere utilizzando da una parte le armi normali e dall’altra parte invece proprio le abilità che ci vengono presentate davanti. Si  tratta di un compromesso da accettare senza troppe parole e alla fine il gameplay duro e puro si rivela essere divertente. Frenetico come molti TPS e a tratti tattico e ruolistico. Queste caratteristiche lo rendono veramente piacevole da giocare da soli, ma con un team di amici tutto diventa ancora più entusiasmante.

Le coperture funzionano sempre come un punto di riparo dai nemici, ma il loro abuso comporta un accerchiamento e una probabile sconfitta. Parlando invece del gunplay, il gioco si comporta sempre bene ed è un vero e proprio piacere aprire il fuoco contro le orde di nemici. La mira potrebbe forse essere migliore, ma non in un titolo in cui la frenesia gioca un ruolo importante come questo. 

Havocpoint Outriders

Essendo un looter shooter, la vostra avventura si baserà come ormai sapete sul costruire una build adatta e di migliorarla man mano che si va avanti. Questa caratteristica è in verità parecchio piacevole. Avere delle armature di un livello alto sarà di fondamentale importanza per andare avanti con la storia in modo tranquillo e senza sputare il sangue per la frustrazione ed è chiaro che bisogna sempre pensare alla costruzione del nostro personaggio dal punto di vista delle armi e dell’armatura.

Da questo punto di vista, molte componenti trovano origine in un Destiny, dal quale Outriders prende a piene mani.

Per quanto riguarda la componente grafica, il compitino è stato fatto a dovere, ma non si tratta di un compito che potrebbe essere premiato. Il dettaglio delle ambientazioni è interessante, anche se talvolta troppo spoglio per i miei gusti. Va però detto che alcuni scorci lasciano davvero senza parole il giocatore. Invece i personaggi appaiono piuttosto piatti e poco dettagliati. Il problema si sente maggiormente poi durante le cutscene, dove le espressioni facciali ricordano alcune produzione a basso costo.

La struttura grafica di Outriders alla fine accontenta però il giocatore grazie ai 60 frame al secondo stabili su PS5 e una risoluzione dinamica abbastanza reattiva. Il pad invece poteva essere sfruttato in modo più massiccio e decisivo visto il suo feedback aptico che risulta essere abbastanza impercettibile e i grilletti che si comportano come quelli comunissimi e di una Ps4.

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Redazione